Cara banconota, ti scrivo…
Sarà capitato a chiunque sia nato almeno prima del 1995 circa, di aver utilizzato una celebre “mille lire”. Quella col faccione sornione della signora Montessori: inventrice di un metodo pedagogico a dir poco discutibile, ma questa è un’altra storia. Beh, quante volte vi è capitato di trovare, su di queste, disegni, frasi, caricature del celebre volto? Un’infinità di volte: anche molto divertenti. Disegni recanti i messaggi più diversi: anche di natura politica.
Ora fate mente locale. Aprite il vostro portafogli, se questo potrà servirvi. Prendete ciò che possiamo considerare equivalente, per valore, formato e frequenza nell’uso, a ciò che una volta erano le care e vecchie “mille lire”: la banconota da 5 €. Notato nulla? Se avete modo di scorrerne qualcuna in più, forse capirete: gli italiani non scrivono più sopra alle banconote! Perché?
Crisi di fantasia? Diciamo di si, ma questa è una conseguenza, e non spiega i motivi. I motivi, sono presto detti. L’Euro è una moneta in cui il popolo non si riconosce, che non sente propria. E chi ha un minimo di conoscenza della materia, sa quanto è pericoloso battere una moneta attraverso cui non si esprime un senso di identificazione rispetto al potere e all’autorità che la emette. Tutti – proprio tutti – nella storia hanno “battuto” moneta associandovi il conseguenziale riconoscimento di un’autorità: politica o religiosa che fosse.
Il risultato è semplice: se non riconosco nulla nella moneta, se non il suo valore economico-funzionale, si perde quella “magia del denaro” di cui molto bene ha parlato anche Hjalmar Schacht o Massimo Fini, che ne è l'”anima”. Significa che non mi potrò identificare nel potere e nella legittimità che essa rappresenta. Diventa un elemento spersonalizzato, volatile, cadaverico. E ciò, guarda caso, è sempre più coerente col “senso” (cioè il non-senso) che la vita moderna produce attorno a sè: spersonalizzazione collettivizzante, individualismo, evanescenza delle relazioni sociali.
Non significa, per quello che diciamo, che bisogna elogiare il denaro o farne uno strumento da venerare: assolutamente. Tutto il contrario. Significa constatare come un elemento normalmente iper-idolatrato dalla modernità, che del denaro ha fatto appunto un “dio”, sia perfettamente assumibile come paradigma di quanto, ogni giorno di più, le nostre vite vanno subendo. Perchè sempre di più la nostra vita ha un “valore”: ma, non è quello datole dalle nostre qualità umane o dalle nostre virtù, quanto quello che si può esprimere in un’unità di misura monetaria: in questo caso, l’€uro!