Finalmente in Italia, il film “Der Untergang” (La Caduta), che ha suscitato non poche polemiche da parte di quella folta schiera di moralisti e benpensanti, aizzati dai ben noti “intellettuali” di cui l’Italia può vantare diversi esponenti.
Probabilmente costoro si aspettavano di vedere un Hitler con denti aguzzi e sporchi di sangue mordere al collo qualche ignaro tedesco, ed invece il film narra con precisione storica gli ultimi 12 giorni del Fuhrer, costretto nel bunker della cancelleria dall’avanzata sovietica, senza ovviamente fare apologia e cadere in facili pregiudizi storici ed ideologici, tipici di un certo tipo di cinema.
Non si può dire che il film abbia come protagonista il solo Hitler, poiché più che soffermarsi esclusivamente sulla sua vicenda umana, il film ricrea l’atmosfera del bunker in tutti i suoi aspetti toccando i protagonisti di quei giorni, da Eva Braun a Joseph e Magda Gobbels fino all’adorato cane di Hitler, Blondie.
Non passano inosservati, agli spettatori, i molteplici episodi di vero eroismo dei difensori di Berlino, in primis i ragazzi della Hitlerjugend con i loro Panzerfaust e gli straordinari combattenti della Charlemagne che si rifiutano di arrendersi al nemico, coscienti che non sono lì a difendere delle rovine ma una idea dell’Europa.
Non per ultimo, risalta alle nostre coscienze di italiani, il comportamento dei civili che non si gettano tra le braccia dei liberatori, con un disperato e composto distacco quasi come se fosse un’ ultima arma da utilizzare, con dignità si tengono distanti dalle orde barbare dell’armata rossa, i cui crimini vengono sottaciuti da 60 anni.
Il film ha il merito di riuscire a trattare un tema così caldo, nella maniera più imparziale che il cinema al momento può offrire, anche se è ovviamente suscettibile di critiche da parte di chi la storia di quei giorni la conosce, come ad esempio la milizia popolare (Werhwolf), che viene presentata come una feroce arma del regime con il solo scopo di uccidere i disertori, tralasciando cosi il suo carattere più vero ed eroico.
Tutto sommato il film regala 2 ore e mezza di piacevole visione, interrotta solo dagli interventi dell’allora segretaria personale di Hitler, Traudi Junge, che scongiura ogni possibile lettura apologista del film, sottolineando la “disumanità” del Fuhrer nascosta sotto quella maschera(?) di persona gentile, premurosa e da alcuni momenti nei quali il regista calca troppo la mano sulla “schizofrenia” di Hitler.
Di più non ci si poteva aspettare. Solo questo fa uscire gli spettatori dai cinema in rigoroso silenzio, cosa gli passerà per la testa……….domani terminerà la menzogna?