Escursione G.E.O. – Alpinismo invernale – Monte Terminillo [2217 m s.l.m.]

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Salire sul Terminillo non è scalare l’Everest. Ma è pur sempre una vetta e una cima da raggiungere. Farlo con ramponi, piccozza e in cordata con un proprio compagno è un’esperienza di crescita e rinascita sia per chi è alle prime armi sia per chi ha già qualche anno di esperienza di alpinismo dietro alle proprie spalle. Non è raggiungere il limite e superarlo ciò che interessa ma l’esperienza di verifica con se stessi in una situazione in cui tutto appare stretto e precario. Molti avventurieri di città alla ricerca della pace interiore, che il mondo a valle non riesce ad offrirgli, credono di raggiungere la felicità eterna salendo in cima ad una montagna e godendo il paesaggio che gli si staglia dinnanzi. Ma non è affatto così. Una volta su il tempo è poco e, a seconda della cima raggiunta, le condizioni temporali e spaziali non permettono di rilassarsi romanticamente.

Parafrasando Messner “in cima succede poco” ed è quello che ci porta alla cima che fa sì che succeda invece qualcosa in noi. La sensazione di essere esposti al pericolo, e alla morte, si presenta come un’esperienza di rinascita una volta ritornati al rifugio di partenza. “È questa la grande gioia di ogni salita”. Non si può salire però per il solo piacere del rischio e del pericolo, per provare sensazioni adrenaliniche che da dietro la scrivania del nostro ufficio non riusciamo quotidianamente a provare. Né per guadagnare gagliardetti da mostrare impettiti ai nostri amici. È la sensazione di rinascita da acquisire che ci deve spingere ad affrontare esperienze di questo tipo. Solo così possiamo comprendere il valore immenso della vita e riempirla con le nostre opere e azioni per evitare di sprecarla. Parole e riflessioni di un “alpinista” alle prime armi che sabato 5 gennaio unitosi al proprio Gruppo Escursionistico Orientamenti ha scalato la cima del Terminillo (2217 m s.l.m.), innevato e ghiacciato: la “montagna dei romani”, che da romano può oggi dire di essere anche un po’ sua. Partiti dal rifugio CAI Angelo Sebastiani a quota 1850 m s.l.m. la guida ineguagliabile Paolo Caruso, che ci ha concesso una sua giornata per introdurci e guidarci verso il mondo dell’alpinismo secondo quello che è il Metodo da lui studiato e applicato, ci ha condotto, dopo una preliminare e imprescindibile lezione preparatoria sulle tecniche, le sicure e le accortezze da tenere, verso la cima attraverso una piccola variante del canale Chiaretti-Pietrostefani sul versante nord-est. Studiato l’uso della piccozza, fedele compagna di progressione e assicurazione da saper usare in modi differenti a seconda dei casi, l’allacciamento dei ramponi e il movimento dei passi in salita e in discesa, ripassati i nodi essenziali e i movimenti per assicurare il proprio compagno, ci si è legati in cordata da due e si è partiti in fila indiana. Raggiungiamo, camminando con un crescendo di attenzione e lucidità a mano a mano che la pendenza aumentava, un primo sperone, un tratto di “misto” roccia e neve-ghiaccio, dove a due a due si è saliti dopo essersi assicurati e facendo sicura al proprio compagno che saliva per primo. Superato questo tratto si è traversato verso una prima sella esposta, poi una pettata sino ad un altro tratto misto, la cresta e infine la vetta.

Sapersi relazionare con i movimenti del proprio compagno che a volte scompare tra le rocce e imparare ad usare un linguaggio comune di base, porta a fare attenzione ad ogni passo e ad ogni parola per evitare che siano quelli sbagliati. Esperienza che lega chi affronta insieme una cordata e che porta ad accrescere il senso di responsabilità verso se stessi ma soprattutto verso gli altri, verso chi ripone in noi la propria fiducia. L’ottima giornata e il cielo limpido ci permettono di individuare alle soste le vette che circondano il Terminillo, tra cui l’imponente Gran Sasso, e le non troppo fredde temperature ci permettono di godere con meno tremori i punti morti e di attesa. Ridiscesi col sole calante verso Roma attraverso il sentiero escursionistico della normale, arriviamo al Sebastiani dove, davanti ad una birra e al camino, ascoltiamo le parole di Paolo, i suoi consigli e le correzioni che ha da fare a ciascuno di noi, pronti a farli propri alla prossima uscita.

Gruppo Escursionistico Orientamenti