di Giuseppe Mahdi Aiello
(www.ildiscrimine.com) – La credenza nel Principio, ciò che gli antichi greci chiamavano “archè”, va oltre i Libri sacri e i Profeti: essa è in relazione alla “natura primordiale dell’uomo” (fitrah), è parte del suo essere. Il Principio, Uno e Unico, è stato testimoniato da tutte le civiltà dall’inizio della storia dell’uomo.
Non vi necessità di un’iniziazione, o di una rivelazione, per riuscire a capire e accettare questo stato di fatto, ossia che il Principio d’ogni esistenza è essenzialmente Uno, punto fondamentale comune a tutte le tradizioni religiose e spirituali, ossia ogni tradizione afferma innanzitutto l’unità del Principio Supremo, da cui tutto deriva, da cui tutto dipende integralmente e a cui tutto ritornerà.
Il Principio è inesprimibile in sé, ed è Uno, e tutta l’esistenza, tutto il reale è unità. In tutta la sua universalità, l’esistenza è unica e comprende l’effettiva realizzazione di tutte le possibilità e di tutte le molteplicità della manifestazione. L’unità del reale si riferisce sia a ciò che è manifestato, sia a ciò che non è manifestato. Infatti il passaggio del non manifestato dalla possibilità all’atto è un’illusione relativa al punto di vista umano, interno alla manifestazione, mentre dal punto di vista del Principio, esso non esiste: tutto è simultaneo, il non manifestato è tanto in atto quanto il manifestato; per il Principio, la possibilità assoluta è tutta in atto, e dunque l’attualità e la possibilità coincidono, tutto è ridotto ad attualità che esclude il divenire dal «punto di vista» del Principio. Non esiste niente di virtuale nel Principio, ma solo la permanente attualità di ogni cosa in un «eterno presente», ed è questa attualità a costituire l’unico fondamento reale di ogni esistenza.