Nell’occidente democratico e liberale, parlarne è tabù. Negarlo è reato.
Nell’Iran del tirannico Ahmadinejad si organizza un convegno a tema con ospiti da tutto il mondo. Controsensi moderni che devono far riflettere.
TEHERAN – Di fronte alle proteste arrivate da vari Paesi occidentali, compresa l’Italia, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha difeso oggi la decisione di tenere a Teheran una conferenza internazionale sull’Olocausto con la presenza di storici revisionisti e negazionisti alla quale parteciperà almeno un italiano. Ormai, ha detto, è venuta meno una proibizione "durata 60 anni" di discutere di questo tema. Gli Stati Uniti hanno definito "vergognosa" l’iniziativa di Teheran, in programma l’11 e il 12 dicembre, e il ministero degli Esteri tedesco ha convocato l’incaricato d’affari iraniano a Berlino per avere spiegazioni. Gli ambasciatori dei Paesi europei a Teheran, ha reso noto una fonte diplomatica, hanno declinato l’invito del governo ad essere presenti ai lavori. Da parte sua, la Farnesina in una nota ha affermato che va respinto con sdegno ogni tentativo di negare o minimizzare la portata di tale immane tragedia storica e umana. Ahmadinejad, che lo scorso anno aveva suscitato simili proteste quando aveva auspicato la cancellazione di Israele dalle carte geografiche, ha però confermato la posizione del suo governo. "In Occidente – ha affermato il presidente iraniano citato dall’agenzia Fars – hanno considerato per 60 anni un crimine parlare di Olocausto. Ma ora nei circoli politici, giornalistici e tra la gente, le discussioni su questo tema vanno avanti seriamente". Per quanto riguarda Israele, Ahmadinejad ha affermato che "anche alcuni politici occidentali hanno detto che dall’inizio la fondazione del regime sionista è stato un errore". Ahmadinejad ha aggiunto che, sempre nel mondo occidentale, alcuni partiti "per avere più voti rinunciano a tutti i loro principi e in alcuni Paesi sostengono il regime sionista per ottenere soldi da questo stesso regime". Il vice ministro degli Esteri per la ricerca, Manuchehr Mohammadi, ha annunciato che alla conferenza, intitolata ‘Discutere l’Olocausto, prospettiva internazionalé, parteciperanno "67 ricercatori provenienti da 30 Paesi", tra i quali, oltre all’Italia, la Germania, l’Austria, la Francia, gli Stati Uniti e il Canada. Tra i partecipanti, ha sottolineato il vice ministro, saranno presenti anche sostenitori della realtà dell’Olocausto, così come coloro che lo negano. I nomi dei partecipanti non verranno però resi noti fino all’apertura dei lavori perché, ha spiegato Mohammadi, si teme che i rispettivi governi non permettano loro di recarsi in Iran. Kazem Jalali, relatore della commissione Esteri del Parlamento di Teheran, ha detto oggi all’Ansa che l’Iran non vuole affermare che l’Olocausto "sia o non sia avvenuto", ma intende schierarsi contro "i Sionisti (Israele), che vogliono solo sfruttare questo fenomeno per le loro politiche egemoniche". "Noi non siamo antisemiti – ha sottolineato ancora Jalali – ma separiamo gli Ebrei, che rispettiamo, dai Sionisti. (…) Essi cercano di sfruttare alcune realtà e leggende storiche per giustificare le loro politiche". Secondo il relatore della commissione Esteri, sono "i mezzi d’informazione che fanno parte della lobby sionista a cercare di dipingere la Repubblica islamica come antisemita", ciò che a suo parere rientra in una campagna per fermare il programma nucleare iraniano.