Dopo che le parti politiche, da una parte all’altra senza distinzione, hanno cavalcato l’ondata anti-rom, minacciando smantellamenti di campi rom ed espulsioni immediate, “basta buonismo” e lotta alla criminalita’, e dopo che si e’ reso palese l’ultimo evidente segno di incongruenza tra societa’ e zingari, ora le acque gia’ si calmano. Amato dice che non devono esserci espulsi di massa, e qualcuno gia’ riprende la solita posizione buonista.
L’ira del popolino e’ stata placata con 4-5 espulsioni iniziali, tra qualche giorno non se ne parlera’ piu’, e tra qualche mese si tornera’ a parlare del problema dopo che l’ennesima violenza rivelera’, ancora una volta, l’incompatibilita’ tra una societa’ basata sul diritto (almeno sulla carta) e una sulla totale anarchia. E dopo che il vaso sara’ gia’ traboccato.
ROMA – La maggioranza è vicina ad un’intesa sul decreto per le espulsioni, mentre sembra tramontare l’ipotesi di un’approvazione bipartisan delle norme di emergenza contro la criminalità. La svolta è stata in un incontro tra il presidente del Consiglio Romano Prodi, il ministro dell’Interno Giuliano Amato, il ministro degli Esteri Massimo D’Alema e il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero. «Ci sono proposte da parte di Rifondazione — ha spiegato Amato alla fine — che non ho nessuna difficoltà ad accettare.
Il decreto non prevede espulsioni per motivi non gravi, ma non ho difficoltà a specificare ulteriormente. Ad esempio condivido che la convalida delle espulsioni per motivi di pubblica sicurezza, come chiede Rifondazione, passi dal giudice di pace al giudice ordinario del tribunale monocratico ». Il ministro Amato, a proposito delle espulsioni, ha anche precisato che «si tratta di provvedimenti mirati, che colpiscono persone individuate dai prefetti, di cui hanno accertato una specifica, concreta e individuale pericolosità: siamo nell’ ordine delle decine. Nulla a che vedere con le espulsioni di massa che noi che viviamo in uno Stato di diritto non sapremmo neanche concepire». In questo clima oggi arriva a Roma il primo ministro romeno Calin Tariceanu e sarà ricevuto da Romano Prodi a Palazzo Chigi. Il deputato leghista Federico Bricolo ha annunciato che i parlamentari del Carroccio lo accoglieranno con un sit-in in Piazza Montecitorio. Un’iniziativa che Amato ha definito «inopportuna e poco civile, da parte di partiti che si accorgono oggi di non amare i romeni ».
Nelle stesse ore al Senato la commissione Affari costituzionali voterà (con un voto bipartisan) i requisiti di necessità e urgenza del decreto. Poi la discussione sul testo e sugli emendamenti entrerà nel vivo. Ma non sarà prima di metà novembre che i senatori saranno chiamati a votare il provvedimento ed eventuali modifiche: solo allora si capirà la tenuta della maggioranza e l’eventualità di una convergenza con l’opposizione. Il sindaco di Roma e leader del Pd Walter Veltroni, ieri sera a Ballarò, ha chiesto sul decreto «un segno di unità nazionale», puntando il dito contro il centrodestra che «tenta di usare una tragedia per speculazione politica»: «Quando ci fu Nassiriya io non mi sono messo ad urlare contro una guerra non giusta ma ho invitato i romani ad esporre il tricolore».
I capigruppo della Cdl stanno scrivendo gli emendamenti dell’opposizione. E se anche il ministro della Giustizia Clemente Mastella si augura che alla fine «ci sia una intesa tra maggioranza e opposizione» perché sulle «proposte di modifica non ci sono grandi problemi», il clima è di scontro. Non a caso Pierferdinando Casini, che pure ha promesso «senso di responsabilità » al momento del voto, ha accusato il governo Prodi di essersi sottomesso al «veto» di Rifondazione. E il capogruppo di An Altero Matteoli ha, per ora, chiuso la partita: «Le dichiarazioni del ministro Amato allontanano la possibilità di un accordo con la Cdl sul decreto sulla sicurezza».
06 novembre 2007(modificato il: 07 novembre 2007)
Fonte: http://www.corriere.it/politica/07_novembre_06/Amato_espulsioni.shtml