Indubbiamente siamo alla resa dei conti di un’ epoca quanto mai buia, ma diffidiamo da tutto ciò che è confusione, oscuri presagi o suggestioni collettive perchè è in queste situazioni drammatiche che l’uomo è facilmente manipolabile e smarrisce l’obiettività nel dare il giusto senso e valore alle cose e agli eventi.
Le immagini catastrofiche e l’allarme radiazioni provenienti dal Giappone tengono il mondo con il fiato sospeso e alimentano tante paure profonde. Per fortuna, il fatto che questi eventi terribili avvengano dall’altra parte della terra mette al riparo dal timore che una eventuale nube radioattiva possa arrivare fino in Europa, ma la tragedia nipponica pesa anche su noi: più che di paura per le radiazioni si registra un’ansia “da apocalisse”, ovvero il timore che questo disastro sia un segnale di conferma per le profezie che collocato la fine del mondo in un futuro molto vicino.
Secondo i Maya, infatti, il mondo è destinato a “terminare” nel 2012, quindi in una data molto prossima. Spiega Antonio Lo Iacono,presidente della Società italiana di psicologia: “Molti pazienti ci raccontano sogni che esprimono forti paure apocalittiche e grande incertezza per il futuro”. Sono molti i nostri connazionali che ricordano l’incidente di Chernobyl e le conseguenze che si verificarono in quell’occasione anche a migliaia di chilometri di distanza: tra loro è più viva la preoccupazione per i rischi radioattivi immediati per la salute. Spiega però lo specialista: “Non possiamo parlare di psicosi, ma è davvero molto forte la paura per il futuro, che si nutre anche delle difficoltà che la crisi economica ha portato nel quotidiano di molti italiani”. Anche le persone più razionali e scettiche vacillano sotto il peso della precarietà sia economica che legata alle catastrofi naturali. Insomma, davanti alle ipotesi di apocalisse imminente, cresce il numero di quelli che pensano: “non è vero… ma ci credo”, un’angoscia più diffusa di quanto non si pensi.
Ovviamente a soffrire di più sono le persone ansiose e quelle che soffrono di crisi di panico. Conclude Lo Iacono: “In questi pazienti la tragedia giapponese è un detonatore: può aggravare il senso di precarietà e paura. E’ la situazione peggiore perché, per loro, è la dimostrazione che non sempre, di fronte al pericolo, c’è una via di fuga”,
Fonte: http://www.tgcom.mediaset.it/perlei/articoli/1003507/dal-giappone-la-sindrome-dellapocalisse.shtml