Spirito del Génos

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    “Un Popolo non finisce per una sconfitta,

    ma quando dimentica di essere tale”.

    La filosofia moderna ha bestemmiato la Storia dell’Uomo, credendo che il suo svilupparsi non fosse stato altro che il risultato oggettivo dei sistemi di scambio o di possesso economico, i quali avrebbero determinato le società ultime odierne. Fu così per John Locke, padre del moderno liberalismo che volle considerare lo Stato come strumento prodotto in una determinata epoca per salvaguardare la proprietà privata del singolo; così fu per Karl Marx che trovava nel sistema di scambio economico l’origine ed il continuum della Storia umana.

    Bisogna notare che è proprio a partire da queste analisi – ossia sull’origine e sull’organizzazione della storia degli individui – che si sono districate le speculazioni ideologiche antitradizionali più svariate, dal liberalismo al socialismo massimalista, dal relativismo al laicismo materialista, plasmando infine quella che chiamiamo Modernità.

    E’ inaccettabile che qualcosa di puramente materiale – e non trascendente – abbia costruito la Storia dell’Uomo. Ai nostri occhi un tale abominio ideologico è il fango su cui la Decadenza ha potuto svilupparsi, è il fattore primario che ha generato le false costruzioni intellettuali scientiste e razionaliste.

    L’inclinazione naturale dell’Uomo alla Storia non può essere spiegata se non si traccia il concetto di Génos. Il termine greco, rispettivamente indicato dalla Gens romana e dalla comune radice ariana Gan, non aveva la parvenza significativa di Famiglia o di semplice Discendenza tra gli individui, che molti oggi – anche tra gli studiosi – associano. Il suo specifico significato tratteggiava i membri appartenenti non solo ad un popolo o ad un’etnia, ma più specificamente ad una Paideia, ad una Cultura. Isocrate nel suo “Panegirico” caldeggiava una riscoperta del fondamento comune del popolo Greco, trovando nella identità culturale lo spirito d’appertenenza del Génos.

    Ogni uomo presenta nei suoi tratti profondi questa spirituale inclinazione di rispetto alla sua radice identitaria; riscoprirla significa tornare all’origine della propria identità, compiere quella grandiosa rivoluzione ( da re-volvere: ritornare al punto d’inizio) intorno alla Storia che è stata generata da ciò che non umano possiede l’Uomo.

    Se da una parte è il vincolo di sangue che legava gli individui, la Storia veniva fatta dalla manifestazione del proprio Génos che definiva una Civiltà particolare, una Kultur.

    Kultur che si esprimeva in ogni ambito – artistico, politico, sociale, religioso – della comunità e che presentava una Sacralità eterea propria delle Divinità. Così la religione era idealmente una raffigurazione metafisica della realtà terrena sacralizzata e gli dei erano lo specchio profondo delle forze e delle attitudini che il Génos poteva scatenare.

    Così il Génos aveva la sua Génesis – la sua nascita – e si autodeterminava non più soltanto come forza spirituale degli individui, ma come reale affermazione della volontà comunitaria di un’etnia.

    Ciò che poi si faceva Kultur era Tradizione e la Tradizione donava al popolo una Morale la quale coincideva con il diritto; una Morale dunque che non era soltanto pura emenazione di ordini e normative positiviste o moraliste, ma esposizione profonda di qualcosa che proveniva dall’Alto, dallo spirito radicale della stirpe.

    La Storia per concludere non può essere intesa se non come oggettivazione dello spirito tradizionale di una Comunità Culturale che la determina nei suoi miti come nelle sue strutture, nella sua economia come nella sua politicità.

    La Storia direttamente o indirettamente l’abbiamo fatta noi, i nostri padri, i nostri Avi. E’ il mezzo attraverso cui siamo collegati idealmente alle nostre radici sempiterne, è il luogo ove riposano le gesta e i miti che ci hanno preceduto. Con l’appannaggio di una tale eredità, finiranno le ragioni d’esistenza di ogni Gènos, di ogni Cultura, di ogni Identità.

    Lo sgretolarsi della dignità dei popoli, dovuto all’effetto prepotente delle forze progressiste generalizzate, porterà inevitabilmente a quella meta che tanti chiamano “Fine della Storia”. Il differenzialismo del Gènos verrà estirpato dalle sue Vette per finire annegato nel mare del Nulla, cosicché ogni ipotesi finalistica della vita e della comunità umana verrà imbrigliata nell’indifferenzato scorrere di tempi vani.

    Luca Amorello