“Di fronte al caos della modernità, unica salvezza è la forma” (epigrafe alla collana “Iperborei ed Etiopi” delle edizioni Ar).
(a cura della Redazione di AT)
04/07/16 – Dal 1 giugno scorso sta circolando su YouTube, e quindi di fatto sull’intera rete, un video molto particolare, ufficialmente prodotto da “Momondo”, una società che funge da “global travel search”, quindi da intermediario per viaggi in tutto il mondo, consentendo di confrontare prezzi, servizi, ecc..
Il video che avete appena visto è intitolato “DNA Journey”, viaggio attraverso il DNA, ed è collegato ad un fantomatico progetto-concorso “Let’s open our world” che permetterebbe di vincere un “DNA kit” (!) e viaggi in tutto il mondo, e che dovrebbe avere apparentemente una funzione commerciale, connessa appunto all’attività svolta da Momondo. Lo scopo del video sarebbe quello di dimostrare che attraverso l’analisi del DNA noi tutti potremmo scoprire di avere antenati e parenti sparsi per tutto il globo: poiché siamo tutti “fratelli”, più o meno alla lontana, occorre far cadere le barriere dei particolarismi e dei localismi, aprirsi al mondo e quindi … viaggiare, per scoprire e scoprirsi.
Come sappiamo bene, però, nell’epoca contemporanea della comunicazione globalizzata, quasi nulla succede per caso. Questo video è in realtà un prodotto confezionato ad arte, con tanto di attori molto bravi nel recitare la loro parte e con un adeguatissimo sottofondo musicale studiato appositamente per “emozionare” gli ignari spettatori ed orientarne la mente, ancora una volta di più, verso una “(in)sana” visione globalizzata della vita.
Nel video, tutti gli intervistati sono inizialmente orgogliosi della loro nazionalità o etnia, e con una certa protervia alcuni di loro dichiarano la loro superiorità rispetto agli altri. Arriva quindi la proposta “shock” del “Dna journey”, del viaggio attraverso il loro DNA, da parte di due personaggi non meglio qualificati, una sorta di “commissari” (del NWO?). Ciò provoca negli attori/intervistati diverse reazioni: c’è chi mostra ansia, chi sorpresa, chi curiosità: ma tutti sono sicuri che risulteranno al 100% francese, inglese, iracheno, cubano, ecc.. Tuttavia già si nota una certa, studiata “preoccupazione”… dopo due settimane, arrivano i risultati del test che cambieranno definitivamente la visione del mondo degli intervistati: tutti risultano senza una nazionalità definita, ma il frutto di un miscuglio etnico: l’evidenza “scientifica” ha definitivamente spazzato via le precedenti convinzioni degli intervistati. E giù con lacrime, sorrisi isterici, grida scomposte.
“Sto per dire una cosa azzardata, ma questo test dovrebbe essere obbligatorio. Al mondo non esisterebbero cose come l’estremismo se la gente conoscesse le propri origini in questo modo. Chi sarebbe così stupido da pensare che esista una cosa come una razza pura?” dice un’intervistata: un po’ troppo per un video che dovrebbe spingere a viaggiare per il mondo … “In un certo senso siamo tutti cugini”, incalza uno dei commissari. A quel punto, gran finale: ad una ragazza curda, viene detto che fra il pubblico c’è un suo diretto cugino… indovinate un po’ chi può essere? Ovviamente, un ebreo. E di nuovo lacrime, abbracci e applausi, con tanto di musichetta strappalacrime che giunge all’apice. Scene veramente patetiche, penosamente artefatte.
“Un mondo aperto inizia da una mente aperta”, è il motto finale, estremamente esplicito, che appare in sovraimpressione. La funzione di propaganda ideologica di questo video è quindi completamente svelata.
Chissà quale “filantropo” o magnate starà finanziando Momondo e questo progetto così “open mind”… quel che è certo è che il progetto destabilizzante da fine ciclo del Nuovo Ordine Mondiale planetario va avanti. L’obiettivo è cancellare ogni forma di identità e di specificità dell’essere umano: quella sessuale (diffusione del genderismo; erotizzazione dei bambini; parificazione di tutte le forme di sessualità esistenti), quella spirituale (materializzazione totale della vita umana; banalizzazione e svuotamento dottrinario, e quindi neutralizzazione, di talune forme religiose – cristianesimo – alterazione ed estremizzazione forzata di taluni aspetti di altre, per fini sia geopolitici che antireligiosi – islam -), quella etnica, culturale (indottrinare sistematicamente le masse al meticciato, generando flussi migratori incontrollabili e poi spingendo l’acceleratore sui temi dell’accoglienza e della multietnicità; fornire prove pseudo-scientifiche dell’inesistenza delle razze o comunque ribadire che tutti noi siamo l’esito di complessi miscugli etnici secolari), e così via.

