Uranio impoverito e pistole fumanti

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    E’ recente la notizia dell’audizione tenuta ieri dal nostro Ministro della Difesa davanti la Commissione d’inchiesta del Senato sulla morte dei nostri soldati a causa dell’uranio impoverito, usato dai militari britannici e statunitensi durante le operazioni “di pace” nei Balcani ed altrove.
    Abbiamo trovato la pistola fumante.
    Siamo di fronte ad una scelta deliberata e cosciente di utilizzo di un’arma il cui utilizzo ha conseguenze disastrose sull’ambiente e sull’umanità ( persino su chi la utilizza: dei 500 mila soldati americani mandati a combattere la prima guerra del Golfo, 15 mila sono morti, 250 mila sono permanentemente disabili a un decennio di distanza; e si tratta, vale la pena di ricordarlo, di persone che erano sotto i trent’anni quando andarono in Iraq. Tutti colpiti dalla «misteriosa» malattia detta Sindrome del Golfo ).
    La vera arma di distruzione di massa.
    Un’arma omnicida, perchè colpisce indiscriminatamente anche a distanze impensabili.
    E così, mentre chi arricchisce l’Uranio per scopi energetici rischia di essere bombardato da chi lo impoversice per scopi militari, noi ( inteso come Paese ) rimaniamo in silenzio a guardare.

    ROMA – Sono 255 i militari italiani che hanno contratto malattie tumorali in dieci anni di missioni all’estero in Afghanistan, Iraq, Libano e Balcani nel periodo 1996-2006. Di questi, 37 sono morti, ossia il 14,5%. Lo ha detto il ministro della Difesa, Arturo Parisi, davanti alla commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito del Senato. Nello stesso periodo i militari malati per tumore ma non impiegati all’estero sono stati 1.427.

    LE CIFRE – Dei 255 militari malati di tumore in missione all’estero, 161 appartengono all’Esercito, 47 alla Marina, 26 all’Aeronautica e 21 ai Carabinieri. Dei 37 morti, 29 erano dell’Esercito, uno dell’Aeronautica e sette dei Carabinieri. «La Direzione generale di sanità militare non è al momento in grado di verificare quanti dei militari estranei alle missioni all’estero abbiano operato in poligoni di tiro nazionali», ha detto aggiunto Parisi. Il ministro ha affermato inoltre che «non esiste alcun segreto di Stato sull’argomento», ma «vari fattori hanno impedito sinora di raggiungere una solida base informativa. Queste sono le cifre che risultano dalla raccolta dei dati in possesso del sistema sanitario nazionale», che possono variare di qualche unità dopo le ulteriori verifiche di dati clinici e libretti personali». Per avere un quadro completo vanno aggiunti i dati che si stanno raccogliendo presso i disciolti ex distretti militari. «Restano tuttavia fuori i casi di militari che si sono congedati da anni e che non hanno chiesto riconoscimento della causa di servizio. La loro malattia quindi potrebbe essere nota solo al Sistema sanitario nazionale e non anche a quello militare».

    CONTESTAZIONE – Secondo l’Osservatorio Militare, però, i numeri forniti dal ministro della Difesa Arturo Parisi al Senato, sono di gran lunga «inferiori a quelli in possesso dello stesso Stato maggiore della Difesa». Evidentemente, spiega Domenico Leggiero, dell’Osservatorio «ci sono interessi che vanno ben oltre quello che potevamo supporre». Leggiero sostiene che i dati sono «inferiori sia rispetto a quelli denunciati nella scorsa legislatura, sia rispetto ad un documento della sanità militare dello Stato maggiore della Difesa, di cui l’Osservatorio è in possesso» in cui si parla di «2.536 militari affetti da patologie tumorali, di cui 164 deceduti».

    (…)

    Bene, fin qui l’articolo ( http://www.corriere.it/cronache/07_ottobre_09/uranio_impoverito_parisi.shtml ). In grassetto e sottolineato ci sono i dubbi espressi dall’Osservatorio Militare.

    E da noi.

    E’ abbastanza facile capire che le cifre fornite dal Ministro sono riduttive del problema, anche per il semplice fatto che non tutti i militari coinvolti nelle operazioni di “peacekeeping” ed in quelle di preparazione ( stoccaggio e smistamento, nonché esercitazioni ) si sono sottoposti a cure del sistema sanitario militare dei cui dati si è avvalso il Ministro. A questi dati andrebbero aggiunti quelli che si stanno ancora raccogliendo negli ex distretti e quelli dei militari congedati da anni, ma che non hanno chiesto la causa di servizio.

    Non solo.

    A questo aggiungerei una cosa più grave, a mio avviso: non si parla nella relazione ( di cui aspettiamo pubblicazione sul sito del Senato ) delle conseguenze relative alla contaminazione dell’ambiente e delle trasformazioni genetiche e malattie derivate dai bombardamenti effettuati con DU ( depleted uranium, da ora in poi ) sulle popolazioni civili.

