Biagi il partigiano

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    Enzo BiagiIn questi giorni i telegiornali hanno mostrato e ci hanno riempiti di servizi e speciali sulla vita di questo santone e maestro del giornalismo italiano. Ai funerali abbiamo assistito alle solite celebrazioni dell’unica religione ufficiale ammessa nel nostro stato: l’ antifascismo…il feretro che esce dalla chiesa e tutti ad intonare “Bella ciao”. Ma una cosa sfugge ai politici agli intellettuali e ai “nostri” benpensanti, che non perdono occasione per ribadire i valori imperanti ed eterni della Resistenza: siamo sicuri che il maestro Biagi ha avuto solo un passato da partigiano? Guardando la biografia di questo “mostro” del giornalismo, scopriamo che suoi primi passi li mosse con i giornali del ventennio fascista, imparò il mestiere dal famoso e valoroso giornalista Giorgio Pini, che allora era direttore de Il Resto del Carlino e poi biografo di Mussolini. La sua carriera all’interno del giornalismo “mussolianiano” continuò fino al 1944 in piena seconda guerra mondiale, dove Biagi non era sui monti a combattere il nazi-fascismo, ma continuava a scrivere per la Repubblica Sociale e riceveva uno stipendio dal Minculpop di circa tremila lire.

    Ovviamente, poi, come molti dopo la caduta del Fascismo hanno fatto, si è buttato a capofitto sul carro dei vincitori…non perdendo mai occasione per rendere nota la sua fede politica…non lo ha fatto nemmeno in punto di morte, quando ha deciso di farsi seppellire con indosso la spilla partigiana di Giustizia e Libertà.

    Fonte Libero di venerdi 9 Novembre 2007