Finchè la barca va…

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    E il bravo Benetton decide di lavorare nella sua barchetta in giro per il mondo. Premiata come tra le più ecologiche. Tutti i giri che vuole, basta che non ci massacra più coi suoi cartelloni pubblicitari politicamente corretti, volutamente finti-scandalistici ed esteticamente osceni (vedi foto)

    MONTECARLO — È il primo megayacht che non inquina, dotato di un sistema di raccolta di tutte le acque, oleose, grigie, nere, che vengono trattate in vasche stagne e lì trattenute anche per parecchi giorni. Potranno poi essere scaricate in apposite cisterne a terra o, ormai trattate e ripulite, versate in mare aperto dove consentito. Uno scafo di cinquanta metri e mezzo, fresco di varo a zero emissioni. È di Luciano Benetton che ieri allo Yacht Club di Montecarlo ha ricevuto per il suo «Tribù» la Green Star, la stella verde del Rina che certifica l’eccellenza ecologica dell’imbarcazione, finora destinata solo alle navi da crociera di ultima generazione. «Ho voluto questa caratteristica — ha spiegato Benetton, pantaloni bianchi e giacca blu da perfetto yachtman—per sostenere in modo concreto che chi va per mare deve pensare all’ecologia, essere responsabile, non inquinare. La difesa dell’ambiente è una priorità in fabbrica, per chi produce, ma anche per chi ha grandi imbarcazioni da diporto. Non credevo che sarei stato il primo con un’imbarcazione di questo tipo». Una filosofia, quindi, ma anche un progetto molto concreto: «Dietro la costruzione di “Tribù” — dice l’imprenditore veneto — c’è il mio desiderio di fare il giro del mondo. Con tutto il tempo necessario, non mi interessa la velocità, volevo uno scafo affidabile, solido. E pulito». Un progetto da rimandare a quando sarà meno impegnato… «No. Mi devo solo organizzare. Lavorerò a bordo, ho tutte le attrezzature necessarie. Oggi è possibile lavorare da casa collegati con il resto del mondo e lo stesso si può fare navigando. Vivendo molto meglio, guardando il mare e il cielo. Questo yacht è costruito in modo da avere una vista molto ampia dalle vetrate ». E Benetton lo ha voluto arredare come una casa, allo stile marinaro ha fatto una sola concessione, il parquet di legno verniciato scuro. «Gli spazi interni — dice — sono quelli di una casa più che di una barca ». Per questo ha voluto un’ampia cucina attrezzatissima, inusuale in mare: «Voglio cucinare io». Nel salone domina il bianco dei divani, il grigio e il legno scuro e piccoli particolari come un vecchio televisore Brion Vega, ma non mancano ultramoderni schermi a scomparsa. Stile essenziale nel ponte dell’armatore, nella cabina un pianoforte a coda. Palestra per l’armatore e palestra per gli ospiti. Tutto dalle linee pulitissime, anni Settanta, firmato dallo Studio Lissoni. Il «Tribù» — comandante Luca Mosca, tredici persone di equipaggio—batte bandiera italiana e anche questa è una novità. Da poco anche i grandi yacht battenti bandiera italiana possono iscriversi alla Charter Class che consente di noleggiarli per un massimo di dodici passeggeri. Un buon modo per coprire in parte le spese (una settimana può costare dai centocinquantamila euro in su). Elettrizzati dal successo del «Tribù» al Montecarlo Yacht Show i cantieri Mondomarine di Savona. Il loro è un mercato in continua espansione, non riescono quasi a stare dietro agli ordini. Il «Tribù» è il primo del suo genere super-ecologico, ma non resterà solo. Ugo Salerno, ad del Rina, ha detto che già altri quattro armatori (un inglese, un americano, due italiani) hanno fatto richiesta per megayacht con la certificazione Green Star.

    Erika Dellacasa

    corriere.it