“Eurasia sotto attacco” (08/03/2014) – recensione

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marcigliano

Spazio ad un tema di strettissima attualità in questo nuovo appuntamento presso la sede della Comunità Militante Raido, che ospita anche l’omonima Libreria. A confronto con Andrea Marcigliano, giornalista e animatore del Centro Studi “il Nodo di Gordio”, si è discusso per quasi due ore di Ucraina e, più in generale, dei destini di un mondo sempre più (o sempre meno?) sotto il controllo statunitense.

Il tema è stato affrontato senza spirito fazioso né con tesi precostituite. Anzitutto nel riferirsi al termine “Eurasia”, richiamato per l’occasione non in chiave ideologica ma, richiamandosi a quello che in geopolitica è il c.d. “HeartLand” (McKinder) ovvero il cuore per controllare la c.d. “isola mondo”. Rivolta in Ucraina

Ma, non solo Eurasia: infatti, troviamo scenari di guerra e focolai di rivolta (vera o strumentalizzata) qua e là, sparsi per ogni continente: Iran, primavera araba, Turchia, Ucraina e ora Venezuela, sono i teatri più recenti di questa guerra “non dichiarata”, che assume ovunque gli stessi slogan (in inglese), gli stessi simboli, sobillatori di piazza che operano in maniera identica, le stesse “Ong” occidentali lautamente finanziate.

Oggi, l’Eurasia é “sotto attacco” perché è lo scenario del tentativo Usa di vanificare le ambizioni ed il ruolo (storico e geopolitico) della Russia, impendendo in pari tempo l’indipendenza energetica e geopolitica dell’Europa centro-occidentale.

Dopo un’introduzione a cura di Raido, Andrea Marcigliano ha preso la parola focalizzandosi anzitutto sul caso ucraino che, in quanto tale, costituisce il “caso di scuola” perfetto per analizzare e comprendere i tanti conflitti in corso che, pur apparentemente così differenti e fra loro distanti, vedono quasi sempre gli Usa (o il suo ‘satellite’ di turno…) interessati a destabilizzare lo status quo.

1 marciIl caso ucraino è stato sviscerato per dimostrare anzitutto il ruolo disinformativo e mediatico che tali “rivoluzioni” assumono oggi. Presentata come una “rivoluzione di piazza”, dietro la rivolta ucraina si stagliano le inequivocabili ombre dei cosiddetti ‘Poteri Forti’, che hanno sapientemente utilizzato la forza d’urto del malcontento generale e del nazionalismo locale salvo poi sbarazzersene non appena non gli sarà più utile.

Una situazione, quella ucraina, emblematica anche per il nostro stesso ambiente politico ed umano, visto il sostegno ideale dato a diversi gruppi e movimenti della Destra Radicale ucraina, ma che – se giustificati dalla buona fede – tuttavia non sono condivisibili se si osserva la situazione da una prospettiva più ampia, visto il risultato che pure tali gruppi hanno materialmente contribuito a realizzare in Ucraina. Il fatto poi che movimenti come Svoboda o Pravy Sektor abbiano rapporti alla luce del sole con islamisti caucasici (in chiave anti-russa), Femen, godano di “benedizioni” da ambasciatori influenti o abbiano nel loro programma politico l’adesione dell’Ucraina alla Nato, la dice lunga. ucraina

Al solito, è “2 pesi e 2 misure”: vige la legge del più forte (gli Usa e relativi vassalli). Infatti, se Putin invade un paese sovrano (Crimea), è una violazione del diritto internazionale, ma se gli Usa in Iraq e Afghanistan (solo per citare i casi più recenti) hanno fatto lo stesso, godono del plauso internazionale. Stesso discorso dicasi per le “piazze” di ambo le parti: perché se gli ucraini filo-occidentali occupano i palazzi del potere e determinano la costituzione di un nuovo governo (guardacaso tecnocratico e non eletto!) che UE/Usa si affrettano a riconoscere, invece gli ucraini filo-russi se fanno lo stesso in Crimea (mediante un referendum) è un colpo di stato?

L’obiettivo finale, grazie al confronto serio e serrato con Andrea Marcigliano ed il pubblico in sala, era dunque quello di cercare di comprendere come dobbiamo porsi di fronte a questa crisi. Quello che è apparso chiaramente, al di là di come gli eventi evolveranno nei prossimi giorni, è che non si tratta di una crisi militare vecchio stile: ma una lotta per il controllo energetico. L’Occidente vuole paralizzare la pipeline naturale che l’Ucraina rappresenta come congiunzione tra Russia ed Europa, passando per la divisione dell’Ucraina in due regioni: una filo-occidentale (Ovest) ed una filo-russa (Est). Ma, c’è anche l’obiettivo (occidentale) della “balcanizzazione” dell’area, perché appare evidente come il vero obiettivo a lungo termine sia quello di creare una destabilizzazione cronica dell’area. Inoculando così un virus che servirà all’attacco finale: quello al cuore, cioé la Russia.

2 marciPertanto, la grande illusione nell’approcciarsi a questa crisi è quella di pensare di poter percorrere una terza via: cioè di pensare di poter porsi né con gli Usa/Ue né con la Russia… salvo non capire esattamente con chi. Ma, il mondo non è più quello “bipolare” Est/Ovest della guerra fredda, e sbaglia chi ragiona con logiche ormai superate. Infatti, in un mondo che rischia di essere ogni giorno di più sempre più dominato dalla piovra yankee, bisogna perciò avere il coraggio di schierarsi e smettere di coltivare assurde ipotesi terzoforziste o piccolo-nazionaliste buone forse per la politica internazionale dell’Italia Fascista ma, decisamente inapplicabili oggi.

Arrivederci al prossimo appuntamento: sabato 29 marzo con “Seppur morto egli arde!”, parole e musica nel XX della scomparsa di Leon Degrelle.