Ci risiamo. La (ex, ma non per sua scelta) giornalista tedesca Eva Herman torna nell’occhio del ciclone, dopo aver avuto la sola colpa di asserire che nel nazismo: «c’era anche qualcosa di buono, nei valori, nei bambini, nelle famiglie, nello stare assieme.». Apriti cielo, il 9 settembre, dopo 18 anni di onesta carriera professionale, la sua emittente (pubblica) la licenziò in tronco.
La testa della giornalista però evidentemente non bastava, così la pseudo-democrazia tedesca ha allestito martedì scorso una pubblica gogna, mascherata da talk-show televisivo, e chiesto alla giornalista di rivedere pubblicamente le sue terribili asserzioni “naziste”. Ad infrangere i piani politicamente corretti e perbenisti della tv tedesca ci ha pensato ancora una volta Frau Herman che, nonostante l’enorme pressione subita, ha avuto il coraggio di ribadire quanto detto.
La signora Eva Herman è stata cosi’ “gentilmente invitata” a lasciare lo studio…Lezioni di “democrazia”, quelle della Germania di oggi.
E lezioni (vere) di coraggio e stile, quelle della Herman.
BERLINO— Se in questione fosse la coerenza, Eva Herman avrebbe perso la sua battaglia in partenza. Ma in discussione sono i valori della famiglia e il ruolo della donna: e, anche in Germania, si tratta di cose che dividono le opinioni. Fatto sta che Frau Herman è da ieri una reietta della televisione — almeno quella pubblica dalla quale è stata buttata fuori—dopo esserne stata regina per 18 anni, fino all’inizio dello scorso settembre. Ma è anche un’autrice che, quando presenta il suo ultimo libro— Il principio dell’Arca di Noé: perché dobbiamo salvare la famiglia—raccoglie successi di pubblico considerevoli. La questione, come spesso accade in Germania, ha il suo punto di caduta nel nazismo e Hitler. Martedì sera, la signora Herman era stata invitata a un programma della seconda rete pubblica, Zdf, condotto da Johannes Kerner: avrebbe dovuto chiarire alcune dichiarazioni che, lo scorso 9 settembre, avevano provocato il suo licenziamento dall’altra rete pubblica, Ard. In quell’occasione, presentando il libro, aveva sostenuto che il nazismo «fu un terribile periodo con un leader totalmente pazzo e altamente pericoloso che guidò i tedeschi alla rovina. Ma al tempo c’era anche qualcosa di buono, nei valori, nei bambini, nelle famiglie, nello stare assieme. È stato tutto abolito, non c’è rimasto niente». Nel libro precedente, un best seller del 2006 — Il principio di Eva: per una nuova femminilità—criticava invece l’emancipazione femminile e proponeva di tornare a una divisione dei ruoli in cui il posto della donna è in casa a crescere i figli.
Ora, nel dibattito dell’altra sera, il conduttore le ha chiesto cosa avesse da dire a suo discapito, nel merito delle accuse che avevano fatto scattare il licenziamento. Lei ha sostenuto di essere vittima di una caccia alle streghe, poi ha aggiunto: «Se non ci è permesso di parlare dei valori della famiglia nazisti, allora non possiamo nemmeno parlare delle autostrade che furono costruite allora e sulle quali ancora guidiamo». Reazioni degli altri ospiti, tra i quali l’attrice Senta Berger. Al che, Kerner diceva che per lui la discussione con la ex collega era chiusa: Eva Herman si alzava e, in silenzio, usciva. Frau Herman è palesemente l’opposto vivente di quello che propone. A 48 anni è al quarto marito (ha un figlio) e ha fatto una carriera pubblica straordinaria: per 18 anni ha guidato il telegiornale Tagesschau ed è spesso stata votata la conduttrice preferita dai tedeschi. Alla famiglia e al ruolo di madre ha palesemente sacrificato nulla. Tuttavia succede che, come il primo, anche il suo secondo libro sta diventando un caso. Il pubblico moderato la ascolta volentieri: sabato scorso, per dire, una suo discorso proprio sulla famiglia è stato salutato dagli applausi scroscianti di una platea di cattolici conservatori.
Il guaio è che, da quando ha scelto la nuova strada «politico-morale», Frau Herman ha deciso anche di usare le parole con una certa facilità. In passato, ad esempio, ha detto che «le donne dovrebbero tacere più spesso» e ha fatto sapere di sperare in un ritorno delle tre K — Kinder, Kirche, Küche, bambini, chiesa, cucina. È il recente richiamo ai valori ai tempi di Hitler, però, ad avere sollevato la protesta del mondo culturale, mediatico e politico tedesco. La Germania, infatti, è un Paese di dibattiti profondissimi su tutto, ma su questioni come il nazismo scatta immediata una reazione di chiusura se il tono non è quello dell’autocritica totale. Forse, non ce ne sarebbe sempre bisogno. È vero che una parte dei tedeschi, probabilmente, apprezza i discorsi della signora ed è disposta a chiudere un occhio sui riferimenti a Hitler in cambio di un ritorno ai valori della tradizione. È però certo che le teorie naziste sulla famiglia e sul ruolo della donna come madre erano tutti interni a un progetto razzista e di dominio che la stragrande maggioranza dei cittadini oggi rifiuta. Ben pochi rivogliono Hitler; alcuni, forse molti, vogliono più famiglia: Frau Herman ha capito solo la seconda parte dell’equazione.
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