I CANTI DELLA GUARDIA DI FERRO 
Titolo completo: I canti della Guardia di Ferro
Autore: AA.VV.
Anno: 2017
Pagine: 78
Il libro: All’apparire del fenomeno legionario, il panorama sociale della Romania si caratterizza per la presenza massiccia di un contadinato autoctono estremamente povero, sul quale si è venuto a sovrapporre, in tempi recenti, uno strato straniero; il ceto medio locale, molto esiguo, vive a contatto immediato col mondo agricolo. In tale situazione, la realtà nazionale coincide con quella popolare, specialmente contadina, mentre la borghesia cittadina si identifica in buona parte con l’elemento forestiero. Molti canti popolari, divennero la base delle musiche della Guardia di Ferro Legionaria.
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LE SACRE RADICI DEL POTERE 
Scelta di saggi politici 1929-1974 a cura di Renato Del Ponte.
Autore: Julius Evola
Anno: 2010
Pagine: 284
Il libro: A ventitré anni dalla prima edizione di questo volume che, insieme con l’indimenticabile amico ingegnere Rinaldo Orengo (1895-1991), mettemmo a punto nel 1986, vede oggi la luce questa nuova edizione per la casa editrice Arya di Genova.
Essa appare con l’aggiunta di alcuni nuovi scritti sul tema tratti dalla rivista evoliana “La Torre” (1930) e da collaborazioni ai periodici “La Nobiltà della Stirpe” (1933), “Rivolta Ideale” (1953) e al quotidiano “La Stampa” (1943).
Come si potrà desumere dalle date di prima composizione, gli argomenti oggetto della presente antologia rappresentano un po’ una “costante” del pensiero evoliano. Infatti dal saggio Sul significato dell’aristocrazia del febbraio 1929 o da quello dedicato alla Consacrazione dei Re e lo Spirito Santo del 15 aprile 1930, sino a quello sul Significato e funzione della Monarchia, uscito nel 1969 in appendice ad un libro di Karl Loewenstein, pur nel comprensibile mutare dello stile e nella crescita delle capacità di analisi, l’accento è in ogni caso posto sul lato trascendente dell’ideale monarchico e aristocratico.
In questa vera e propria metafisica della Monarchia non ha spazio alcuno il riferimento – per quanto sincero, patetico o anacronistico che possa essere – al cosiddetto legittimismo, alla discussione sterile, che ancora in un recente passato poté contrapporre “fedeli” o sostenitori dell’una o dell’altra Casa regnante, di recenti o antichi Sovrani che si sono alternati nei territori di questa infelice nazione che si chiama Italia, ma l’idea, pura e olimpica, quasi “l’idea platonica” della sovranità: quella che una superiore forza divina è in grado di conferire a certe particolari personalità.
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EXEMPLA 
***NOVITÁ EDITORIALE***
Titolo completo: Exempla. L’ideale eroico nell’epica greca e romana.
Autore: Mario Polia
Anno: 2019
Pagine: 240
Il libro: Queste pagine si propongono di guidare il lettore alla riscoperta dell’eredità spirituale europea: far conoscere e amare le radici culturali, il profumo e la bellezza dell’anima dell’Europa per riconoscere in essa, e attraverso essa, la nostra identità e intravedere gli orizzonti di un nostro auspicabile futuro che germogli dalle nostre radici. Dedicata alla Grecia e a Roma, questa antologia di testimonianze tratte dalle fonti antiche, tra le quali primeggiano Omero e Virgilio, è stata ordinata attorno ai valori ideali cantati dai vati e incarnati dagli eroi. Come la fiamma evoca dalla materia combustibile la potenza ignea in essa racchiusa, gli exempla contenuti in queste pagine possiedono il potere di suscitare il ricordo della nostra appartenenza culturale e spirituale, un ricordo capace di far fluire nella mente e nell’anima il vasto e profondo anelito a una vita votata alla bellezza, all’altezza, alla luce.
