a cura della Redazione di AT
E, commentandolo, avrebbe scritto: «tutto quel che c’è di nuovo in quel ch’è vecchio e tutto quel che c’è di vecchio in quel ch’è nuovo, perché è il nuovo che fa il vecchio ed il vecchio che fa il nuovo, è la cerca che ritrova nell’antico il nuovo e nel nuovo l’antico, Vsu Vetera Nova».Il brocardo sarà ripreso anche nella sua opera – attualmente l’unica di ampio respiro – pubblicata postuma, La Tradizione Romana.
L’Italia è un «istmo sacro» nel Mediterraneo dal carattere bifaciale, richiamante il simbolo di Giano bifronte, «che guarda all’Est e all’Ovest come apertura e chiusura di ciclo», essendo «Postvorta e Antevorta sul passato e sul futuro onde Vetera usu Nova». Saturnia tellus, dove l’antico – Enea – trovò il nuovo – Romolo – nell’atto della fondazione. I moderni sentono la smania dell’originalità e dimenticano l’essenza della novità: è l’antico che fa il nuovo. La vera rivoluzione sta nel tornare alle origini, come il moto annuo del Sole ricorda. Bisogna rifarsi alle origini, e quindi ai Principi, per dare vita e creare forme nuove. Nulla di più vicino ai Princìpi – eterni e al di là dello spazio e del tempo – sono le forme antiche, essendo il tempo dotato di qualità: “usandole” si trasformano nel nuovo, solamente, però, nel momento in cui se ne coglie l’espressione viva dei Princìpi. L’”uso”, secondo i nuovi tempi e i nuovi spazi, ne fa qualcosa di nuovo. Usare il nuovo lo rende vecchio – Riforma -, l’uso del vecchio, invece, lo fa nuovo – Rivoluzione. La fondazione è un atto rivoluzionario, quando torna alle origini: VSV VETERA NOVA