L’Italia ha il suo nuovo campione di pesi massimi: Gianluca Mandras

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di Emilio Del Bel Belluz

pugile-mandras-gianlucaLa sfida per il vacante titolo dei pesi massimi è stata vinta da Mandras. Da anni seguo tutti gli incontri dei pesi massimi, che si svolgono a livello nazionale. A Marcianise non ho potuto esserci con molto rammarico. I due pugili li conoscevo personalmente, e di loro ho avuto sempre molta stima. Per me il pugilato è fatto di persone coraggiose che, a costo di grandi sacrifici, vogliono conquistare quello che io considero il titolo più spettacolare: quello dei pesi massimi.

Seguo la boxe da oltre quaranta anni e di incontri ne ho visti molti, come molte sono le storie che la boxe ha raccontato. Questo match l’ho atteso con gioia, confortato dal fatto che ho avuto modo di parlare con i due sfidanti. Ho ammirato i sacrifici che hanno fatto in questi mesi di duri allenamenti. Nei film che vengono proiettati sul pugilato si nota la forza d’animo che si deve mettere ogni giorno, come l’alzarsi alla mattina presto, prima dell’alba, per andare a correre. Mi sono spesso intrattenuto con coloro che allenano i pugili, gli allenatori, i maestri e uno di quelli che ho conosciuto meglio di tutti è Zennoni.

Dopo la notizia della vittoria del suo assistito, ho pensato che questa persona ha una dote particolare che è quella di portare al titolo italiano tutti quelli che segue. Modugno è uscito dalla sua scuola e lo ricordo quella sera che sconfisse Paolo Vidoz. Rammento l’allegria e la gioia del pugile e del suo assistito. Poi, dopo alcuni anni, i loro destini si sono separati, ma quello che semina un maestro rimane e l’allenatore Zennoni non credo che possa essere dimenticato facilmente da Modugno. Nei momenti di solitudine ci vengono in mente quelli che ci hanno dato degli insegnamenti basilari: i maestri della vita oltre che dello sport. Quando conobbi Zennoni mi accorsi subito delle sue doti di modellatore di pugili. Per conquistare una titolo non bastano i muscoli ci vuole anche l’anima, bisogna avere assicurato la certezza di modellare anche il cuore.

Poi mi è capitato di vedere il maestro un anno fa, quando un suo assistito il pugile sardo Erittu, in un incontro dove era in palio il titolo italiano, batteva il detentore Fabio Tuiach,. E all’angolo dello sfidante c’era sempre Zennoni, ad incitare il suo assistito che conquistava la corona italiana dei pesi massimi, la categoria che vide primeggiare la montagna friulana Primo Carnera. Se mi chiedessero di scegliere se diventare presidente della repubblica o diventare campione italiano dei pesi massimi, non avrei nessun dubbio: sceglierei la corona di uomo più forte d’Italia. Ci fu uno scrittore che disse che preferiva diventare campione del mondo dei pesi massimi che presidente dell’ America. Il maestro ha compiuto un capolavoro con Gianluca Mandras.

Marcianise è la patria di tanti pugili e soprattutto dell’olimpionico Angelo Musone, che ha conquistato una medaglia olimpica. In questi giorni ho ricevuto le bozze di un libro scritto dal giornalista Quercioli che racconta la storia della boxe italiana, dedicando un profilo ad ogni campione italiano dei pesi massimi. La seconda parte del volume la scriverò io e del nuovo campione dei massimi Mandras inserirò un profilo. La conquista di questo campionato è venuta ancora per mezzo del maestro Zennoni, che ha creduto al suo ragazzo, che lo ha scolpito davvero con bravura. Mandras, l’ho già scritto, è un giovane elegante, che sa quello che vuole dalla vita, ma la cosa che più mi colpisce in lui è la sua semplicità, quella di chi anche nella gloria rimane uguale a se stesso. Quando stamattina l’ho sentito al telefono per complimentarmi l’ho trovato molto umile, con addosso quella felicità che deve tener cara al cuore, che deve usare nei momenti di tormenta, nei periodi dove la forza dei muscoli non basta, allora bisogna guardarsi indietro e cercare gli attimi di gloria, rivivere quello che ci ha dato gioia. Gli ho prospettato di venire a Sequals, il paese dove ha combattuto due volte e che diede a Primo la gloria.

