Riproponiamo di seguito un articolo apparso nel 1997 sulla Musica Alternativa sulla rivista Raido. Discorsi sempre attuali, che riguardano il nostro mondo e le sue espressioni. Buona lettura.
Negli ultimi anni, la produzione ed i concerti di musica alternativa si sono moltiplicati a dismisura, gli appuntamenti e le feste sul territorio nazionale hanno ormai frequenza settimanale. Lo sviluppo repentino di questo fenomeno impone a nostro avviso una riflessione. Essa dev’esser tesa a comprendere ed analizzare le potenzialità ed i pericoli che sottende l’attività artistico-¬musicale, alla luce dei segnali positivi e negativi che attualmente giungono, è proprio il caso di dirlo, alle nostre orecchie. E’ impossibile negare, infatti, che anche attraverso la musica e l’espressione artistica, si può comunicare un’idea o una visione del mondo. Quest’ultima se non è intesa correttamente e viene distorta avrà, al contrario, l’effetto di confondere le idee anziché chiarirle. Per questo – non ci si stancherà mai di sottolinearlo – è imprescindibile prima di ogni altra cosa, un serio lavoro di formazione interiore per esaltare al meglio le vocazioni individuali, così che si possano determinare, successivamente, delle azioni e delle opere in ordine con il messaggio tradizionale. Dai lontani anni settanta, quando cantautori o gruppi dell’area nazional-rivoluzionaria muovevano i primi passi, tra concerti semi-clandestini e nastri mal registrati a diffusione quasi personale, vi è stata una rivoluzione. Essa è iniziata quando i pionieri della musica alternativa come, gli ZPM, la Compagnia dell’anello, gli Amici del Vento e tanti altri gruppi e cantautori – impossibile citarli tutti – hanno iniziato a qualificare le proprie esecuzioni con la ricerca, il sacrificio, la volontà e, perché no, tirando fuori soldi dalle proprie tasche. E’ successivamente continuata, con l’ausilio di sistemi tecnologici, che hanno consentito più facilmente di realizzare un album o un cd anche artigianalmente. Oggi, questa rivoluzione, deve compiersi con quel salto di qualità necessario, che possa mettere con le spalle al muro quei critici, che possono anche contestarne i contenuti e le idee, ma non il modo, la serietà ed il lavoro di chi la esegue. La vera musica alternativa è venuta allo scoperto e lo si voglia o no, ha scosso sensibilmente e fatto rifiorire un intero ambiente umano, soprattutto a livello giovanile. A- quanti pensano, invece, che questo sia un fenomeno sviluppatosi solo in ritardo, scimmiottando la sinistra, si ricorda che dagli anni sessanta alla metà degli anni ottanta, a sinistra solo alcuni pensavano alle chitarre, in quanto a cantare erano le pistole. In quei tempi la priorità era difendere la propria incolumità fisica. Altro che canzonette! Basterebbe ricordare che durante gli "anni di piombo" e fino a qualche anno fa, l’unico materiale ascoltabile erano una decina di cassette, canti nostalgici a parte, che indicavano il pessimo stato d’umore dell’intero versante artistico dell’area di destra. Dal momento in cui le volontà, è bene precisarlo, e le condizioni generali hanno determinato una maggiore agibilità – siamo intorno alla metà degli anni ottanta – il movimento musicale alternativo italiano ha assunto una organizzazione mai conosciuta. Esso attualmente è costituito da decine di gruppi e numerosi cantautori, da etichette e produzioni, da locali di ritrovo e da centri di diffusione di materiale artistico e discografico. Insomma, muove persone, come militanti, musicisti e simpatizzanti. Tutto ciò accade. non solo in ambito nazionale, ma anche in Europa ed addirittura in alcuni paesi extra¬europea.. Dopo una fase di sperimentazione, in cui le registrazioni venivano effettuate con il mitico "quattro piste" e con canzoni che riflettevano direttamente le emozioni colte in mezzo alla strada, salvo casi eccezionali, si è giunti ad una produzione dalle ragguardevoli dimensioni.
