In un mondo di mercato, il business è business…

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Oggi non c’è nulla da stupirsi che sempre più persone cerchino di arricchirsi in ogni modo possibile, senza porsi alcuno scrupolo di ordine morale.

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ROMA  – Alcune aziende di paesi europei, in particolare Germania e Repubblica ceca ma anche Italia, traggono profitto da un cono d’ombra giuridico che consente loro di vendere strumenti utilizzati per infliggere torture in almeno nove stati del mondo che utilizzano disumani metodi d’interrogatorio. Lo denuncia un rapporto di Amnesty International, l’organizzazione per la difesa dei diritti dell’Uomo con sede a Londra. Fra questi “strumenti di tortura” figurano manette per appendere persone al muro, blocca-caviglie, batterie per somministrare scariche elettriche e “aerosol di prodotti chimici”, viene precisato in un’anticipazione del rapporto che sarà discusso dalla sottocommissione per i diritti dell’Uomo del Parlamento europeo. “Fornitori di attrezzature per l’applicazione della legge in Italia e Spagna” – afferma Amnesty senza indicare nomi almeno in nel testo di sintesi pubblicato sul suo sito internet – hanno promosso la vendita di “‘manette’ o ‘manicotti'” da elettroshock per tormentare detenuti con scariche anche da 50 mila volt. Questi scambi illeciti sono proseguiti anche dopo il varo, nel 2006, di un bando europeo del commercio internazionale di attrezzature progettate per la tortura e i maltrattamenti.

In Italia come in altri paesi il traffico avviene, almeno ufficialmente, all’insaputa del governo che, riferisce Amnesty, ha “dichiarato di non essere a conoscenza” di alcun produttore o esportatore attivo in questo campo. In Italia, Finlandia e Belgio però – sempre secondo l’organizzazione per la tutela dei diritti umani – alcune società hanno dichiarato apertamente in interviste sui media o attraverso i propri siti web di fornire articoli messi al bando ma spesso prodotti in altri paesi.

LE 5 AZIENDE ITALIANE COINVOLTE – Sono cinque le aziende italiane che secondo un rapporto di Amnesty international sarebbero implicate in un commercio internazionale di strumenti tortura che coinvolge diverse societa’ dell’Ue. A pagina 34 del rapporto di Amnesty, curato dalla fondazione di ricerca Omega e intitolato ‘Dalle parole alle azioni’, di cui l’Ansa è in possesso, è pubblicata una tabella nella quale vengono menzionate cinque compagnie italiane (Defence System Srl, Access Group srl,Joseph Stifter s.a.s/KG, Armeria Frinchillucci Srl e PSA Srl) coinvolte in un commercio internazionale di arnesi finalizzati alla tortura tra il 2006 ed il 2010. Insieme alle aziende italiane la tabella menziona tre compagnie belghe e due finlandesi.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2010/03/17/visualizza_new.html_1734003500.html