Merkel: “Yankee go home”

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Il governo tedesco espelle il capo della Cia a Berlino.  La clamorosa decisione della Merkel è stata presa dopo il caso Nsa e l’ultimo episodio degli agenti al soldo di Washington. La cancelliera: “Con gli Usa vedo una differenza di principi molto grande. Spiare alleati è spreco di energie”. Berlino cuore d’Europa o è solo un gioco delle parti, alla luce dei recenti scenari di crisi internazionali (Ucraina in primis)?

di Andrea Tarquini

(Repubblica.it) – Precipita la crisi Germania-Usa sullo scandalo dello spionaggio dell’alleato tedesco da parte della National Security Agency (Nsa), della Central Intelligence Agency (Cia) e probabilmente anche di altri servizi Usa. Il governo guidato da Angela Merkel, dopo aver chiesto invano fin dall’ottobre scorso al presidente degli Stati Uniti Barack Obama di fare chiarezza sull’affaire e di garantire che Washington la smetterà di trattare gli alleati come nemici, spiandoli a loro insaputa, oggi è passato all’azione. Il massimo responsabile dei servizi d’intelligence americano nel territorio federale è stato dichiarato persona non grata ed espulso: deve lasciare il paese entro le prossime ore. Esplode così la più grave crisi di fiducia tra il paese guida dell’Occidente e un suo alleato nella Nato. Una crisi assolutamente senza precedenti tra Usa e Germania e tra Usa e altri alleati europei, dal 1945 a oggi. Per inciso, la situazione per Obama è ancor più imbarazzante in quanto il paese vittima dello spionaggio della Nsa e della Cia è il più importante partner europeo. E la Germania, sempre più conscia del proprio peso, e sicura in questo caso di avere dalla sua almeno la maggioranza degli altri governi europei, mostra una determinazione come non mai nella storia del suo dopoguerra democratico.
    
La superspia americana espulsa, per il pubblico, è uno sconosciuto. Come avviene di solito in questi casi tra alleati, l’identità del ‘residente’, cioè il capo dell’ufficio dei servizi d’intelligence di un paese Nato in un altro paese Nato, è nota solo a livello confidenziale, nei più ristretti circoli governativi e della Difesa dei due paesi. 

Che un alleato ci spii come se fossimo un nemico è uno spreco di energie, e una violazione inaccettabile della fiducia bilaterale, ha protestato energicamente Angela Merkel in persona. Ma soprattutto la cancelliera vede “una differenza di principi molto grande rispetto ai compiti dei servizi segreti dopo la guerra fredda”. La ministro della Difesa Ursula von der Leyen, considerata possibile ‘delfina’ della cancelliera, ha definito “estremamente grave” il caso dello spionaggio Usa, e ha chiesto che Washington “tragga subito le dovute conseguenze” dalle sue responsabilità. Ancora più allarmato è il decano della politica tedesca, Wolfgang Schaeuble, superministro delle Finanze, ex vice di Helmut Kohl, senior statesman nella CduCsu (il partito di Merkel) e nel governo di Grosse Koalition con la Spd in generale. “Io sono preoccupato per il pericolo che da amici e partner Germania e Usa, a seguito di questa storia, si allontanino sempre di più, diventino sempre di più estranei l’un l’altro”. Il comportamento di Washington, ha aggiunto, “è di una totale stupidità… non è accettabile che i loro servizi ingaggino a casa nostra persone di terza classe per spiarci, per questo vi assicuro che la cancelliera in persona è ‘not amused'”, insomma non è per nulla contenta.

La crisi delle spie americane in Germania è un caso pressoché senza precedenti nel mondo libero, e ovviamente Berlino si aspetta che Roma, Parigi, tutti gli altri alleati e partner europei prendano posizione sul caso. Dal 1945 a oggi, durante la guerra fredda, nei paesi Nato venivano spesso decise espulsioni di spie russe o dei paesi satelliti dell’Urss; dopo la caduta del Muro di Berlino, dell’Urss e dell'”Impero del male” sovietico nel 1989, la situazione è cambiata di poco: ex paesi satelliti, a cominciare dalla Polonia che con la sua rivoluzione non violenta aveva avviato la fine del blocco comunista, sono ora nella Nato. Sono continuate espulsioni, ma appunto di agenti russi o cinesi, nordcoreani, iraniani o di altri paesi considerati ostili al mondo libero. Adesso il clima qui è cambiato di colpo, e Washington – che ha reagito limitandosi a sottolineare “l’importanza della collaborazione bilaterale nell’intelligence”, sembra non capire la gravità dello scontro o aver scelto di far finta di non rendersene conto.

LO SPECIALE DATAGATE

Il confronto era in corso da tempo, da quando i tedeschi avevano scoperto che il cellulare della cancelliera e quelli di altri alti membri del governo erano intercettati dalla Nsa. La quale, secondo Der Spiegel, avrebbe almeno venti ‘siti’ attivi in Germania, paese che riterrebbe l’oggetto da osservare più importante in Europa. La settimana scorsa un agente del Bnd, i servizi segreti tedeschi, era statosmascherato come traditore al soldo della Cia almeno dal 2012, e fornitore ai servizi Usa di oltre 200 dossier segreti tedeschi. Ieri sera è stato rivelato che una seconda talpa di Washington, un funzionario politico al ministero della Difesa, era stato scoperto. Berlino teme che i due casi non siano che la punta di un iceberg, i primi segnali di una vera e propria rete dello spionaggio Usa in territorio federale. Le spie sono tra noi, pensano e si dicono sbigottiti i tedeschi, spie d’un paese che consideravano amico e affidabile fino a ieri o all’altro ieri. 

L’amministrazione Obama ha aperto un vaso di Pandora di diffidenza Usa-Germania e Usa-Europa, le cui conseguenze forse cominciamo appena a immaginare. E non è escluso un allontanamento e un calo di fiducia tra le due sponde dell’Atlantico, fino al punto di non ritorno. “Per troppo tempo”, ha detto il presidente della Commissione parlamentare tedesca sulla sicurezza e l’intelligence, Clemens Binninger (Cdu), “le nostre richieste di una collaborazione vera su questi casi sono rimaste senza risposta da parte americana”. Berlino, divenuta grande potenza adulta e democrazia matura, alla fine ha scelto di passare all’azione. In queste ore un consulto straordinario a porte chiuse è in corso, pare tra la cancelliera, i ministri dell’Interno e degli Esteri, Thomas de Maizière (Cdu) e Frank-Walter Steinmeier (Spd) sui seguiti del caso.