di Emilio Del Bel Belluz
La mattina del 4 giugno, una signora di Motta di Livenza, mi ha informato della morte di Cassius Clay, appena avvenuta. Una notizia che mi ha molto colpito perché è morto il più grande campione che la boxe abbia avuto.
Clay è stato l’uomo che ha scritto con la sua carriera grandiosa la storia del pugilato nella categoria dei pesi massimi. E’ il solo campione che sia riuscito a conquistare il titolo mondiale per ben tre volte. Il mondo della boxe e non solo quello, oggi piange un pugile che è stato e sarà sempre una leggenda.
Personalmente ho amato Clay e me lo sono sempre portato nel cuore, come un esempio di tenacia sia sul ring che nella vita. Se quello che fece sul quadrato non ha eguali, quello che ha fatto fuori dal ring rimarrà nella vita di milioni di uomini.
Rimarrà grande quello che in questi anni ha rappresentato per la gente, la speranza che ha saputo donare a quelli che lo hanno visto danzare sul ring come una farfalla e pungere come un ape è stata immensa.
Si avvicinò al mondo della boxe in un giorno particolare della sua vita. A soli undici anni gli rubavano la sua bicicletta e, per lui povero ragazzo, fu un grande dispiacere. Denunciò il furto ad una guardia con le lacrime che gli scendevano e con tanta rabbia dentro. Quel poliziotto a cui si rivolse, gli consigliò di sfogare la sua rabbia recandosi in una palestra di boxe. La guardia, allo stesso tempo, si impegnò a cercare la sua bicicletta che non venne comunque mai trovata. Quel ladro fece il più bel regalo a quel giovane perché lo indirizzò verso una grande carriera.
Da quel momento tutti gli avversari che incontrava sul ring rappresentavano per lui il ladro di biciclette su cui riversare la sua rabbia, e così ne uscì un grande campione. Divenne anche l’esempio per la povera gente di come un povero ragazzo negro potesse raggiungere la vetta della gloria. Alle olimpiadi di Roma nel 1960, vinse il titolo nella categoria dei pesi mediomassimi, e nella stessa olimpiade ci fu la vittoria nel pesi massimi del nostro franco De Piccoli. Fu il primo italiano a raggiungere il titolo olimpico. Con quella medaglia olimpica Clay era convinto d’aver raggiunto il vertice. Clay non sapeva ancora che, nonostante la sua medaglia d’oro, successivamente avrebbe ricevuto la sua prima grande delusione, provando la stessa rabbia di quando gli rubarono la bicicletta.
Rientrato in America un giorno volle pranzare in un ristorante di lusso, ma in quel posto non erano ammessi uomini di colore. La rabbia fu così grande e la delusione fu così cocente che prese quella medaglia e la gettò nel fiume. Capì che neanche il titolo olimpico lo aveva equiparato ai bianchi. Questo torto lo portò a combattere contro il razzismo.
Alla sua morte ho ripercorso come su un film quella che è stata la sua carriera. Clay era diventato più famoso del presidente degli Stati Uniti. Amava la vita e aveva fiducia in se stesso. E sapeva che nulla lo avrebbe fermato. egli diceva: “ Qualunque fosse la sfida, per quanto irraggiungibile apparisse l’obbiettivo, non ho mai permesso che qualcuno mi convincesse a dubitare di me stesso”.
Potremmo paragonare la vita del campione ad una nave che ha navigato a lungo e che ha saputo rimanere a galla nonostante il mare burrascoso e le tante tempeste incontrate. Il giorno della sua scomparsa, entrai nella mia biblioteca e ho cercato nell’archivio della boxe il suo libro “ Con l’animo di una farfalla – il lungo viaggio della mia vita -”. Da cui trascrivo questa pagina
“ Un giorno dovrò morire e in cielo non sarà importante che lavoro ho fatto, quanto denaro ho guadagnato e quanto ho studiato. Quello che davvero importa nella vita è la preghiera, vivere rettamente e compiere buone azioni. Perché questa vita è solo un periodo di allenamento per prepararci alla vita eterna. Se gli altri ti guardano con ammirazione persino il modo in cui ti rivolgi loro può avere un effetto profondo. Non ho mai voluto ferire i sentimenti di nessuno, nè tradire la fiducia. Nella mia vita privata, nella mia vera vita, cercavo di stare particolarmente attento a come parlavo con la gente. Una parola pronunciata precipitosamente può causare effetti durevoli. Ci sono persone che pensano di leggere chissà quali significati nascosti nelle semplici parole di qualcuno che magari ha qualche fama. Può essere un bene, se dalle tue parole traggono qualcosa che magari le aiuti, ma può essere pericoloso se credono di capire nelle tue parole qualcosa che può danneggiare il rispetto per se stessi. Ho sempre vissuto la mia vita come pensavo fosse giusto, senza cercare di ingraziarmi gli altri, tuttavia, sentivo di avere una responsabilità come modello per i giovani. Dovevo essere libero, certamente, ma dovevo anche fare ciò che era giusto. Sapevo che molti specie tra i giovani, mi guardavano con ammirazione e mi vedevano come un esempio, così non ho mai osato un linguaggio scorretto in pubblico, non ho mai usato droghe e ho evitato tutto ciò che avrebbe potuto far vergognare me o la mia famiglia. Ho cercato di vivere una vita retta e pulita, non solo perché sentivo di avere il compito di essere un modello per i giovani, ma specialmente perché sentivo che era la cosa giusta da fare”.