Il 13 Gennaio 1937 cadevano a Majadahonda, durante la guerra civile spagnola, i due dirigenti della Guardia di Ferro rumena, Ion Mota e Vasile Marin. A loro, Corneliu Codreanu intitolò il “Giuramento dei gradi legionari”, riportato all’interno de “Il capo di cuib” che per l’occasione vi riproponiamo.
IL GIURAMENTO DEI GRADI LEGIONARI
Cari camerati,
Tutte le volte che mi sono trovato di fronte a un sacrificio legionario, mi sono detto: Che cosa terribile sarebbe, qualora sopra il nobile supremo sacrificio dei camerati si radicasse una casta vittoriosa a cui si aprissero le porte della vita degli affari, delle speculazioni fantastiche, dei furti, delle crapole, dello sfruttamento. Per ciò, alcuni sarebbero morti per servire agli altrui appetiti di arricchimento, di vita comoda e di sfrenatezze!
Ecco, ora Iddio ci ha condotti qui, di fronte al più grande sacrificio che il Movimento Legionario avrebbe potuto dare. Poniamo il cuore, il capo e il corpo di Motza e del suo compagno Marin a fondamento della Nazione Romena. Fondamento oltre i secoli per le future grandezze romene. Poniamo quindi Motza e Marin a fondamento della futura élite romena, la quale sarà chiamata a fare di questa stirpe ciò che la nostra mente a stento intravvede.
Voi, che rappresentate i primi inizi di questa élite, giurate di comportarvi in modo da essere veramente il sano principio del grande avvenire dell’élite romena, di difendere l’intero movimento legionario, affinché esso non scivoli lungo la china dell’affarismo, del lusso, del benessere, dell’immoralità, del soddisfacimento di ambizioni personali o di appetiti di umana grandezza. Giurerete che avete compreso, che perciò non esiste più alcun dubbio nella vostra coscienza, che Ion Motza e Vasile Marin non hanno fatto il loro sovrumano sacrificio affinché alcuni di noi, oggi o domani, si rimpinzino e banchettino sul loro sepolcro. Essi non sono morti perché noi sconfiggiamo, col loro sacrificio, una casta di sfruttatori al fine di installarci noi nei palazzi di questa casta, continuando lo sfruttamento del paese e del lavoro altrui, continuando la vita di affari, di lusso, di dissolutezza. In tal caso, con la nostra vittoria la misera moltitudine dei Romeni cambierebbe soltanto l’insegna degli sfruttatori, mentre questa terra spremuta raccoglierebbe le sue forze estenuate per sopportare una nuova categoria di vampiri che le succhi il sangue: cioè noi.
MOTZA, tu non sei morto per questo. Tu hai compiuto il tuo sacrificio per la stirpe.
Giurerete quindi che avete compreso, che essere élite legionaria nel nostro linguaggio non significa soltanto lottare e vincere, ma significa sacrificarsi permanentemente al servizio della Stirpe, poiché il principio di élite è legato all’etica di sacrificio, di povertè, di vita aspra e severa, e che laddove termina il sacrificio di sé, là termina l’élite legionaria.
Giureremo perciò di impegnare i nostri successori a venire al sepolcro di Motza e di Marin, a deporre il loro giuramento di osservare queste condizioni essenziali dell’élite, condizioni per le quali noi stessi giuriamo:
1. Di vivere in povertà, estinguendo in noi gli appetiti di arricchimento materiale.
2. Di vivere una vita aspra e severa, rifiutando il lusso e il superfluo.
3. Di vanificare ogni tentativo di sfruttamento da parte dell’uomo sull’uomo.
4. Di sacrificarci continuamente per la nostra terra.
5. Di difendere con tutte le nostre forze il movimento legionario contro tutto ciò che potrebbe trascinarlo su strade di compromessi; o contro tutto ciò che potrebbe abbassare il suo sublime orizzonte etico.
MOTZA E MARIN,
LO GIURIAMO!
Bucarest, 12 Febbraio 1937