a cura del Cuib Femminile di Raido
Purezza, candore, ma anche passione e gloria, scopriamo oggi l’affascinante simbologia del giglio, fiore dall’aspetto meraviglioso e maestoso, ma anche dalle molte gradazioni di colore. A ciascun colore è legato un preciso significato…
Il giglio è sinonimo di candore e, quindi, di purezza, innocenza, verginità; lo si trova in Bòhme o in Silesius come simbolo di purezza celeste: «Lo sposo della tua anima desidera entrare; fiorisci: non viene se i gigli non fioriscono».
1. Il giglio si presta anche a un’interpretazione del tutto diversa: in quanto derivato dalla metamorfosi di un prediletto di Apollo, Giacinto, ricorderebbe gli amori proibiti; qui si tratta però del giglio martagone (il giglio rosso).
Mentre coglieva un giglio (o un narciso), Persefone fu rapita da Ade – innamorato di lei – e trascinata nel suo regno sotterraneo; il giglio potrebbe, a questo titolo, rappresentare la tentazione o la porta degli Inferi.
Nella Mitologia delle piante, Angelo de Gubernatis afferma che «si attribuisce il giglio a Venere e ai Satiri, indubbiamente a causa del pistillo impudico e, di conseguenza, il giglio è un simbolo della generazione»; proprio per questo motivo sarebbe stato scelto dai re di Francia come simbolo della prosperità della razza.
Oltre all’aspetto fallico, Huysmans in La Cathédrale ne descrive gli effluvi inebrianti: «il suo profumo è assolutamente il contrario di un profumo casto; è un miscuglio di miele e di pepe, qualche cosa di acre e dolciastro, di tenue e forte; ha qualcosa della conserva afrodisiaca del Levante e della confettura erotica dell’India».
2. La simbologia delle acque si unisce qui a quella della luna e dei sogni facendo del giglio il fiore dell’amore, di un amore intenso ma che, nella sua ambiguità, può diventare irreale, o rimosso o sublimato. Se è sublimato, il giglio, è il fiore della gloria.
Per questo si può stabilire un’equivalenza fra il giglio e il loto*, che si innalza sopra le acque fangose; in questo caso, siamo di fronte a un simbolo della realizzazione delle possibilità antitetiche dell’essere. Forse occorre interpretare in questo senso le parole dette da Anchise a Enea, quando gli predice i meravigliosi destini della sua discendenza: «Tu sarai Marcello./ Datemi gigli a piene mani, fate ch’io sparga/ fiori purpurei…» (Eneide, VI, 883-884).
Il giglio araldico a sei petali può identificarsi con i sei raggi della ruota*, la cui circonferenza non è tracciata, cioè con i sei raggi del sole: fiore di gloria e sorgente di fecondità (GUEC, GUES).
3. Nella tradizione biblica, il giglio è iI simbolo dell’elezione, della scelta deIl’essere amato: «Come un giglio fra ì cardi / così la mia amata tra le fanciulle» (Cantico dei Cantici, 2, 2).
Tale fu il privilegio d’Israele fra le nazioni, della Vergine Maria fra le donne d’Israele. Il giglio rappresenta anche il cedere alla volontà di Dio, cioè alla Provvidenza che sopperisce ai bisogni dei suoi eletti: «Osservate come crescono i gigli del campo; non lavorano e non filano» (Matteo, 6, 28); abbandonato nelle mani di Dio, il giglio è adornato meglio di Salomone in tutta la sua gloria; e il simbolo dell’abbandono mistico alla grazia di Dio.
(Tratto da Dizionario dei Simboli, J. Chevalier – A. Gheebrant, BUR, 2005)