René Guènon – L’età oscura e l’èlite

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Pubblichiamo un estratto di un articolo del metafisico René Guénon (“Lo spirito dell’India”, contenuto in “Studi sull’Induismo”) che, descrivendo da una prospettiva induista la decadenza dell’Occidente e il pericolo dell’occidentalizzazione nell’epoca attuale, la situazione del mondo e dell’umanità nei tempi ultimi, la ‘provvidenzialità’ di tale disordine e caos e la funzione e la ‘tenuta interiore’ dell’élite spirituale e intellettuale nel corso di quest’era oscura, mostra stupefacenti analogie con quelli che sono i dati e le descrizioni contenuti al riguardo nelle tradizioni islamiche, soprattutto sciite.

“[…] tra i popoli occidentali, è certo che è l’attitudine all’azione quella che predomina presso la maggioranza degli uomini, e che, anche se questa tendenza non fosse esagerata e deviata come nel presente, essa tuttavia sussisterebbe in misura tale che la contemplazione non potrebbe essere propria se non di una élite assai ristretta. Ciò sarebbe tuttavia sufficiente perché tutto rientri nell’ordine, dato che il potere spirituale, al contrario della forza materiale, non è per nulla basato sul numero; e però, attualmente, gli Occidentali, non sono, in realtà, che uomini senza casta, nessuno di loro occupando il posto e la funzione che contravverrebbe alla sua natura. Questo disordine, poi, si estende rapidamente, non bisogna nasconderlo, e sembra conquistare anche l’Oriente, benché non l’abbia ancora intaccato che in maniera molto superficiale e assai più limitata di quanto non potrebbero immaginare quelli che, non conoscendo che degli Orientali più o meno occidentalizzati, non si rendono conto della scarsa importanza che questi ultimi in realtà presentano. Non è tuttavia men vero che vi è un pericolo il quale, malgrado tutto, rischia di aggravarsi, per lo meno transitoriamente; il “pericolo occidentale” non è una vana parola, e l’Occidente, che ne è la prima vittima, sembra voler trascinare l’umanità intera nella rovina da cui è minacciato per sua colpa.

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Questo pericolo è quello dell’azione disordinata perché priva del suo principio; una tale azione non è in se stessa che un puro nulla, e non può condurre che a una catastrofe. Tuttavia, si potrebbe dire, se tutto ciò esiste, è perché alla fin fine, questo disordine deve rientrare nell’ordine universale, di cui è un elemento allo stesso titolo che tutto il resto; e ciò, da un punto di vista superiore, è rigorosamente vero. Tutti gli esseri, che lo sappiano o no, che lo vogliano o meno, dipendono interamente dal loro principio per tutto ciò che sono; la stessa azione disordinata non è possibile che per il principio di ogni azione, ma, poiché non è cosciente di questo principio, dato che non riconosce la sua dipendenza a questo riguardo, essa è senza regola e senza efficacia positiva e, se così ci si può esprimere, non possiede più che il più basso grado di realtà, il più vicino all’illusione pura e semplice, precisamente perché è il più lontano dal principio, nel quale solo e la realtà assoluta. Dal punto di vista del principio non vi è che ordine; ma, dal punto di vista delle contingenze, il disordine esiste e, per quel che concerne l’umanità terrestre, siamo in un’epoca in cui il disordine sembrerebbe trionfare.


Ci si può chiedere perché sia così, e la dottrina indù, con la teoria dei cicli cosmici, fornisce una risposta a questa domanda. Noi siamo nel Kali-Yuga, nell’età oscura dove la spiritualità è ridotta al minimo dalle leggi stesse dello sviluppo del ciclo umano, che conduce ad una sorta di materializzazione progressiva lungo i suoi diversi periodi, di cui quello indicato è l’ultimo; per ciclo umano, intendiamo qui unicamente la durata di un Manvantara. Verso la fine di questa età, tutto è confuso, le caste sono mescolate, la famiglia stessa non esiste più; e non è questo ciò che esattamente vediamo intorno a noi? Bisogna concluderne che il ciclo attuale tocca effettivamente la sua fine, e che presto vedremo sorgere l’aurora di un nuovo Manvantara? Si potrebbe essere tentati di crederlo, soprattutto se si considera la velocità con la quale gli eventi precipitano; ma forse il disordine non è ancora giunto al suo punto massimo, forse l’umanità deve scendere ancora più in basso, negli eccessi di una civiltà interamente materiale, prima di poter risalire verso il principio e verso le realtà spirituali e divine.

kalki-avatara-indu-tradizione-tempi-ultimi-restaurazione-finalePoco importa, del resto: che ciò avvenga un po’ prima o un po’ dopo, questo sviluppo discendente che gli Occidentali chiamano “progresso” troverà il suo limite, e allora l’”età oscura” finirà; allora apparirà il Kalki-avatara, colui che monta un cavallo bianco, che porta sul capo un triplice diadema, segno della sovranità nei tre mondi, e che tiene in mano una spada fiammeggiante come la corda di una cometa; allora il mondo del disordine e dell’errore sarà distrutto e, attraverso la potenza purificatrice e rigeneratrice di Agni, tutte le cose saranno ristabilite e restaurate nell’integrità del loro stato primordiale, essendo la fine del ciclo presente, nello stesso tempo, l’inizio del ciclo futuro. Coloro i quali sanno che così deve essere, non possono, nemmeno in mezzo alla peggiore confusione, perdere la loro immutabile serenità; per quanto sia spiacevole vivere in un’epoca di travaglio e d’oscurità quasi generale, essi non possono esserne toccati nel profondo, ed è questo che fa la forza della vera élite. Senza dubbio, se l’oscurità deve ancora sempre più estendersi, questa élite potrà essere ridotta, anche in Oriente, ad un numero assai ristretto di persone; ma è sufficiente che qualcuno custodisca integralmente la vera conoscenza per essere in grado, quando i tempi saranno compiuti, di salvare tutto ciò che potrà ancora essere salvato nel mondo attuale, e che diverrà il germe del mondo futuro.

Questo ruolo di conservazione dello spirito tradizionale, con tutto ciò che in realtà implica quando lo si intenda nel suo senso più profondo, può essere attualmente svolto solo dall’Oriente; con ciò non vogliamo però dire l’intero Oriente, poiché malauguratamente il disordine che viene dall’Occidente può colpirlo in alcuni suoi elementi; ma è solo in Oriente che sussiste ancora una vera élite, presso la quale lo spirito tradizionale si ritrova in tutta la sua vitalità. Peraltro, ciò che ne resta si riduce a delle forme esteriori il cui significato è da gran tempo pressoché incompreso e, se qualcosa dell’Occidente potrà essere salvato, ciò non sarà possibile che con l’aiuto dell’Oriente; ma bisognerà che questo aiuto, per essere efficace, trovi un punto d’appoggio nel mondo occidentale, e una tale possibilità sembra attualmente piuttosto difficile.”