…E a dirlo non sono rappresentanti della Comunità Ebraica ma anche autorevoli rappresentanti del mondo cattolico britannico. Secondo questi il ripristino della Messa in latino, secondo il rito Tridentino, comporterebbe la reintroduzione di una serie di elementi liturgici a loro dire “antisemiti” (come se il rito possa essere opinabile e modificato secondo proprie esigenze!). E’ chiaro che tale opposizione sia l’ovvia conseguenza “politico-diplomatica” di un forzato avvicinamento alla componente religiosa ebraica ed anglicana, che in GB e non solo sembra aver preso ormai il sopravvento su di ogni valenza dottrinaria e teologica…
LONDRA – Perplessità e accuse di antisemitismo contro il ripristino della Messa in latino da parte dei cattolici del Regno Unito. La decisione di Benedetto XVI di autorizzare la celebrazione della Messa secondo il vecchio rito Tridentino nella lingua degli antichi romani, trova il disaccordo dei britannici che appartengono alla Chiesa romana, una comunità impegnata da anni in un cammino di riconciliazione e comprensione reciproca con gli anglicani e la comunità ebraica.
Al centro dei dubbi l’espressione usata dalla liturgia preconciliare nei confronti del popolo ebraico, bollato nelle celebrazioni del Venerdì Santo come “i perfidi giudei”. E’ dal 1969, anno in cui divenne effettiva la disposizione del Concilio Vaticano II sulla celebrazione della messa nelle lingue nazionali e sulla revisione di parte della liturgia, che un’espressione del genere non rimbomba più tra le navate di una chiesa cattolica britannica. La questione ha spinto il cardinal Cormac Murphy-O’Connor, primate della chiesa di Inghilterra e Galles, ad inviare già la settimana scorsa una lettera in Vaticano per sottolineare come il cambiamento sia da considerarsi inutile.
Una presa di posizione che rispecchia l’andamento di un dibattito interno alla comunità cattolica britannica che dura da mesi, da quando cioè venne fatta trapelare per la prima volta l’intenzione papale di dare nuova legittimazione al rito tridentino. Tra i passaggi più discussi, oltre all’espressione “perfidi giudei”, quello in cui si afferma che gli ebrei vivono “nelle tenebre” e nella “cecità”. Come anche la preghiera “affinché Nostro Signore sollevi il velo che copre i loro cuori ed essi riconoscano il Nostro Signore Gesù Cristo”.
Esistono anche timori che si tratti di un primo passo in direzione di ulteriori riforme del dettato conciliare, in particolar modo quelle riguardanti la posizione del celebrante rispetto all’altare (prima del Concilio volgeva le spalle all’assemblea, stando in piedi davanti ad esso) e la facoltà di far leggere le Letture ai laici.
Secondo le regole attualmente in vigore, l’autorizzazione alla celebrazione della messa in latino deve essere data dalle autorità ecclesiastiche britanniche sulla base di una precisa richiesta.
“Seguiamo sempre le indicazioni di Roma”, hanno confessato al quotidiano The Independent sacerdoti cattolici inglesi, “ma il fatto è che ancora adesso non sappiamo quali siano i nuovi indirizzi”. Non si tratta solo di questo. “La questione fondamentale”, sostiene il gesuita Keith Pecklers, “non è certo limitata alla sola liturgia. La cosa ha implicazioni ben più ampie per la vita della Chiesa”. Dietro ci sarebbe il fatto che i fan della messa in latino “tendono ad opporsi al ruolo sempre più presente del laicato nella vita delle comunità parrocchiali, così come alla collaborazione con le altre confessioni cristiane ed al dialogo con ebrei e musulmani”.