Si alza il velo sul TTIP anche in Italia?

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Il TTIP decreterà la scomparsa del vaglio dello Stato su richiesta della multinazionale di turno. Con questo trattato le multinazionali potranno fare da sé, aggredendo con cause costosissime i paesi che cercano, o meglio cercavano, di fare protezionismo. Tutto questo ovviamente avvantaggerà i colossi economici, a discapito dei territori dove sono vissute le piccole medie imprese, le stesse che nel secondo dopoguerra hanno generato una ripresa economica in un paese per esempio come l’Italia.
Prendendo esempio dalla Francia, anche gli Italiani devono capire di avere una posta in gioco importante da difendere. Questa è una lotta che prima di tutto è una presa di coscienza (europea) perchè  l’avvento  del TTIP rappresenta la totale sconfitta della politica, la quale non conterà più niente, come nulla sarà l’idea stessa di Stato.

www.repubblica.it – Accordi TTIP e Ceta, malumori in casa Pd. 36 parlamentari dem hanno rivolto un’interpellanza al ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda per ridiscutere i trattati “da lui promossi con grande determinazione”.  In tre anni di discussione sul TTIP, il trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico che punta a fluidificare il commercio e di abbattere dazi, dogane e standard tra Europa e Stati Uniti, è la prima volta che voci dem, in gran parte della minoranza e a cui si è aggiunto anche Stefano Fassina, si fanno sentire e chiedono di discutere pubblicamente la strategia, oltrechè aprire un dibattito in Parlamento. E così per il Ceta, l’accordo di libero scambio e investimento recentemente negoziato tra Unione europea e Canada. L’ interpellanza promossa da Eleonora Cimbro, Cesare Damiano e anche l’ex pd, ora Si Stefano Fassina ed altri, ha portato il ministro a organizzare stamani una riunione urgente col gruppo PD e a dover rispondere venerdì mattina in Aula.

Tutto ciò avviene a pochi giorni dal pronunciamento del Consiglio europeo e della Commissione Europea per decidere se il Ceta sia competenza esclusiva della Commissione – come vorrebbero Calenda e Junker – o se debba passare all’esame nei Parlamenti nazionali (il concetto del cosiddetto “accordo misto”) richiesto dai parlamentari dem. 
 
Finora in Europa a dichiararsi favorevoli all’accordo misto sono stati i governi tedesco, francese e austriaco, insieme ai parlamenti in Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Ungheria. In Italia invece accusano i firmatari, il Parlamento è stato completamente scavalcato e sembra perseguire lo stesso orientamento dei paesi conservatori, uno fra tutti l’Inghilterra di Cameron. Ora però con Brexit, ritengono che questi accordi vadano ridiscussi. Due settimane fa progressi.org ha lanciato una petizione a Calenda, e ai presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso, per ottenere subito il dibattito parlamentare su CETA, contro l’ipotesi della competenza esclusiva della Commissione. Finora ha raccolto oltre 6mila firme.