    E’ ormai noto da tempo il parere di Leuren Moret, una scienziata che ha lavorato al Livermore Laboratory USA, e che è la massima autorità sugli effetti a lungo termine dell’uranio impoverito ( vedi la voce «Leuren Moret» su Wikipedia ). Ella ( in sintesi ) afferma che “La natura piroforica del DU (per cui si accende a temperature basse) che lo vaporizza nell’aria, e l’affinità delle particelle di uranio con un fosfato che si trova nel DNA umano (dove le molecole di fosfato verrebbero sostituite da questa sostanza radioattiva) fanno del DU un distruttore selettivo del DNA, sottoposto a un bombardamento debole ma permanente di particelle alfa: per cui la contaminazione avrebbe effetto non su una sola generazione, ma sulle seguenti.

    Pandemia di tumori e di diabete nella prima generazione, sarebbero seguiti da tragiche malformazioni nella generazione seguente. Il DU «è la vera e finale arma di distruzione di massa» (…)

    La Moret ha citato studi giapponesi, norvegesi e britannici che dimostrano un aumento dei casi di cancro e di diabete dopo la prima guerra del Golfo, dove gli americani hanno fatto larghissimo uso di DU.

    «Sono studi ufficiali e autorevoli, basati anche sulla popolazione di Chernobyl», ha detto la Moret in risposta a chi la accusava di complottismo, «e stabiliscono una relazione causale tra il DU e il diabete. Non solo una correlazione, ma un rapporto causa-effetto».

    Esattamente il contrario di quello che ha affermato il Ministro: “Si ritiene che possa provocare tumori ma non è dimostrato un nesso di causa-effetto, il che rende “l’iter di riconoscimento (della causa di servizio) particolarmente complesso” ( vedi qui )
    Agghiacciante.

    Il professor M. G. K. Menon, dell’India Space Research Organisation, ha definito l’uso del DU nei proiettili un crimine contro l’umanità.

    «Noi in India abbiamo tonnellate di DU, ma non lo usiamo per fabbricare proiettili penetranti. Usiamo il tungsteno».

    Ma naturalmente il tungsteno è più costoso del DU, che è un prodotto di scarto.Ecco perché i “nostri” preferiscono negare collegamenti e danni collaterali, piuttosto che rinunciare a questo tipo di armamento.

    La Moret insiste in un suo articolo – «From battlefields in the Middle East: depleted uranium measured in british atmosphere», Globalresearch, 2 marzo 2006 – rivelando come nell’atmosfera britannica siano state trovate particelle di DU sospinte dalle correnti atmosferiche dall’Iraq, a 3500 chilometri buoni di distanza.

    Notizie altrettanto preoccupanti giungono dall’India ( Arun Shrivastava, «Depleted uranium is blowing in the wind», Globalresearch, 2 marzo 2006 ): qui, polveri di uranio impoverito (d’ora in poi DU, depleted uranium) sono state riscontrate in Punjab, in Haryana, a Delhi, nell’Himachal Pradesh e nell’Uttar Pradesh occidentale, e in parte del Gujarat e del Maharastra: praticamente tutta l’India nord-occidentale.

    Che si trova a quasi duemila chilometri da Baghdad!!

    La Moret ha scritto ad un membro del Congresso una lettera, datata 21 febbraio 2003, dove si legge fra l’altro: «l’effetto piroforico del DU, che s’incendia spontaneamente quando raggiunge i 170 gradi o nell’impatto, forma un’enorme quantità di particelle finissime, da 0,1 micron fino a dimensioni submicroscopiche (0,001 micron o 10 Angstroms). Particelle così minute si comportano come un gas quando inalate; si disperdono nei polmoni e superano la barriera sanguigna polmonare: difatti le cellule bianche del sangue, che sono molto più grosse (7 micron di diametro) inglobano le particole di uranio e le portano con sé nei tessuti del corpo. Una volta inglobate nelle cellule bianche e inserite nei tessuti, esse non sono più riscontrabili nelle urine. I soldati contaminati porteranno l’uranio impoverito a casa, depositato nei loro organismi. [..] La polvere di DU continuerà ad essere un pericolo estremo per soldati, civili, popolazioni sottovento e per l’ambiente, in quanto contaminante di ogni forma vivente.

    E l’emi-vita della sostanza è di 45 miliardi di anni. [..] Non esiste un trattamento conosciuto».

    Tra prima e seconda guerra del Golfo, gli americani hanno sparato – contando anche i bombardamenti in Bosnia, Kossovo e Afghanistan – l’equivalente in radiazioni di 440 mila bombe atomiche tipo Hiroshima.

    Questa cifra risulta su un rapporto indipendente inviato all’Organizzazione Mondiale della Sanità, tenuto nascosto ed ignorato dai media del cosiddetto “mondo libero”.

    Uno degli autori del rapporto insabbiato, Keith Baverstock, ha però consegnato il testo ai media nel febbraio 2004. Infine è stato postato da Al-Jazeera il 14 settembre 2004.