
La strategia (orwelliana) della lobby LGBT oggi scrive un nuovo capitolo: quello degli omosessuali “esuli”, costretti a lasciare la loro patria per godere dei loro diritti. Peccato che nessuno abbia mai perseguitato l’esule (d’oro) in questione: Nichi Vendola ed il suo compagno “Ed”. Lui dice di non voler fare il testimonial di nessuna causa, ma poi si fa intervistare nella sua casa canadese con in braccio il figlio Tobia. Dicono di essere fuggiti per dare diritti e futuro ad un figlio che, loro, hanno commissionato/pagato/sottratto al genitore naturale. Qualcuno dovrebbe forse ricordargli che il primo, insindacabile diritto, di un neonato è l’aver un padre ed una madre: non essere oggetto di un contratto!
(www.repubblica.it) – Nella villetta di mattoni rossi, nella zona nord di Montréal, Nichi Vendola mi dice che mai, quando era ragazzo a Terlizzi, avrebbe potuto immaginare “di avere un giorno un marito canadese e un figlio americano”. Tobia non è nato qui, ma a Sacramento. E l’atto di nascita è stato compilato all’anagrafe californiana dove “la legge consente di scrivere quello che vuoi”. Il padre biologico è Ed Testa. “In questo modo Tobia è più tutelato e non solo perché Ed è canadese e italiano e dunque assicura a Tobia altri due passaporti”. Il cognome? “È Testa e non Vendola”. Dunque c’era una volta… “C’era una volta un pezzo di legno e due Geppetto. Ti presento Tobia Antonio Testa, figlio di due papà”.
Lo porterai in Italia? “Sì, verremo prima della fine del mese. Ma non permetterò che il mondo gli diventi ostile appena tenterà di entrarvi”. Scappato da Terlizzi ti sei rifugiato qui in Canada, nella patria dei diritti. “Ammetto che non c’è niente di simile nel vecchio comunismo. Ma io mi sono battuto per i diritti civili per tutta la vita e ho vissuto sulla mia pelle la vergogna per gli insulti sulla mia sessualità”. C’è il tuo corregionale Salvemini e, con un po’ di audacia, si può paragonare il tuo Canada alla sua Harvard: sembri più un radicale che un comunista, più Pannella che Berlinguer. “Guarda che io e Ed non vogliamo fare i testimonial di una battaglia di civiltà. Vogliamo solo vivere in pace”. Anche a costo di rinunciare all’Italia? “Ho comprato casa a Terlizzi, a duecento metri dal luogo dove nacque mia madre, conosco tutti e tutti mi vogliono bene. A Roma abbiamo un piccolissimo appartamento in centro. Ma non permetteremo che il corpo di nostro figlio diventi una bandiera dei diritti civili”. Meglio la fuga? “Meglio tornare a ottomila chilometri dall’Italia in questa casetta piccolina in Canadà che è piena di grazia italiana”.
Mobili di legno chiaro, profumi buoni, grande pulizia, niente ninnoli, un tavolo trasformato in fasciatoio, due altoparlanti che diffondono musica classica e lirica. Nichi ha un crisi di rabbia parlando dell’Italia. In un angolo del giardinetto ha curato l’orto: cipolle, aglio, bieta, sedano, melanzane, fagiolini, cinque tipi di pomodori, misticanza, le lattughe, il bok choy che è un cavolo cinese. Dice con un sorriso amaro: “Non c’è una sola erbaccia, qui”.
Avete assistito al parto? “Siamo arrivati un minuto dopo. Avevamo fatto le prove: venti minuti di una strada tutta dritta. Il marito di Thelma, la gestante, ci ha mandato un messaggio: the baby is coming. E, poco prima dei venti minuti: the baby has arrived “. Parto naturale? “Sì. E velocissimo”. Quando vi hanno dato il bambino? “L’indomani. Ma non siamo partiti subito. Abbiamo trascorso molto tempo con Thelma e la sua numerosa e bella famiglia”. È stato allattato al seno? “No. Ma per un po’ Thelma ci ha mandato il latte”.
