Nell’Aula Magna del Rettorato della Sapienza di Roma riprende luce e vita il capolavoro di Mario Sironi, esempio di artista militante, dipinto nel 1935 e oscurato per decenni da vili strati di colore che dal dopoguerra ne hanno occultato i simboli della Roma Fascista.
(www.ansa.it) – Sopravvissuto alla carta da parati con cui fu ricoperto nel dopoguerra e all’estesa ridipintura che ne cancellò i simboli del regime, ma anche ogni traccia di uno stile eccelso, il genio di Mario Sironi riemerge dal restauro che da luglio 2015 interessa il murale ‘L’Italia tra le Arti e le Scienze’, nell’Aula Magna del Rettorato della Sapienza. Un paziente lavoro di test ha riportato alla luce l’azzurro brillante del cielo, la forza dei gesti, gli equilibri dei volti e delle composizioni di quello che per l’artista fu un “lacerto di storia” patria “per illustrare il fascismo sulla grande parete del Salone dell’Università Romana”.
“Sironi è ancora lì sotto che respira e non vede l’ora di essere liberato”, dice Marina Righetti, direttore Dipartimento di Storia dell’arte e Spettacolo e responsabile scientifico del progetto per la Sapienza presentando l’intervento che si concluderà nel luglio 2017.
Approfondimento sull’opera tratto dal sito della Sapienza
Per la decorazione dell’aula magna della inauguranda Città Universitaria di Roma, Marcello Piacentini indica al capo del Governo il nome di Mario Sironi. Il duce stesso riceve l’artista alla fine del 1933 e a lui affida “il compito arduo di illustrare il fascismo nella grande parete del salone dell’Università romana”. L’opera viene realizzata in appena due mesi. La pittura murale è una rappresentazione racchiusa in uno schema che ricorda un’immagine sacra, anche nella forma dello spazio simile ad un’abside. L’Italia è circondata dalle Arti e dalle Scienze: sono rappresentate l’Astronomia, la Mineralogia, la Botanica, la Geografia, l’Architettura, le Lettere, la Pittura, la Storia, quest’ultima simboleggiata da una donna in primo piano di spalle con un libro aperto. Sullo sfondo a sinistra l’arco di trionfo con un solo fornice e un’aquila (ridimensionati nel restauro del 1950) a rappresentare i trionfi romani. Sulla destra la vittoria alata con la spada.
Danneggiata gravemente durante la guerra, l’opera è stata poi restaurata negli anni ’50 da Carlo Siviero che ha eliminato tutto ciò che poteva alludere al regime. Sono stati infatti cancellati un personaggio a cavallo – probabilmente Mussolini – e una iscrizione scolpita sulla montagna che riportava la data XIV, riferita al quattordicesimo anno dell’era fascista, sono stati ridimensionati l’arco romano e l’aquila. Siviero è inoltre intervenuto pesantemente sulla fisionomia dei personaggi.
Nel 1982 il dipinto è stato sottoposto a un restauro conservativo.