La fiaba che insegna a rimanere sempre dei lupi

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crisi italia

di Emilio Del Bel Belluz

Leggendo un libro dello scrittore davvero notevole come  Nicolai Lilin, mi sono imbattuto in una favola che credo possa spiegare la situazione in cui vive il Paese:  il popolo italiano deve rimanere fedele ai suoi principi, perché derogando ad essi si perde tutto, deve conservare la dignità e la speranza. In questi anni, gli italiani, hanno  perduto la cosa più importante:  l’’amore per la Patria.  Sono pochi quelli che si sentono orgogliosi di essere italiani, di amare la bandiera, di pensare che l’Italia è fatta prima di tutto da italiani che, se bisognosi, hanno il diritto di usufruire degli aiuti,  e questo deve essere fatto senza essere in graduatoria con i cittadini extracomunitari. Si devono aiutare quelli che sono nati in Italia, i cui padri hanno combattuto per il Paese,  quelli che hanno radici profonde e che hanno sempre cercato il buon vivere. Gli italiani devono rispettare le loro tradizioni, e farle rispettare, il servilismo mieloso che si osserva ora nei confronti di tutti gli stranieri è avvilente.  Quando sento che nel Paese vi è tanta disperazione io non posso stare zitto, se il mio vicino ha bisogno di aiuto non posso ignorarlo. Il cameratismo spinge ad essere umani con chi ha bisogno. Scrissi alcuni mesi fa,  di dare il cibo rifiutato dai cittadini stranieri agli italiani, di non buttare nulla. Quelli che distruggono i centri di accoglienza non possono rimanere in Italia, come ospiti d’onore. Quelli che distruggono le strutture  che li accolgono devono essere rispediti al loro paese senza tanto buonismo. Spesso ho l’’impressione che gli italiani siano diventati dei collaborazionisti, agli italiani vorrei ricordare che prima di tutto bisogna essere buoni italiani. L’’impero romano in crisi  è il titolo di una pagina tratta da un libro di storia delle elementari. Questo libro ogni tanto lo consulto per ricordare i tempi della mia giovinezza, che sicuramente erano i più spensierati. Il capitolo legato all’impero romano è quello che mi è sempre piaciuto e lo cito come l’’esempio più importante per i ragazzi d’’oggi. Nel successo non si deve mai dimenticare che tutto passa e che basta un piccolo cedimento ed è la fine di tutto.  L’’impero romano è crollato quando sembrava davvero intramontabile, e capace di conquistare tutto per sempre. Leggo nel mio sussidiario alcune parole che mi facilitano a esprimere quello che ho dentro. “ L’’impero Romano in crisi. – Sotto gli imperatori succeduti a Ottaviano Augusto, l’’Impero romano era arrivato a comprendere quasi tutto il mondo allora conosciuto. Ma proprio in quel momento di smisurata potenza, l’’impero romano si trovò in grave crisi. La causa prima di questa crisi  furono gli stessi cittadini romani. Le enormi ricchezze, giunte a Roma  da ogni parte dei suoi domini, li avevano resi fiacchi e corrotti. Dal loro animo erano quindi scomparsi l’’antico spirito di sacrificio e l’’amor di patria che avevano reso grande Roma. Essi non vollero più servire la patria come soldati. Così l’’esercito romano fu formato da soldati mercenari, i quali combattevano solo per il desiderio di bottino e per la paga. Essi erano i soli a difendere i confini dell’’impero e divennero tanto indispensabili, che alla fine pretesero perfino di avere diritto di eleggere l’’imperatore. E’ logico che, in queste condizioni, non era possibile governare efficacemente un dominio tanto vasto come era l’’impero romano. La situazione, inoltre , era grave per un altro motivo. I confini dell’’impero erano continuamente minacciati da popolazioni semiselvagge, che i Romani chiamavano “barbari”. Ed è proprio per difendere meglio l’’impero da questa grave minaccia che si spostò prima la capitale e, più tardi , si divise l’’impero in due parti. “.  In questi giorni di festa, mi è capitato di riflettere sulla mia patria, ho timore a chiamarla in questo modo perché non trovo che sia molto amata come dovrebbe. Leggendo un libro che mi è stato  donato proprio a Natale di Franco Latini, mi sono sottolineato alcune frasi che  possono, a  mio giudizio,  essere molto importanti e che non conoscevo, vi è nel libro riportata una intervista sulla religione e il suo valore.  Russell esprime la sua opinione sul significato e il valore della religione in questo dialogo  con Wyatt.  Alla domanda  – Wyatt: Ma allora pensate che anche oggi la religione sia dannosa? Voglio dire, molto in quel che criticate è accaduto parecchio tempo fa. E oggi? Russell: Oggi è la stessa cosa. Penso che al giorno d’’oggi la religione, come presentata dalle Chiese impedisce il pensiero onesto e dia importanza alle cose che non sono molto importanti . Il senso di importanza religiosa ha una direzione del tutto sbagliata.  Wyatt: Poteste darmi un esempio? Russell: Si, certamente. Quando l’Impero Romano stava crollando , i Padri della Chiesa non si preoccupavano molto della caduta dell’’Impero Romano. Si preoccupavano soprattutto del come preservare la verginità. Ecco che cosa consideravano importante. Wyatt: E che cosa hanno fatto in proposito? Russell:  Esortavano il popolo alla verginità e non si davano la pena di preoccuparsi che gli eserciti difendessero le frontiere, o di riformare il sistema delle tasse : consideravano la verginità più importante dell’’Impero . Mi sembra che questo dimostri una vera mancanza di senso delle proporzioni.  ” Leggendo il testo di questa intervista mi vengono in mente gli appelli che vengono fatti all’’integrazione tra i popoli, al fatto che l’Italia sia diventata il luogo dove tutti possono venire, perché l’’Italia ha abolito il reato di clandestinità.  Il nostro paese credo abbia perso la bussola, con l’’accoglienza illimitata degli stranieri. Allo stesso tempo, i vecchi temono di lasciare la loro casa per andare a curarsi perché al loro ritorno potrebbero trovare degli abusivi che occupano la loro casa e non potrebbero fare nulla per allontanarli. Nessuno che garantisca queste persone che hanno l’’unico torto d’’aver amato il loro Paese. Il vecchio spogliato di tutto e messo in una strada. Allora chi deve fare giustizia se la legge non si occupa dei nostri anziani.  La solitudine della vecchiaia, la soglia della povertà e la garanzia della paura. Io come italiano mi sento di aiutare i vecchi, mi sento di aiutare gli italiani, e non trovo giusto che l’Italia diventi un Paese dove tutti possano fare i loro comodi. Oggi ho letto  una notizia che riportava che in una mensa, gestita dalle suore,  un immigrato ha scagliato il suo vassoio con il cibo, perché non di suo piacimento. Questo ha fatto dei danni alla struttura e bisogna accettare anche questo. Cosa si aspetta a sospendere questo buonismo che finirà per stritolarci.  La povertà colpisce milioni di persone in Italia, aiutiamo gli italiani,  adottiamo i poveri di casa nostra. Anche la Chiesa con il suo buonismo si ricordi che fine hanno fatto i cristiani  nel  Libano. Ricordi che stanno uccidendo migliaia  di cristiani ogni giorno e nessuno fa niente. Soffro nel vedere il mio Paese così diverso da quello di un tempo, mi chiedo se bisogna raccontare queste cose, a costo di essere tacciati da razzisti. Io invece amo il mio Paese, e sono quasi certo che faremo la fine dell’’Impero Romano.

