In pieno contrasto con le posizioni dei “nostri” rappresentanti, D’Alema e Prodi, che si erano mostrati indispettiti dalla missiva dei 6 ambasciatori di altrettanti paesi ONU impegnati in Afghanistan, recapitata affinché l’Italia non si sganciasse dall’impegno bellico, oggi arriva la risposta americana. Condoleeza Rice ha infatti segnalato il gesto non come una palese ingerenza nella sovranità nazionale italiana, bensì come una “lodevole iniziativa”, riconfermando lo status di mera pedina che il nostro paese occupa nello scacchiere internazionale…
Lo schiaffo è arrivato a segno. Da Washington. Diretto a Romano Prodi e Massimo D’Alema irritati per la lettera dei sei ambasciatori inviata nei giorni scorsi, con in testa quello americano, con la quale si chiedeva agli italiani di mantenere le loro truppe in Afghanistan. Chi si aspettava una presa di distanza dal Dipartimento di Stato è rimasto deluso: "Lodevole iniziativa". Insomma, erano stati proprio gli americani a sollecitare i 6 ambasciatori. Ed è chiaro il perchè: il fronte iracheno è troppo importante e gli Stati Uniti hanno bisogno che a combattere i talebani siano i militari della Nato. Non c’è dubbio che al vertice di questa sera indetto dal presidente del Consiglio Romano Prodi sulla politica estera dell’Unione, il minimo che si dovrebbe fare è rispondere pan per focaccia. Resterà il dissenso per questa "irrituale" iniziativa ma niente di più. Non penso che Prodi voglia, a questo punto, fare un passo indietro rispetto agli impegni presi con gli Stati Uniti e con gli altri Paesi impegnati nel conflitto afgano. Sull’ampliamento della base americana a Vicenza il governo italiano ha già detto che la questione è chiusa mentre sulla partita afgana potrebbero esserci margini di trattativa con coloro che pensano al ritiro delle truppe da Kabul. Certo, essere considerati un piccolo tassello della strategia americana e non alleati è una questione politica che non può essere archiviata così facilmente. In Afghanistan la primavera è arrivata in anticipo. I talebani non hanno aspettato che si sciogliesse la neve. Saranno settimane e mesi di guerra.
peacereporter.net