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LA GUERRA OCCULTA 
Titolo Completo: La guerra occulta. Armi e fasi dell’attacco ebraico-massonico alla tradizione europea
Autore: Malynski Emmanuel
Anno: 2008
Pagine: 264
Il Libro: L’’incipit’ de La guerra occulta suona così: “La chiave dell’intera storia del XIX secolo è l’evoluzione del movimento rivoluzionario dal 1789 al bolscevismo russo.” Prima che nel motivo della ‘congiura ebraico-massonica’, la validità di quest’opera sta nell’aver saputo individuare lucidamente l’arco di crisi che congiunge il 1789 (rivoluzione francese) con il 1917 (rivoluzione bolscevica), ovvero l’eruzione della ‘guerra civile mondiale’.
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I GUERRIERI DI DIO 
Titolo completo: I guerrieri di Dio. Hezbollah: dalle origini al conflitto in Siria.
Autore: Stefano Fabei, Fabio Polese
Anno: 2017
Pagine: 394
Il libro: «Per Hezbollah, creatura prediletta dell’Imam Khomeini, ogni luogo è Kerbala, ogni giorno è Ashura!» A più di trent’anni dalla fondazione il Partito di Dio costituisce un organismo politico-militare sul quale molto è stato detto e scritto, spesso a sproposito, definendolo di volta in volta movimento integralista, gruppo terroristico sciita, creatura dell’Iran rivoluzionario al servizio della Siria. Dotato di una struttura tentacolare che ne ha fatto un’organizzazione attiva in campo sociale, culturale, assistenziale e militare, fin dalle origini oppositore determinato dell’imperialismo e già protagonista della liberazione del Libano da Israele, Hezbollah è conosciuto come la Resistenza islamica.
Per comprenderne la complessa storia, questo saggio parte dal contesto libanese e mediorientale in cui il Partito di Dio è nato e cresciuto accompagnando il lettore nella conoscenza degli uomini, delle idee, delle azioni politiche e delle campagne militari di un soggetto che ha fatto del pragmatismo e della segretezza uno dei punti di forza.
Stefano Fabei, classe 1960, è autore di molti saggi tra cui: Il fascio, la svastica e la mezzaluna (2002), I neri e i rossi (2011), Il generale delle Camicie Nere (2013), «Tagliamento» la legione delle Camicie Nere in Russia (1941-1943), Storia del Marocco moderno (2014), La Grande Guerra e la rivoluzione proletaria (2015).
Fabio Polese, classe 1984, è giornalista e fotoreporter. Ha realizzato reportage in diverse zone calde del mondo. Ha pubblicato: Le voci del silenzio. Storie di italiani detenuti all’estero (2012) e Strade di Belfast. Tra muri che parlano e sogni di libertà (2015).
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LA DISINTEGRAZIONE DEL SISTEMA 
Titolo completo: La disintegrazione del sistema.
Autore: Franco G. Freda
Anno: 2000
Pagine: 192
Libro: Questa edizione de La disintegrazione del sistema (il folgorante pamphlet politico che Franco G. Freda scrisse nel 1969, in cui si prospettava la possibilità di un fronte comune ‘rosso’ e ‘nero’ per l’annichilimento del sistema borghese) è integrata da una raccolta di testi composti dall’autore tra il 1963 e il 1990. E sono proprio tali scritture ‘d’occasione’ – note di lettura, presentazioni editoriali, lettere di precisazione (tra cui anche una sprezzante risposta al filosofo Gianni Vattimo) – a rappresentare tra i migliori esercizi di stile di Freda. Le “idee senza parole” trovano la loro metamorfosi in vita, in voce, il loro suono, ed è questo: “Noi dobbiamo collocarci sulla linea che segna il confine tra cielo e terra, in cui cielo e terra si confondono: in cui l’illuminante e l’illuminato danno vita al luminoso.”
