Un recente studio condotto in Israele ha dimostrato come i giovani israeliani stiano sempre più polarizzandosi culturalmente verso due forme di appartenenza alla loro comunità sociale e politica, l’una dominata dal sentire religioso, l’altra, laica, da quello nazionale.
Parer nostro è che non v’è differenza tra questi due aspetti, visto e considerato quanto è importante in Israele il connubio “sangue/religione – patria/nazione”, e quindi alla fine dei conti, pur potendo accettare teoricamente la differenza (esclusivamente terminologica) supportata dagli studiosi di Gerusalemme, il risultato è sempre lo stesso: occupazione abusiva e terrorista delle altrui terre. Che sia in nome di “dio” o della patria poco conta…
I giovani israeliani che hanno ricevuto un’educazione laica, prima che “ebrei” si sentono “cittadini di Israele”: nella costruzione della loro identità, i valori del giudaismo intesi in senso tradizionale hanno un ruolo secondario.
Al contrario, chi ha frequentato scuole e istituzioni religiose è molto più attaccato alle tradizioni e si definisce ebreo prima che israeliano. Sono questi i risultati di uno studio realizzato dall’università di Haifa sul modo in cui ragazzi e ragazze israeliani concepiscono oggi la loro identità. Come spiega The Jerusalem Post, citando Hagit Hartaf, il direttore della ricerca, la società israeliana è sempre più polarizzata: non esiste più una sola appartenenza, formata in maniera paritaria da una componente ebraica e religiosa e da una laica e nazionale. In Israele oggi convivono due identità separate, una tradizionale e una laica, che si formano attraverso canali e strumenti diversi.
E tra queste due anime della società, sottolinea Hartaf, il dialogo è sempre più difficile. Condotto su un campione di più di 50 adolescenti e 20 insegnanti in un arco di tempo di due anni, lo studio ha anche rivelato che i giovani israeliani hanno gravi lacune nella conoscenza della storia della diaspora ebraica.
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