Molte volte ci siamo soffermati sul fenomeno della parodizzazione della religione. Come ci insegnano i maestri della Tradizione, l’essoterismo nelle forme spirituali moderne subisce un graduale impoverimento contenutistico fino a rimanere una sorta di vuoto simulacro, laicizzato e socializzato, e in parallelo le sue forme esteriori vengono semplificate, banalizzate, svuotate, ridicolizzate. Inversione e parodia: le due parole d’ordine per svilire anche le residue funzioni soteriologiche delle forme religiose fideistiche. Tra i tanti esempi, dalla città di Noto ci arriva un fatto di cronaca particolarmente significativo: il vescovo locale, per giunta ordinario di teologia, spopola su internet e fra i suoi concittadini per le sue performances canore durante le messe da lui celebrate: monsignor Staglianò, per rendere “più fruibili” i suoi messaggi, soprattutto fra i più giovani, durante le omelie canticchia spezzoni di canzonette pop tra una frase e l’altra; nello specifico, si tratta di canzoni di Noemi e Mengoni. Nel video che impazza su youtube Staglianò, abbigliato di tutto punto con la mitra in testa ed il pastorale in mano, si esibisce sereno e contento, mostrando di non capire, inconsapevole strumento al servizio della sovversione, quanto divenga ridicolo e quanto contribuisca a svilire la funzione che incarna nonché il ruolo sempre più difficile della moderna cattolicità decaduta. Ancora una volta è il sacro che deve abbassarsi al livello del profano, nel disperato tentativo di essere “accettato” dal mondo, da quel mondo che, al contrario, dovrebbe prostrarsi al sacro e da esso farsi plasmare. Sentir cantare il vescovo Staglianò: “… e ora sono qui che mi guardo crescere la mia cellulite e le mie nuove consapevolezze …”, farebbe scoppiare dal ridere, se non fosse evidente all’occhio educato dall’insegnamento tradizionale quale dramma spirituale si nasconda dietro questo tragicomico teatrino …
(www.ansa.it) -Proprio ieri è stato il suo sesto anniversario di ingresso nella Diocesi di Noto. Mons. Antonio Staglianò, 55 anni, calabrese, ordinario di teologia sistematica, autore di numerose pubblicazioni su fede e teologia, ma anche di poesie e decaloghi molto spesso rivolti a temi sociali, si dice un po’ stupito dal clamore suscitato dalla sua omelia canora nel corso della quale ha intonato due brani musicali di Noemi e Marco Mengoni. Due cantanti i cui testi, secondo il presule, possono raggiungere più facilmente il cuore dei giovani. E adesso il video del vescovo rock spopola sul web. “Il Vangelo si interessa dell’umano. Il Vangelo è la bellezza umana di Gesù per il mondo” spiega mons. Staglianò, che precisa. “Certo si tratta di un passaggio estrapolato di pochi minuti, di un’omelia durata circa 28 minuti. La predica si fa parlando, ma ho notato che l’attenzione della gente e la comprensione diventa più profonda quando alcune frasi si cantano”. “Pensiamo – aggiunge – a ‘Dov’è carità e amore lì c’è Dio’. Se io canto questa frase, chi mi ascolta recepisce meglio e canta con me. Capisce cosa sto dicendo”. Il vescovo di Noto è membro della Commissione Episcopale Italiana per la cultura e le comunicazioni sociali, oltre che delegato regionale della CeSi per la commissione Comunicazioni Sociali e Cultura. E chiarisce che nelle sue parole non c’è alcuna improvvisazione.
“Il canto e la musica sono un registro comunicativo. Perché non utilizzarlo se lo scopo è entrare nel cuore per diffondere il messaggio cristiano. Ho citato la canzone ‘Vuoto a perdere’ di Noemi, le sue parole sul rischio che noi corriamo senza accorgercene. Il brano di Mengoni ‘Mentre il mondo cade a pezzi’ è un pretesto, perché i ragazzi capiscono meglio. Magari altre citazioni non le capirebbero. Utilizzo questo registro comunicativo e lo funzionalizzo alla comunicazione del Vangelo. Ai ragazzi della Cresima piace, lo apprezzano ed io continuerò a farlo, fin quando non mi diranno di smettere”. Mons. Staglianò non ascolta le canzoni di musica leggera per passione o diletto, ma le studia. “Ho preparato una catechesi sull’amore e ho studiato questi testi. Adesso ne sto preparando un’altra ed utilizzerò ‘Essere umani’ e ‘Guerriero’ di Mengoni, ‘La Cura’ di Battiato, piuttosto che ‘Fatti avanti amore’ di Nek. Attraverso queste canzonette voglio predicare il Vangelo. Nella misura in cui le parole delle canzoni intercettano aspetti belli dell’umanità”. Insomma, a differenza di un altro cantante molto amato dai giovani come Edoardo Bennato, per il vescovo di Noto questo “non sono solo canzonette”.