Forse un libro “imperdonabile”, per come intendeva Cristina Campo l’aggettivo e come lo definisce Anna K. Valerio, che gli dedica queste parole: “Di solito, la vita è vita e il libro libro: moti divergenti, che non sanno integrarsi – e il libro non è altro che un’occasione per evadere dalla vita, per dimenticarla, per eluderla, per illudersi. Qui no: ecco perché laDisintegrazione è un libro “imperdonabile”. Già basterebbe lo stile, fredianamente perfetto, rigoroso, vigoroso, spiccato, ‘dorico’, senza nulla di troppo (come prescritto dal frontone di Delfi, vera patria dell’autore). Ma “imperdonabile” è soprattutto l’intenzione, dura, intransigente, di volgere in prassi la teoria, o, per dirla più mondanamente, di razzolare così come si è predicato. Se non è un’istigazione alla vita, a trasformare per il tramite della persuasione la vita, la parola scritta è viltà, vanità. “La più vera ragione è di chi tace”– così ragionava Montale, che di scritture si intendeva, con un proprio demone inespresso. E, soprattutto, notava: “ciò non vede la gente nell’affollato corso”, che è un altro modo per ribadire l’eterno pessimismo dell’anima disincantata (sostituisco in questo modo l’aggettivo ‘differenziata’, ormai contaminato dall’abuso), altrimenti e così magnificamente espresso in questa conclusione tremenda, una vera e propria strage di luoghi comuni: “ed io me ne andrò zitto/ tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto”. Non me ne vogliano positivisti e politologi, ma quando penso allaDisintegrazione mi vengono in mente i poeti, i più antiborghesi di tutte le biblioteche, antiche e nuove (se me ne intendessi, potrei pensare forse ai musicisti, come l’autore del disegno di copertina, “Omaggio a Skrjabin”). Perché questo testo è temerario fino al lirismo e inafferrabile come il più remoto bisbiglio di segreti iniziatici, che solo un orecchio d’eccezione sa (e può e deve) udire. Non ci sono slogan, né millanterie, né facile pathos accattivante, né compromessi, né scaltrezze estetizzanti, né ruffianeria, né semplificazioni indebite di cose ardue e quasi ineffabili. Chi è come l’autore – magnanimo come l’autore, antiindividualista come l’autore, coraggioso come l’autore, deciso come l’autore, lucido come l’autore (aggiungerei bello, quale sintesi estrema di tutto ciò, ma è un rischio, me ne rendo conto) – penetrerà senza difficoltà i luoghi ardui del testo, lo seguirà in quelli impervi, facilement, facilement. Chi cerca invece lo stupefacente di glosse erudite è meglio che dirotti la propria curiosità su altri volumi, più alla mano, più umani (dove umano non è l’aggettivo-cardine di Menandro, ma non farcela, non sentirsela, intimorirsi, essere impacciati ed esitanti). La Disintegrazione è aumana e dà le vertigini a chi è abituato a non spiccare voli né salti, a chi è integrato nel proprio tempo e con esso “rapitur”. Perché impuntarsi a volerla leggere a tutti i costi, e costringersi a dover mentire, dopo, dato che non la si può sopportare? Ce ne sono tante di esercitazioni letterarie rassicuranti, non so, Il sangue dei vinti, per esempio, o qualche bignamino sui diciotto punti di Verona, o i diari infelici dei reduci, o i saggi di innumerevoli marxisti zelanti e le diatribe dei disadattati per finta… La Disintegrazione non è ipotesi, ma progetto. Non è memoria, ma rievocazione. Non è analisi, ma sintesi. Ed è preludio, non conclusione. Preludio di che? – chiederete, con una smorfia malignetta e insinuante (che vorrebbe sottintendere: “preludio delle stragi, delle macellerie criminali?”). No: preludio del “grande stile” in politica (cioè nell’architettura della vita) “qualunque cosa significhi” – come dice il colonnello hemingwayano di Di là dal fiume e tra gli alberi parlando con il proprio amore dell’Amore, altra faccenda impervia e deliziosamente audace. Mi fermerei qui, perché mi pare sia meglio non esagerare con le parole d’inchiostro e concentrarsi invece sul “verbum caro factum”, sulla parola fatta carne. E’ più onesto così e c’è più da fidarsi.”
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