Da quest’anno, paradossalmente, il problema è diventato un altro. E’ il fantasma della produzione quantitativa che ha preso il sopravvento su quella di qualità. Ciò, lascia sorgere qualche dubbio circa la reale adesione di chi compone musiche e testi, a dei valori di carattere assoluto che sono invece la base per qualsivoglia attività seriamente intesa. "Rupe Tarpea Produzioni" e "Tuono Records", ultimamente sembrano orientate a correggere il tiro proponendo lavori qualitativamente più elevati. Vi è da ricordare come, al proposito, il primo lavoro degli Hiperborea ovvero "L’isola della memoria", ha rappresentato lo spartiacque tra una produzione un poco anonima ad una con una forte caratterizzazione sotto il profilo della qualità, nella esecuzione e negli arrangiamenti dei brani, nella grafica e nella registrazione. Sempre su questo ottimo viatico, per ciò che riguarda la RTP, si inseriscono lavori come l’ultimo album di Massimo Morsello e la musicassetta "Terre di mezzo", dove finalmente la musica assume la funzione di ricollegamento al mondo tradizionale, con gli strumenti, i testi e le musiche proprie della civiltà europea. Per finire, ma non per questo meno importanti, segnaliamo la musicassetta "a lungo attesa" di Gabriele Marconi ed i lavori dei 270 bis, che si distinguono per una particolare goliardia nei testi e nelle musiche, per ciò che riguarda l’etichetta "Eversione Musicale". Si fa quindi necessaria, a questo punto, una scelta categorica tra musica di qualità e musica di quantità prescindendo, solo per motivi di spazio, dal discorso se il rock appartiene o meno alla nostra cultura, mettendo in evidenza altresì, che a noi dovrebbe appartenere la musica aristocratica, in altre parole quella scritta bene, suonata meglio e ascoltata ottimamente da uomini migliori. E’ opportuno da parte nostra, invece, sollevare dei distinguo circa la produzione di alcuni gruppi (il cui nome è tutto un programma) i cui riferimenti più che la musica, le armonie e le idee a posto, sembrano essere il parossismo ritmico sgangherato e rumoroso, tra l’altro tipicamente negroide, con dei testi ripetitivi, vuoti e a dir poco infantili. La musica alternativa, come ogni altro fenomeno dì questo mondo, è subordinata alla legge ciclica di morte e rinascita e, di converso, se la semina risulterà essere di qualità, la raccolta non potrà che essere positiva. Si faccia però attenzione, perché a seconda di come si agirà essa potrà crescere verso l’alto superando gli attuali limiti o verso il basso, conformandosi ai deliri degli pseudoartisti moderni. Tra l’altro, seppur coscienti che la diversità, tra persone o vari modi di espressione, sia un valore essenziale della Tradizione, di contro all’eguaglianza ed alla massificazione, vi è da rilevare che secondo questo insegnamento è la propria natura a determinare una vocazione. Risulta quindi evidente, l’impossibilità di ritenere qualsivoglia strimpellatore di chitarra, un artista, seppur animato da buone intenzioni (di queste sembra che ne sia lastricata la via dell’inferno). Così come per tutti gli ambiti delle attività umane, vi sono predisposizioni interiori, che nella storia sono state chiamate vocazioni, adesione alla propria natura o istinto di casta, allo stesso modo non tutti coloro che suonano sono musicisti, perché artisti, innanzitutto della propria vita, ci si nasce e non ci si diventa. Con gli anni novanta si è assistito ad una rinascita e ad una nuova voglia di esprimere artisticamente e culturalmente una visione del mondo per sua natura totalizzante, che purtroppo era stata relegata, per incapacità ed insensibilità umana, negli angusti limiti della politica intesa in senso moderno,cioè nel modo peggiore.
Questa ricchezza non può andare perduta, solo per la povertà spirituale di qualche rocchettaro che si crede ciò che non è. Nella certezza che la musica alternativa, chi ne fruisce e chi ne produce, possa con il tempo qualificarsi reciprocamente per similitudine, rimanendo sorda ai richiami delle sirene commerciali (non si può mai sapere), i nostri migliori auspici sono rivolti ad un futuro orizzonte fatto dì buona musica per ottimi uomini. Uomini di milizia con, come direbbe Nietzsche, "nuove orecchie per nuova musica e nuovi occhi per il più lontano". A margine di questo scritto, nell’intenzione di ospitare su queste pagine eventuali contributi sul tema, rispondiamo a modo nostro ad una domanda che ci auguriamo susciti qualche riflessione: "ma l’heavy ed il death metal, il punk, l’industrial-folk-apocalittico, il rumorismo, appartengono forse alla nostra visione del mondo?". Per come intendiamo noi la vita, la musica e la Tradizione, crediamo proprio di no!
"Se non potete cantare, siate certi che c’è una malattia che vi rode nel profondo
del vostro essere spirituale, o che il tempo ha macchiato di peccato la purezza della vostra anima, e se non potrete purgarvene traetevi in disparte e lasciate il posto
a quelli che potranno cantare."
C. Z. CODREANU
RAIDO
CONTRIBUTI PER IL FRONTE DELLA TRADIZIONE
Anno II numero 8 – ROMA – Solstizio d’Estate 1997