Lacrime di coccodrillo di Blair: “L’invasione dell’Iraq fu precipitosa”

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Quando c’è da attaccare un paese sovrano (Iraq) non allineato ai propri scopi ogni scusa è buona, infatti per trovare un “casus belli” tutto fa brodo. Ma occhio che se esageri con le balle finisci per farti scoprire. Cosi ora Tony Blair, si scusa per la per le tragedie patite dall’Iraq a causa dei suoi “errori di valutazione”, pensando di farci fessi. Imbroglione e senza dignità, l’ex primo ministro inglese è stato un degno alleato di quei cowboys con i quali ha consumato anni e anni di stragi quotidiane, causando la morte di migliaia di civili e ottenendo alla fine una grande instabilità politica in Medio Oriente.

(www.repubblica.it) – Una decisione precipitosa. Così John Chilcot, il presidente della commissione d’inchiesta sulla partecipazione del Regno Unito all’intervento militare in Iraq del 2003, ha definito la decisione presa allora dal governo britannico, guidato da Tony Blair, di affiancare gli Stati Uniti nella guerra contro Saddam Hussein.

A sette anni dall’inizio dei lavori, nel corso di una conferenza stampa a Londra, sono state rese pubbliche le conclusioni della commissione che ha esaminato 150 mila documenti e ascoltato più di cento testimoni per cercare di stabilire la verità su una delle pagine più controverse della storia britannica. Conclusioni che rappresentano una condanna politica per Blair.

Secondo il rapporto elaborato dalla commissione e suddiviso in 12 volumi, i piani su cui l’attacco si fondava erano completamente inadeguati, come inadeguata era la preparazione delle forze inglesi. Non solo, l’affermazione che l’invasione fosse giustificata dal possesso di armi di distruzione di massa da parte del regime di Bagdad venne fatta con “una certezza ingiustificata”: infatti, queste armi non furono mai trovate. L’attività di intelligence svolta in vista dell’operazione, in pratica, avrebbe fornito dati fallaci e nessuno si sarebbe preoccupato di vagliarli. In primis, il premier laburista Blair.