“In nome del popolo, monopolizziamo il mercato!”

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    Quando il rosso diventa rosa, o peggio, è più che normale assistere al trionfale cursus honoris delle cooperative rosse che, abbandonata la giustizia proletaria, dimostrano di trovarsi del tutto a loro agio tra speculazioni, alta finanza e capitalismo. È più che normale, ma non per questo meno paradossale. E, nonostante i tempi che avrebbero dovuto assuefarci a cose simili, è ugualmente difficile contenere quella sensazione di voltastomaco nel vedere questi ex “duri e puri”, protetti dai loro compagni di lotta al potere, sguazzare nel putridume capitalista, più contaminati di ogni loro ex peggior nemico…e messi peggio di come erano prima! 


    MILANO – Da tempo denuncia la sua difficoltà ad accedere al mercato della grande distribuzione in alcune regioni italiane, dove a suo dire vige un vero e proprio regime di sudditanza nei confronti delle Coop. La protesta di Bernardo Caprotti, 81enne fondatore di Esselunga, è diventata ora un libro dall’evocativo titolo di «Falce e carrello», edito da Marsilio. E scaturirà presto anche in una vera e propria azione penale: il patron della catena di supermercati più diffusa del nord Italia ha infatti annunciato di voler presentare in procura un esposto proprio per denunciare questa sorta di conventio ad excludendum che amministrazioni locali e operatori economici vicini alla sinistra starebbero attuando nei suoi confronti.

    «MERCATO DISTORTO» – Già o scorso gennaio Caprotti aveva parlato della questione con il commissario della Ue alla concorrenza, Neelie Kroes: «Le ho raffigurato la situazione di cui sono stato vittima e testimone – ha raccontato Caprotti alla presentazione del libro -: una distorsione della Repubblica attraverso un vero e proprio controllo territoriale che ti impedisce di entrare in certe zone del Paese con vari sistemi: piani regolatori, decisioni delle sovrintendenze, velate minacce ai costruttori. Il controllo del territorio comporta una tendenza al monopolio: è questa che abbiamo denunciato all’Unione europea». E «Falce e carrello» è dedicato proprio «a ciò che ho dovuto subire per mani delle Coop».