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Democrazia maggior danno sociale

Spesso la Verità della quale vogliamo essere strumenti ci ha spinto a batterci per essa solo in ragione della sua forza assoluta ed universale. Di ciò siamo convinti e non abbiamo bisogno di sillogismi o argomentazioni dialettiche per affermarla. A volte però essa è capace anche di confutare qualsiasi assioma del mondo moderno basato sulla menzogna anche con qualche semplice ragionamento ispirato ad essa. Oggi partendo da un gioco usato in politica, economia e sociologia vogliamo dimostrare come le decisioni individuali volte al perseguimento del massimo benessere personale (self-interest), espresse in democrazia con il voto, portano sempre ad un maggior danno comune tra due o più individui. Il gioco di cui vogliamo fornirci è, se vogliamo, il padre di tutti i giochi: il dilemma del prigioniero.

La storia di questo gioco racconta di due uomini arrestati in quanto sospettati di aver commesso un crimine, per cui sono previsti 30 anni di galera. Gli inquirenti, pur essendo certi della loro colpevolezza, non hanno prove a sostegno dell’accusa, salvo che per un reato minore, ad esempio porto abusivo di armi (1 anno di galera). Una legislazione “premiale” consente al giudice di comportarsi in due modi a seconda se entrambi o uno solo dei due decide di confessare e quindi di tradire l’altro: in caso di confessione di entrambi, il giudice può ridurre ad un terzo la pena prevista per il caso di colpevolezza (10 anni); in caso di confessione di un solo accusato può assolvere chi confessa (0 anni) e condannare così chi non confessa al massimo della pena prevista (30 anni). Il gioco finisce, secondo le previsioni dei teorici, in questo modo: entrambi gli accusati, pur di perseguire il massimo beneficio individuale (0 anni) ottengono il maggior danno per entrambi (10 anni). Se entrambi non avessero confessato sarebbero stati condannati solo per 1 anno ciascuno per il reato di porto abusivo di armi di cui la polizia ha le prove. Ciascuno per seguire il proprio interesse e mirare a massimizzare il proprio beneficio è spinto a tradire l’altro e a confessare. In questo modo ottengono una pena maggiore se entrambi avessero deciso di cooperare, non confessando. Questo simpatico gioco non è nient’altro che lo specchio della società, dell’individualismo e della democrazia. È innegabile che comportamenti individualistici portino ad un danno comune (es. “preferisco non pagare le tasse altrimenti sarei l’unico a pagarle, che so’ scemo?”). Meno diretto ma facilmente intuitivo è che se ciascuno esprime con il voto le proprie preferenze verso uomini (?), meglio, programmi, che soddisfino con le proprie promesse, e raramente coi fatti, gli interessi di ciascun cittadino (es. “meno tasse per tutti!”, “più pilu per tutti!”) si ottiene matematicamente il maggior danno per tutti. Detto alla Mario Monti, la somma dei self-interests causa il maggior playoff sociale, cioè: se ciascuno cerca esclusivamente di massimizzare i propri benefici individuali otterrà necessariamente il peggior danno collettivo. Questo il destino della democrazia, intesa come la somma delle decisioni individuali. Se ciascun individuo, invece che opporsi agli altri, assumesse uno spirito di appartenenza al gruppo, ossia si identificasse con la propria comunità e decidesse quindi di cooperare invece che competere si otterrebbe il maggior benessere comune. Chissà perché il pensiero ci va al Corporativismo…