Viviamo nell’epoca della contraffazione e dell’inversione di ogni simbolo e valore. Una banda di assassini miscredenti strumentalizza la fede “spuria” di masse inebetite per aizzare l’odio contro i “resistenti” antimondialisti.
Sotto l’Imperatore Federico II di Svevia, illuminato sovrano delle genti europee, degno erede della tradizione romana, vivevano in pace cristiani, musulmani ed ebrei (nessuna conversione forzata e nussun odio verso gli “infedeli”).
Alla larga dalle nuove crociate, alla larga dallo scontro di civiltà al servizio delle multinazionali USA il cui unico esito è l’estinzione di ogni civiltà!
Maurizio Blondet
10/10/2007
STATI UNITI – Hillary Clinton parla spesso della sua fede.
Fa sapere a tutti che «la religione è stata sempre importante per me», ricorda che «da first lady partecipava a riunione di preghiera», e che quando fu eletta al Senato nel 2000 subito si è aggregata «a un gruppo di preghiera senatoriale».
Dal freddo Illinois (Chicago) che è la sua circoscrizione, Barak Obama è piombato in Sud-Carolina per partecipare, rapito, alle funzioni del Redemption World Outreach Center, una congregazione evangelica di quelle dove grasse signore nere, in abiti bianco-angelici, cantano inni e appoggiano il cristiano più cristiano di tutti, George Bush.
«Continuiamo ad elevare insieme le lodi», ha detto Obama ispirato, «Sono sicuro che possiamo creare il Regno già subito, qui sulla terra».
Nancy Pelosi ha fatto sapere che prega ogni giorno per Bush e per i soldati in Iraq.
«Prego per lui di continuo (all the time), prego per i bambini, i poveri; e prego sempre, sempre, sempre per gli uomini e le donne in uniforme che ci rendono possibile la nostra libertà di pregare».
Una fede travolgente in Cristo ha afferrato i politici, soprattutto i democratici da sempre sospettati di laicismo dalle congregazioni dei cristiani rinati del Sud.
Una fede che li spinge irresistibilmente a confondersi nei gruppi di preghiera, ad esibire un cuore gonfio di carità per bambini e poveri, ad unirsi ai cantori di inni nelle funzioni, a pronunciare sermoni con l’occhio misticamente rivolto al Cielo.
Drudgereport, un sito conservatore, canzona malignamente «San Obama».
L’irritazione è comprensibile: prima, era il presidente Bush ad essere il più cristiano di tutti.
Tanto cristiano che, come riportò Haaretz, il 26 luglio 2006, il palestinese Abbas raccontò basito che, durante un incontro ufficiale, Bush gli aveva spiegato: «Dio mi ha detto di colpire Al Qaeda e io l’ho colpita; poi mi ha ordinato di colpire Saddam, e l’ho fatto. Ora sono deciso a risolvere il problema del Medio Oriente» (ma lì ha sbagliato: il suo Dio-suggeritore è notoriamente israeliano).
Questo rapporto privilegiato con l’Altissimo frutta regolarmente ai repubblicani il voto delle masse cristianiste del profondo Sud, alle quali i loro telepredicatori spiegano che Bush sta sferrando la battaglia di Armageddon, dopo di che sarà ricostruito il Tempio, l’Anticristo organizzerà l’impero del Male e si batterà contro l’impero del Bene, l’America, fino a quando gli eletti saranno rapiti al Cielo, e scenderà Gesù Cristo a benedire i suoi americani che hanno sconfitto l’Islam ed hanno convertito gli ebrei…
Tutti eventi certissimi, attestati dai più ricchi tele-profeti, anche se non necessariamente in quest’ordine.
Barak Obama ha candidamente ammesso la ragione della sua fede ritrovata: «Penso sia importante, specie fra noi credenti del partito democratico, che non regaliamo i valori e la fede a un altro partito».
Il permissivismo dei democratici in fatto di gay e di aborto ha alienato i devoti evangelici del profondo Sud, delle aree rurali specialmente.
Nancy Pelosi ha riconosciuto questo fatto quando, nel 2005, ha formato un gruppo strategico interno al partito per studiare come attrarre quei bigotti.
Fu assoldato per la bisogna Burns Strider, un pubblicitario, specialista in campagne rivolte a quei gruppi di cristiani rinati e messianici «born again», e la cui abilità a manipolarli è universalmente riconosciuta.
