Un commento al fascicolo pubblicato da Raido
L’agile volumetto di Paolo Giachini sull’atletismo come risveglio interore dell’uomo è uno scritto che mancava nel panorama della pubblicistica indirizzata ai militanti e a tutti coloro che fortunatamente non si riconoscono in questo mondo, non solo di rovine, ma più di rifiuti solidi urbani.
Il variopinto ambito dell’antagonismo politico si è nutrito per decenni di ottime letture, a volte mal digerite, di grandi schemi ideologici, senza essere in grado di indicare una linea di condotta personale, che divenisse pratica quotidiana per chi non si arrende alla perversa società della mondializzazione.
Più di una generazione è cresciuta nutrendosi di grandi miti e ideali trascendenti, ma incapace di tradurre in pratica almeno una piccola parte di ciò che leggeva.
Pochi, a parte alcuni ottimi esempi di stile personale, si sono occupati di dare un senso reale alle indicazioni dei testi che hanno fatto la coscienza politica e spirituale della destra radicale. Non certo le organizzazioni politiche e nemmeno i cosiddetti intellettuali di area.
Nessuno ha mai spiegato ai giovani e meno giovani, come si può di fatto ”cavalcare la tigre”, come si comporta il ribelle o l’anarca e via teorizzando, lasciando tutte queste belle idee nel campo etereo delle letture edificanti.
I risultati non si sono fatti attendere, disperdendo le forze tra intellettuali dalla sterile produzione, opportunisti inseriti nei partiti, attivisti tanto generosi quanto privi di riferimenti ideologici sufficienti a creare un soldato politico.
Oggi molti tra i migliori sono lontani dalla lotta, schifati da una realtà di cui spesso sono responsabili, mentre i più giovani si perdono nelle tifoserie che espongono simboli di cui non conoscono nemmeno il significato.
Finalmente dei Centri culturali coniugano la teoria alla prassi, le idee e i libri al comportamento quotidiano. L’Uomo differenziato, non è il divoratore di libri o l’attivista, ma l’incarnazione vivente di principi superiori.
Paolo Giachini nel suo Athlos va a toccare con precisione un punto irrinunciabile della visione tradizionale, ci ricorda che chi non sa essere presente a se stesso, chi non è un uomo completo, non potrà mai essere un dio.
Le Vie sono molteplici, la Verità è una e la via che porta verso l’alto, oggi, non più solo in occidente, passa tramite l’Azione. Ora più che mai il paradiso è all’ombra della spada. L’uomo che supererà le rovine fumanti della nostra bassa civiltà è il Guerriero o l’Atleta, in ogni caso colui che sa regolare il suo conto personale con la paura, con la fatica, l’indolenza, con la flaccida vita consumistica.
Un uomo mite e tollerante, severo solo con le sue debolezze ed i suoi limiti, lontano da trasgressioni abbrutenti, dalla violenza, ma fermo nel perseguire il suo cammino interiore. Un uomo capace di vivere la vita come regula, come un legionario romano, come un cavaliere templare.
Scomparse le ultime possibilità di trascendenza sul campo di battaglia, essendo la guerra contemporanea disumana strage elettronica contro inermi, a chi vuole superarsi rimane la disciplina fisica, essendo in realtà quest’ultima anche psichica e spirituale. L’uomo è unita di spirito, anima e corpo.
Un duro allenamento rinforza la volontà, il coraggio, modifica l’immagine di noi stessi, ma soprattutto apre dimensioni altre da quelle della mera sopravvivenza borghese.
Essere iniziati a culti misterici all’alba del terzo millennio, in una megalopoli occidentale, più che difficile sembra impossibile, mentre sfidarsi quotidianamente è ancora fattibile.
La via del guerriero tracciata dal Don Juan nei libri di Carlos Castaneda, assai attuale e soprattutto attuabile, più di ogni vuota speculazione intellettuale, è una risposta certa all’esigenza di chi vuole staccarsi dall’arida realtà.
Lo sforzo psicofisico senza alcun fine se non la propria ascesi guerriera, non per guadagno o fama e men che meno per sindromi narcisistiche stile bodybuilding americano, è via d’eccellenza per l’impeccabilità. Per l’annullamento dell’importanza personale, delle teorie stregonesche, ma anche della Dottrina del Risveglio bhuddista. Nella ripetizione del gesto atletico fino alla perfezione, nella sua esecuzione lenta, nell’equilibrio fisico durante l’azione, nella vittoria sulla paura il superamento dell’ego individuale.
Giachini ha l’indubbio merito di riportare la nostra attenzione verso ciò che in realtà si può fare qui adesso, non ciò che era ai tempi favolosi dell’età dell’oro. Castaneda, poco letto e spesso ancor meno inteso, finalmente entra nella nostra libreria. Per troppo tempo ci siamo cullati nella teoria, finalmente la pratica. L’atleta di Giachini è poi il guerriero degli sciamani, tanto per evitare equivoci con i finti atleti prezzolati dello sport televisivo. Per il futuro si deve auspicare un’ulteriore approfondimento di questo tema, passando alle “vie di fatto” ovvero ad altri scritti che introducano colui che vuole intraprendere la Via del guerriero alle pratiche di realizzazione.
Oggi, data la pochezza delle scuole di arti marziali, ridotte a esercizi commerciali, è più proficuo puntare sul combattimento reale, boxe e altri sport del ring, o sulle discipline dell’ardimento, paracadutismo, subacquea, alpinismo e tante altre.
La consapevolezza del guerriero che sposta il punto d’unione, aprendo al praticante uno spiraglio sull’altra dimensione, nasce dalla vittoria sul cosiddetto spirito di conservazione. Rompere la normale percezione della realtà ordinaria per mezzo della sfida a se stessi e alle proprie paure è via regale per eccellenza.
Battersi senza rabbia, senza interesse, con distacco contro un avversario reale o contro il proprio limite è l’ultima opportunità per il guerriero dell’evo contemporaneo.
La continua applicazione della volontà per superarsi permette la formazione di quel maestro interiore, di cui parla Evola nell’Introduzione alla Magia, la voce guida che sostituisce un vero maestro e che possiamo ricondurre all’arte dell’agguato di cui ci parla lo sciamano Don Juan. E’ l’osservazione distaccata del proprio operare per cogliersi nel momento di debolezza e batterlo, un controllo dell’Uomo sull’animale che conduce all’impeccabilità.
Un ultimo punto toccato da Giachini, uomo di pensiero ed evidentemente d’azione è fondamentale per chi ha fatto dell’ardimento uno stile di vita: l’“orrore dell’immobilità”.
E’ la grande paura di infortunarsi di chi pratica senza risparmiarsi mai, non certo per il dolore fisico, ma per la rinuncia forzata alla disciplina stessa, dovuto al riposo terapeutico. A nostro conforto si sappia che più ci s’addentra nella Via e meno si corre il pericolo di incidente, infatti i danni diminuiscono con l’esperienza, l’inconscio non ha più bisogno di proteggere dalla stanchezza, dal logoramento, dalla paura.
Questo scritto apre la Via, ora occorre percorrerla esplorandone i sentieri.
Roberto Giacomelli
Athlos, l’atletica e il risveglio interiore dell’uomo moderno
di Paolo Giachini, Raido, € 4.00.