Il tutto è funzionale alla creazione dell’“uomo nuovo” della sovversione, il sotto-uomo o contro-uomo simbolo dell’era cosiddetta post-moderna, privo di identità. Un ibrido perfetto, una creatura interiormente ed esteriormente disordinata, instabile e malleabile, senza radici né riferimenti, uno strumento ideale per instaurare un dominio incontrastato su un’umanità materializzata, numericamente controllata, psichicamente soggiogata e spiritualmente azzerata.
Nello specifico, l’argomento razza e nazionalità è particolarmente delicato. Sappiamo quanto e come Evola ebbe modo di applicare al razzismo la visione tradizionale e spirituale, ribadendo la totale fallacità di una prospettiva razziale meramente materiale. Tale prospettiva, fondata solo sul dato biologico, è del tutto insufficiente sia a fronte dell’indiscutibile miscela di elementi etnici diversi che si è oggettivamente avuta nel corso delle generazioni umane, sia per il processo di decadenza dell’elemento anima, ravvisabile anche all’interno di un corpo che fosse apparentemente in ordine dal punto di vista della razza biologica. E’ bene tenere a mente che un imbastardimento o un meticciato del corpo (e del sangue che ivi scorre) comporta necessariamente una devianza dell’anima dal momento che il sangue è il veicolo della forza vitale e, una volta che viene corrotto, perde le sue peculiarità sottili.
Tuttavia, in un’epoca dove le prospettive di un riordino anche soltanto parziale dell’anima, che potrebbe portare ad un riavvicinamento all’incorruttibile elemento spirito, sono pressoché nulle, preservare un sia pure apparente ordine in senso somatico, e quindi una forma, da contrapporre ad una sostanza ormai corrotta (mai come oggi da intendersi in senso letterale, quantitativo e guénoniano, come sub-stantia, “ciò che sta sotto”), può risultare fondamentale. Soprattutto se si cerchi di caratterizzare ulteriormente questa forma cercando di preservare nei popoli un legame con usi, costumi e tradizioni nazionali e locali, principalmente di tipo religioso, e con gli istituti-base della civiltà, come la famiglia, per quanto si tratti per lo più, ormai, di meri riflessi consuetudinari e meccanici.
Tutto questo potrebbe costituire una sorta di baluardo, di estremo elemento di riconoscibilità e di differenziazione almeno esteriore contro le politiche di omologazione coatta, in attesa che sopraggiungano i tempi adatti per poter intervenire su anima e spirito, onde “riequilibrare” l’assetto dell’essere umano. Siamo sicuri che anche Evola, oggi, sarebbe di quest’avviso.
In tal senso, anche preservare il concetto di stato-nazione (Vaterland), e prima ancora, addirittura, quello di piccola patria, di identità locale (Heimat), può risultare oggi fondamentale: Evola e tutti gli autori tradizionali hanno sempre stigmatizzato il nazionalismo di matrice giacobina, assolutistico ed accentratore, che costituì l’elemento di rottura all’interno dei sistemi organici imperiali tradizionali e che rappresentò l’avvento del collettivo laicizzato e secolarizzato, facente riferimento solo a valori come razza, sangue, terra o storia in contrapposizione a quelli aristocratico-spirituali.
Ancor di più venivano giudicati negativamente i particolarismi locali, sempre in quest’ottica. Evola giudicava invece positivamente l’idea di un nazionalità, intesa in senso ascendente, volta a reagire contro il collasso collettivistico-internazionalista in termini di differenziazione esterna, stabilendo forme e spazi per l’affermarsi di una funzione organizzatrice in senso superiore, di una forza differenziatrice spirituale. E ovviamente venivano giudicate positivamente, del pari, le forme di nazionalità o di particolarità locale tutelate ed inserite organicamente negli imperi, attive ed operanti in forma costruttiva ed unitaria, e non in forma disgregatrice e centrifuga, all’interno dell’organismo superiore.
Nella situazione odierna, l’Unione Europea costituisce il cavallo di Troia dei poteri mondialisti nel nostro continente, ed è quindi il perfetto modello rovesciato dell’Europa quale Imperium organico di tipo superiore; è lo strumento per dissolvere la grande Tradizione Europea in quell’internazionalismo anodino, omologante e livellatorio aborrito da Evola e dagli autori tradizionali. In questo contesto, la presenza di realtà nazionali o regionali in grado di frammentare e quindi di ostacolare quella falsa unità, potrebbe essere una buona forma di reazione e di differenziazione dall’interno del falso sistema. Il problema è che tali forme di reazione interna non possono oggi fondarsi su un dato spirituale plasmante ed operante dall’alto. Quindi, quelle forme purtroppo oggi meramente esteriori, come razza, sangue e suolo, dobbiamo ribadirlo, andrebbero oggi preservate, sia pure come meri simulacri, quali barriere di estrema, minimale resistenza contro il dilagante operare dalle forze sovvertitrici.