Strider è diventato il capo del Democrat’s Faith Working Group, che addestra militanti e attivisti del partito su come avvicinare, come parlare e convincere i rurali non-congregazionali del sud che anche i democratici hanno «i valori» e «la fede».
E Hillary Clinton ha arruolato ora Stride per la sua campagna personale, come consulente di unzione religiosa.
Non sarà facile conquistare i cuori e le menti di quei durissimi cristiani, i cui «valori» sono inflessibili.
Basti dire che la Blakwater, la compagnia di mercenari oggi sotto inchiesta per stragi immotivate di infedeli in Iraq, è una tipica impresa cristiana: l’ha fondata Erik Prince, un devoto il cui devotissimo padre, che fece miliardi con la fabbricazione di specchietti retrovisori ad Holland, Michigan, gli ha lasciato un patrimonio valutato in un miliardo e mezzo di dollari (1).
Prince (in foto), che è stato un agente dei corpi speciali della Marina (i SEAL), ha fondato la compagnia di ventura nel 1996: la Blackwater è una delle tante imprese del suo Prince Group.
Un modo di fare affari (la Blackwater ha contratti lucrosi quasi quanto la Hallyburton, ottenuti dalla Casa Bianca a licitazione privata, grazie al fatto che Prince è un grande donatore del partito repubblicano) diffondendo, nello stesso tempo, la Vera Fede.
Infatti, Erik Prince, che ha sei figli e finanzia il partito repubblicano perchè «è contrario all’aborto», è anche consigliere d’amministrazione della «Christian Freedom International», una entità non governativa e caritativa, per così dire, che si è data lo scopo di «aiutare i cristiani perseguitati nel mondo», e per «cristiani» intende i protestanti soltanto.
In un certo senso, la Blackwater è il braccio armato di questa ONG.
Del resto anche per essere arruolato dalla Blakwater bisogna essere «un buon cristiano», oltrechè ex-SEAL o CIA, e pronto ad ammazzare a casaccio i musulmani (che perseguitano i cristiani).
Potrebbe aspirare all’arruolamento anche Debra Cagan, la vice-ministra per la Coalizione al ministero della Difesa (Pentagono): «Io odio tutti gli iraniani», ha infatti sibilato senza motivo davanti ad un gruppo di sei membri del parlamento britannico, venuti a discutere del prossimo ritiro delle truppe inglesi dall’Iraq (2).
Costernazione dei britannici, che non sono così buoni cristiani da odiare interi popoli.
Ma Debra Cagan non è cristiana: è ovviamente ebrea, contagiata dall’isteria anti-Teheran che sta travolgendo il popolo eletto al completo.
Ha dato vigorosa espressione a questo sentimento comune nell’ebraismo il membro della Knesset, e deputato del Likud, che si chiama (avete indovinato) Yisrael Katz.
Nel commentare una frase odiosa pronunciata dal nuovo-Hitler Ahmadinejad («Si faccia un referendum in Palestina, è la mia chiara proposta agli europei»), il Katz è sbottato: «Lo Stato d’Israele deve dichiarare che […] se l’Iran dovesse danneggiare Israele in qualunque modo, intere aree dell’Iran saranno spazzate via e il popolo iraniano, che è responsabile di aver votato Ahmadinejad, ne pagherà il prezzo» (3).
Il che conferma quanto debba il vero cristianesimo americano ai fratelli maggiori: propositi di incenerimento di un intero popolo in quanto tale («Odio tutti gli iraniani»), e sua punizione collettiva tramite genocidio per non aver votato come vuole la Knesset.
L’ebraico, popolo santo.
Maurizio Blondet
Note
1) «Killing in the name of Jesus», DesertPeace, 9 ottobre 2007. Fra l’altro, «armed Blackwater operatives making $900 per day were the first into New Orleans before FEMA, the Red Cross and the National Guard. Currently, Blackwater is suing the families of four of its employees who were killed in Iraq for $10 million each. Their offense? They wanted to know how their family members were killed, the company refused to tell them, so they sued for the information». Cristiani-modello. Si veda anche «Blackwater’s top brass», Virginian Pilot, 24 luglio 2006.
2) Simon Walters, «I hate all Iranians, US aide tells MP’s», Daily Mail, 29 settembre 2007.
3) «Israeli MK: ‘Whole areas of Iran will be wiped out & the Iranian people must suffer for voting for Ahmadinejad’», Globalresearch, 7 ottobre 2007.