Utero in affitto? “Capisco che, a parte la bestialità razzista e omofoba ci sia un pezzo d’Italia per bene che possa sentirsi disorientata. E capisco che si spacchino anche la sinistra e il femminismo. Penso che se vedessero, se giudicassero in concreto e non in astratto, capirebbero tutto subito. Prima di decidere, noi abbiamo frequentato molto le famiglie arcobaleno. Avevo i dubbi della mia generazione. Ma è la realtà che ci ha mostrato la strada. La gestazione per altri è la risposta della scienza al bisogno di famiglia, è una difesa della famiglia, che va protetta dalla violenza contro le donne, dal femminicidio, dalla sordida prepotenza domestica, non dalla scienza. La maternità surrogata è praticata soprattutto dalle coppie eterosessuali ed è probabile che tra una ventina di anni, come prevede Umberto Veronesi, sarà molto diffusa e anche in Italia si riderà di tutte queste resistenze. Qui in Canada, come in gran parte del mondo evoluto, nessuno capirebbe le vignette, i titoli dei giornali, gli editoriali infiammati contro la scienza. Certo, è chiaro che possono esserci abusi, come in tutte le cose, come nel trapianto di organi per esempio. Per questo ci vogliono buone leggi, e molta vigilanza”. Forse più che la gestazione surrogata, in Italia, che è il paese delle mamme, si stenta ad accettare la famiglia con due papà.“Ma davvero pensi che dipenda dal sesso il famoso doppio registro psicologico? Non ti sembra superata anche come stereotipo l’idea che la grazia sia femminile e la forza sia maschile, o che siano di genere la malinconia e il coraggio, l’ironia e l’intelligenza, la tenerezza della mamma e la severità del papà? E davvero pensi che io, Ed e Tobia siamo una minaccia per la famiglia? “.
A quattro mani fanno il bagno a Tobia, poi lo cambiano, lo puliscono, gli danno la poppata, lo chiamano con soprannomi da burla, gli cantano la ninna nanna, e ancora: moine, baci, carezze con mani di padre che piacerebbero a Rilke il quale benediceva solo le mani delle madri. Il bimbo ha gli occhi blu, sorride spesso, l’ho sentito piangere poco: “Io credo – dice Nichi – che quando piange c’è sempre una ragione, e mi sforzo di capire qual è finché i suoi occhi tondi non si posano, acquietati, su di me”.
“Dio – ha detto Papa Francesco – è la mamma che canta la ninna nanna al bambino e prende la voce del bambino e si fa piccola come il bambino e parla con il tono del bambino al punto di fare il ridicolo se uno non capisse cosa c’è lì di grande”. Ruoli fissati dalla natura? “Non solo paternità e maternità sono fatte di esperienze e non di Dna, ma anche per diventare fratello e sorella oggi non basta l’acido desossiribonucleico, bisogna cercarsi e costruirsi”.
La donatrice è una bella ragazza di 26 anni, mamma di una bambina bionda. La gestante, con il bel faccione allegro, “è un’assistente sociale di 29 anni, mamma di tre figli “. Entrambe sono americane. “Ecco, questa è la casa a tre piani del quartiere residenziale di Sacramento dove la portatrice vive con la sua famiglia. Ti sembrano poveri? “. Mi mostrano poi le foto con il pancione di sei mesi: “Ospitare la vita è stato per lei un incantesimo d’amore. Ci sono donne che pensano che aiutare chi non può avere figli sia bello, nobile e generoso.C’è una chat dove discutono tra loro. La nostra portatrice è stata spinta dalla cugina che l’aveva già fatto. Poi intervengono gli esperti, gli psicologi, i medici. Lei sente di avere un legame con Tobia. E anche la donatrice. Ma nessuna delle due pensa o sente di esserne la madre. Tutto è chiaro e pulito e noi vogliamo che Tobia, crescendo, possa conoscere e capire la sua storia biologica”. E il marito di Thelma cosa dice? “Dice che sua moglie è felice quando è incinta. E ride e mi abbraccia quando gli racconto che c’è qualcuno nel mio Paese che sostiene che è il diavolo che lavora in lei, e che io gli compro i bambini. Ci frequentiamo più che possiamo, quando siamo andati via hanno fatto una festa in nostro onore. Osserva in questo video come tutti coccolano Tobia. Provo un senso di umiliazione a giustificarmi, ma sono fiero di spiegare: so che se non avessimo fatto quel che abbiamo fatto, Tobia non ci sarebbe”.
E di nuovo parliamo di fuga. Montréal è la città dei diritti, ci sono persino i bagni per trans, qui è nato il primo ministro che accoglie i profughi siriani dicendo loro: “Non siete ospiti, questa città è vostra. Prendetevela”. Nell’immensa letteratura sulle fughe c’è anche Mediterraneo, l’Oscar di Salvatores, il film per chi rimane imprigionato dall’esilio. “Prendila come una battuta, ma la fuga che mi somiglia di più è la fuga in Egitto. Anche io come Giuseppe sono padre putativo”. Nell’Antico Testamento ci sono le madri sterili, Sara, Rebecca, Rachele, che – ha scritto Massimo Recalcati, “diventano madri grazie a una Legge che infrange la Legge di Natura e dunque sposta l’accesso alla maternità dalla natura al desiderio”.
Egoismo? “Il desiderio di paternità è il contrario dell’egoismo. Prima pensavamo all’adozione. Stiamo insieme da dodici anni e volevamo un figlio. Sia per gli eterosessuali, sia per gli omosessuali, sia per i padri sterili e sia per quelli fertili la voglia di avere figli è amore per la vita, il presupposto per la sopravvivenza dell’umanità”.