 

 

 

“[..] Quella fiaba parlava di un branco di lupi che erano messi un pò male perché non mangiavano da parecchio tempo, insomma attraversavano un brutto periodo. Il vecchio lupo capo branco però tranquillizzava tutti, chiedeva ai suoi compagni di avere pazienza e aspettare, tanto prima o poi sarebbero passati branchi di cinghiali o di cervi, e loro avrebbero fatto una caccia ricca e si sarebbero finalmente riempiti la pancia. Un lupo giovane, però, che non aveva nessuna voglia di aspettare, si mise a cercare una soluzione rapida al problema. Decise di uscire dal bosco e di andare a chiedere il cibo agli uomini. Il vecchio lupo provò a fermarlo, disse che se lui fosse andato a prendere il cibo dagli uomini sarebbe cambiato e non sarebbe più stato un lupo. Il giovane lupo non lo prese sul serio, rispose con cattiveria che per riempire lo stomaco non serviva a niente seguire regole precise, l’importante era riempirlo. Detto questo, se ne andò verso il villaggio. Gli uomini lo nutrirono coi loro avanzi, e ogni volta che il giovane lupo si riempiva lo stomaco pensava di tornare nel bosco per unirsi agli altri, però poi lo prendeva il sonno e lui rimandava ogni volta il ritorno, finché non dimenticò completamente la vita di branco, il piacere della caccia, l’emozione di dividere la preda con i compagni. Cominciò ad andare a caccia con gli uomini, ad aiutare loro anziché i lupi con cui era nato e cresciuto. Un giorno, durante la caccia, un uomo sparò a un vecchio lupo che cadde a terra ferito. Il giovane lupo corse verso di lui per portarlo al suo padrone, e mentre cercava di prenderlo con i denti si accorse che era il vecchio capo branco. Si vergognò, non sapeva cosa dirgli. Fu il vecchio lupo a riempire quel silenzio con le sue ultime parole:”Ho vissuto la mia vita come un lupo degno, ho cacciato molto e ho diviso con i miei fratelli tante prede, così adesso sto morendo felice. Invece tu vivrai la tua vita nella vergogna, da solo, in un mondo a cui non appartieni, perché hai rifiutato la dignità di lupo libero per avere la pancia piena. 

Sei diventato indegno. Ovunque andrai, tutti ti tratteranno con disprezzo, non appartieni né al mondo dei lupi né a quello degli uomini… Così capirai che 

                                                       la fame viene e passa

                                                                   ma la dignità 

                                                               una volta persa 

                                                       non torna più”. 

Tratto dal libro di Nicolai Lilin Educazione siberiana