(tratto da Heliodromos, n.18, Equinozio di Primavera 2007)
Ascesa
Tu sei simile a colui il quale
ti ha impastato, ti ha cercato e ideato
ed è rimasto in te, impietrato, il segno
del corpo della spada vittoriosa.
A colui che tocca intatto il fango
e può spingere il suo percorso anche oltre il cielo,
in mezzo a rame, selce e ferro:
gigantesco, calmo e agile.
Egli aspira a mutarsi in lastra di marmo,
a sublimi solitudini di stalattite,
da sempre del tutto dissimile,
con le ali serrate che viaggiano con lui.
Tu sai tacere quando è da tacere
e in ogni ora innalzi una torre
all’Arcangelo, al grande taciturno,
inquieto per la sua forza pesante.
Tu sai soffrire, amare e consolare.
Dagli uomini lontano e da te stesso,
ma non son gioie languide e sospiri
che appannino il tuo acciaio e il tuo folgore.