Deve venire a portare la sua cintura di campione d’Italia, assieme al suo maestro per festeggiare in quel paese, davanti alla gente che lo onorerebbe. Ogni anno a Sequals si fa una manifestazione di grande boxe. Lo scorso anno ci fu la semifinale del titolo italiano tra lui e Sergio Romano e questi campioni hanno fatto vedere un ottimo spettacolo, e la gente se li ricorda bene. Alla fine del match, dopo il tributo di applausi, i due pugili si sono messi a parlare come due amici che si ritrovavano. Anche in quel modo hanno saputo dare spettacolo, quello dell’amicizia tra contendenti leali e disciplinati. Per me, loro meritavamo il trofeo Primo Carnera, per la lealtà che persiste anche dopo un combattimento. Da quel giorno ho capito che la boxe insegna, disciplina, fa comprendere le cose più importanti.

Sergio Romano con la sua simpatia mi piacque molto, aveva del carattere e lo ha dimostrato anche nel match di ieri. Ho chiesto a Mandras di venire a Sequals perché la sua presenza darebbe bellezza all’avvenimento. Sarebbe importante una sua visita nei luoghi dove Carnera ha combattuto prima con la vita e con le difficoltà della povertà. Primo non ha mai dimenticato il suo paese, anche nei grandi momenti dove il mondo aveva occhi solo per lui. Sequals: il paese di Carnera che lo ricorda con un museo dove sono raccolte le storie della sua vita, i suoi ricordi. Il museo è aperto al pubblico, nel visitarlo si comprende quanta strada ha fatto questo campione, e quanta umiltà ha sempre avuto. Ho un sogno che mi piacerebbe si avverasse: che ci fosse una targa che racchiudesse tutti i campioni d’Italia dei pesi massimi, tutti quelli che conquistando un titolo nazionale in qualche modo lo hanno onorato, perché nessun pugile potrà mai dimenticare il mito Primo Carnera e in quella targa il nome di Gianluca Mandras verrebbe scolpito. Nelle pagine della boxe, la sua storia verrà onorata perché nata dall’asprezza e dal sacrificio.

Dopo aver conosciuto il risultato dell’incontro ho pensato a Sergio Romano, al suo match, che ho letto è stato molto buono e combattivo, e comprendo l’amarezza per una mancata vittoria. Nessuno dimenticherà la sua storia, la sua volontà e personalmente non posso dimenticare la sua allegria e simpatia che ho provato nel conoscerlo. La sua storia è quella di un pugile che ha girato molti stati europei e mondiali per andare a combattere, e non ha mai sfigurato. Quando si combatte all’estero non è mai un’ impresa facile, ma il coraggio non gli è mai mancato. Ha affrontato situazioni difficili, come quell’incidente in moto che lo ha fermato per qualche tempo, ma non si è arreso, come non si fermerà adesso. La strada sportiva sarà molto lunga e le soddisfazioni non mancheranno. Scrivendo di lui mi è venuta in mente una frase che ho trovato in un libro scritto da Muhammad Ali che dice: “ Il successo non si raggiunge vincendo sempre. Il vero successo arriva quando ci rialziamo dopo una caduta. Io sono grato per tutte le mie vittorie, ma sono particolarmente grato per le sconfitte, perché mi hanno costretto a lavorare più sodo. Nessuno parte dalla cima, devi arrivarci scalando. Con la fatica. Ci sono montagne più alte e strade più impervie di altre . Ci sono difficoltà e ostacoli, ma non puoi lasciare che ti fermino. Non devi fermarti mai, neanche alla strada più ripida, devi tirare avanti, continuare a salire. Devi scalare ogni singola rioccia per raggiungere la cima della montagna”. Queste parole sono uscite dalla penna di un campione del mondo come il grande Alì e io ho pensato a te. Devi tornare al centro del ring, perché io credo che il pugilato ha bisogno di campioni veri, specialmente in questo tempo. Clay ci ha abbandonati in questo mese di giugno, lasciando un vuoto davvero incolmabile e la sua storia ha fatto epoca, è diventata leggenda, ma come disse lui: “Qualunque fosse la sfida, per quanto irraggiungibile apparisse l’obbiettivo, non ho mai permesso che qualcuno mi convincesse a dubitare di me stesso”.

Tante volte nella mia vita mi sono ripetuto allo sfinimento questa frase: domani sarò migliore di oggi, e questo lo ripeterò fino all’ultimo momento della mia vita. Clay, di cui ho avuto molta stima, sia come campione, che come uomo diceva ancora: “Ogni uomo desidera credere in se stesso e ogni uomo vuole essere senza paura. Diventiamo eroi quando ci esponiamo per sostenere quello in cui crediamo”. Caro Sergio tra poche settimane uscirà il mio libro sulla boxe – Pugni sul ring – e nella copertina ci sarà una tua foto con la mia stima. Spero di vederti quanto prima sul ring… Grazie Gianluca e grazie Sergio per la pagina dedicata alla boxe che avete scritto a Marcianise.