E’ noto a tutti che il Qatar è tra i paesi che, con USA e Arabia Saudita, hanno determinato l’attuale situazione geopolitica di caos in Medio Oriente, creando ad arte le “primavere arabe” ed armando i ribelli (per lo più mercenari stranieri) e l’ISIS. Buttare giù Assad farebbe molto comodo sia alle superpotenze dei petrodollari che agli americani, in cerca dell’egemonia sull’area. Ma l’intervento di Putin, l’unico veramente diretto a debellare il Califfato, rischia di mandare a monte i loro piani. Ed ecco che yankee e sceicchi cominciano a frignare.
(it.sputniknews.com) – Il ministro degli Esteri del Qatar Khalid al-Attiyah ha affermato che il suo Paese non esclude un intervento militare in Siria. La dichiarazione sembra propagandistica, perché il Qatar è un Paese piccolo, ma molto ricco. Ma il Qatar sta già fornendo sostegno militare, finanziario e politico all’opposizione sunnita che si oppone a Bashar Assad.
In precedenza avevano esternato le loro intenzioni di impegnarsi in una guerra contro il governo di Damasco la Turchia e l’Arabia Saudita. Pertanto dovrebbero essere prese sul serio le parole del ministro degli Esteri del Qatar sulla prontezza insieme ai suoi alleati di intervenire in Siria. Alcuni media temono che la dichiarazione apra la possibilità di una terza guerra mondiale, scrive “Nezavisimaya Gazeta”.
A metà ottobre durante i colloqui tra il presidente Vladimir Putin e il ministro della Difesa dell’Arabia Saudita Muhammad bin Salman, il principe saudita ha avvertito delle “conseguenze pericolose” dell’intervento militare di Mosca nel conflitto siriano dalla parte di Assad. Finora sono solo parole. Tuttavia il Qatar è stato spesso accusato di sostenere i movimenti islamici radicali come “Al Qaeda”, i “Fratelli Musulmani”, i “Talebani”, lo “Stato Islamico” e il “Fronte Al Nusra.” Proprio questi gruppi bombarda oggi l’Aviazione russa.
La situazione in Siria è legata agli interessi geopolitici di vari Paesi in Medio Oriente. Il successo delle truppe governative, sostenute dai raid dell’Aviazione russa, testimoniano che Mosca difende attivamente i suoi interessi nella regione. Il sito “Surya al-Ain” ha riferito che nei giorni scorsi le truppe siriane hanno liberato 5 città nella periferia sud-occidentale di Aleppo, la capitale economica del Paese (355 km a nord di Damasco).
“I ribelli si stanno ritirando in preda al panico, le loro linee difensive sono state sfondate. Le forze di Assad stanno riprendendo il controllo sulle aree adiacenti alla strategica autostrada Damasco-Aleppo,” — scrivono i media filo-governativi siriani.
Un comandante dell’esercito di Damasco afferma che se queste operazioni avranno successo, “le comunicazioni che collegano i gruppi terroristici nelle province di Aleppo, Latakia e Idlib saranno tagliate e gli approvvigionamenti d’armi ed equipaggiamenti attraverso il confine turco verranno completamente interrotti.” Secondo lui, se l’operazione di “pulizia” nella parte sud-occidentale di Aleppo, a nord di Idlib e ad Hama si concluderanno con successo, diventerà sicura la strada principale che collega la Siria centrale al nord del Paese. Di conseguenza l’invio e il trasferimento delle truppe saranno più veloci e i terroristi in Siria orientale e occidentale rimarranno completamente isolati.
Questo piano sarà attuato, se le truppe di Arabia Saudita, Turchia e Stati Uniti non inizieranno a sostenere più attivamente i gruppi che combattono le forze di Assad. In questo caso non sarà scontato che Assad ottenga rapidamente la vittoria finale, prosegue il giornale russo.
“Per la Russia è molto importante tramite i canali diplomatici convincere i Paesi che sostengono ISIS ed altri gruppi terroristici di smetterla. Pertanto serve sostenere tutte le iniziative per discutere i problemi legati alla crisi siriana. Questi problemi sono ora discussi a Vienna tra i rappresentanti dei dicasteri delle diplomazie di Russia, Stati Uniti, Arabia Saudita e Turchia. Ma qui è quasi impossibile attendersi un pieno successo,”- ritiene il generale Yury Netkachev, analista militare.
E’ sicuro: al momento non ci sarà alcuna terza guerra mondiale.
“L’Arabia Saudita e la Turchia non oseranno avventurarsi in un intervento in Siria — è convinto l’esperto. — Anche se, a quanto pare, continueranno a sostenere i gruppi ribelli con armi e denaro”.