(a cura della redazione di Azione Tradizionale)
(31/07/2016) – Parigi, Bruxelles, Nizza. E poi Monaco e Ansbach. L’Europa è sconvolta dagli attentati. La matrice? “Islamica”. Questa la narrazione di stampa e tv, rinvigorita dai sermoni degli intellettuali de destra e de sinistra, uniti nella medesima crociata a difesa dei valori dell’Occidente. Tutti convinti, insomma. Il nemico è uno: l’Islam, evidentemente incompatibile con la “nostra (di chi?) civiltà (quale?)”.
…E se invece l’Islam in questa faccenda non c’entrasse proprio niente?!
Basterebbe, limitarsi ad analizzare i fatti per capire che le cose stanno diversamente dalla vulgata propinataci da giornali e politicanti. L’attentatore di Nizza, Mohamed Bouhel, non andava in moschea. Era depresso, picchiava la moglie. Poi si è ricordato di chiamarsi Mohamed. E così ha preso il Tir, ha investito 84 persone ed è “morto da martire”. Una parabola un po’ troppo improvvisa per essere dettata da una radicata osservanza religiosa, non trovate? Ancora più lampante è il caso dei fratelli Abdelslam, gli attentatori di Parigi del 13 novembre scorso. Nel febbraio 2015 li vediamo in discoteca, avvinghiati a ragazze, francesissime, boccia di alcool in mano e sorriso a trentadue denti. Ad agosto, eccoli armati di fucile, con tanto di corredo “fondamentalista” a far da sfondo. A novembre, si fanno esplodere e fanno 130 morti. Anche questa parabola, improvvisa, è iniziata ed è finita ben lontano dalle moschee.
“Guerra all’Europa!”, strillano i giornali. Ma che razza di “guerra” è questa? Non c’è nessuna guerra di civiltà, nessun “attacco all’Europa”, se non quello che l’Europa ha condotto contro se stessa nei secoli fino ad oggi. E quelle odierne ne sono le conseguenze: l’Europa devastata dai terroristi. Già, ma chi sono questi sanguinari assassini?! I giovani terroristi sono i giovani europei: vanno in discoteca, si fanno le canne, si ubriacano, si scattano i selfie, si fottono il cervello con snapchat e facebook, sono annoiati, profondamente annoiati dal benessere e, soprattutto, se ne fregano della religione. Tutte cose tipicamente “occidentali”. Di quell’occidente laico, materialista e, in fondo, infelice, squilibrato e violento. Questi assassini non vengono dalle banlieu, parlano francese, non conoscono l’arabo: sono di un’altra generazione, hanno rotto con i genitori e con la comunità islamica dei loro quartieri, alcuni sono dei convertiti. Non sono musulmani.

Più che ad una “radicalizzazione dell’Islam”, infatti, siamo di fronte ad una “islamizzazione del radicalismo” – come ha notato il prof. Oliver Roy, in un articolo da noi pubblicato qui, una delle poche menti lucide ad aver colto la vera natura del fenomeno “terrorismo islamico” – : i disastri personali creati da questa società non hanno niente di meglio sul “mercato del radicalismo” cui appellarsi, se non, appunto, questo pseudo-Islam per come viene presentato loro dai media. Facile: una volta creato un’etichetta, uno “stato di spirito”, quello del “jihadista”, chiunque ci si può riconoscere, usarlo come copertura ideologica ed incitamento ad agire. Il Daesh e, più in generale, questa versione letteralista e volgare della religione musulmana, altro non sono se non un giochetto creato dall’Occidente stesso per distruggere l’Islam dall’interno. Ma questo giochetto, una volta sdoganato, sta sfuggendo di mano, ed ecco i risultati. Ormai, si arruolano da soli, i terroristi. Come nelle recentissime stragi in Germania. Un boomerang che sta colpendo il cuore dell’Europa democratica, tollerante e relativista.
Tutto qui? Solo un fenomeno sociale, quello del terrorismo “islamico”? Sono solo politici i motivi di quello che, in fin dei conti, non è altro che un attacco all’Islam? No, c’è molto di più. Chi vuole seguire la Via tradizionale, infatti, non può non riconoscere che tutto ciò che accade, è conseguenza e riflesso di altrettanti avvenimenti sul piano sottile, invisibile. Insomma, non possiamo limitarci ai fatti esteriori. Dobbiamo indagare la “terza dimensione della storia” e capire il significato di questi alla luce della Dottrina Tradizionale. Altrimenti saremo anche dei bravi politologi, ma non capiremo mai la reale portata, oltre il piano politico, di quello che accade in questo mondo ormai agli sgoccioli.
Ebbene, anche il fenomeno del “terrorismo islamico” va inquadrato in quella che Evola chiamava la “Guerra Occulta”, la perenne guerra condotta dalle forze della Sovversione contro i princìpi della Tradizione. Nel magistrale capitolo 13 de Gli Uomini e le Rovine, Julius Evola enumera le principali tattiche con cui questa guerra è condotta.
Tra queste, ecco la “tattica delle contraffazioni”: quando l’opera di distruzione della sovversione raggiunge degli effetti materiali (il mondo post-moderno sfoggia tutto il suo non-senso), qualcuno può confusamente cercare una reazione, riprendendo idee e simboli (il Corano e l’Islam) che però vengono deliberatamente presentati in forme distorte se non completamente deviate (Daesh, parodia del vero Islam). Ecco che il tentativo di reazione viene totalmente incanalato nella direzione opposta (il giovane, depresso e disturbato, vittima di questo mondo, vuole reagire in modo distruttivo contro di esso – vedi le parole dell’attentatore di Monaco, vittima di bullismo – ma, accettando l’etichetta “Isis” non fa altro che fare il gioco di chi vorrebbe combattere). Morale della favola: pensi di combattere il nemico, ma in realtà lo alimenti.
In sintesi: “Può accadere che gli effetti dell’opera distruttiva, avendo raggiunto il piano materiale, divengano così visibili da suscitare una reazione, per cui si cercano idee e simboli [di cui] si diffondono soltanto certe falsificazioni e contraffazioni. Per tal via la reazione viene arginata, deviata o addirittura capovolta nella direzione opposta, direzione sulla quale passano ad applicarsi le stesse influenze agenti in ciò contro cui ci si voleva [Julius Evola, Gli Uomini e le Rovine, Ed. Mediterranee, 2002, Roma, p.188]
Altra tattica che emerge, specialmente dalla luce degli effetti sull’opinione pubblica del terrorismo, è quella del capro espiatorio. Quando la sovversione ha il sospetto di essersi esposta troppo, dà in pasto all’opinione pubblica un capro espiatorio (in questo caso l’Islam, impersonificato nel “fondamentalista”), facendo credere che sia questi il nemico, mentre le forze che lo muovono sono ben altre e ben più alte (o meglio, basse). Non è il pazzo sanguinario il nemico, è chi lo arma, chi lo (de)forma, chi lo usa: è la forza sovvertitrice al cui servizio combatte. Ma le “pecore matte” dell’opinione pubblica scaricano la loro reazione su capro espiatorio, l’Isis/Islam, questa non meglio identificata religione dei tagliagole, confezionata ad arte dai mezzi di comunicazione in anni di “fallicismo” per un Occidente ormai incapace di approcciarsi al sacro. E così “il fronte segreto può riprendere il suo gioco, perché gli avversari credono di avere ormai individuato il nemico e di non aver null’altro da fare”. [ibidem, p.188-189]
Orbene, ecco smascherato il grande inganno: il terrorismo pseudo-islamico, presentato come espressione dell’Islam, è un prodotto confezionato proprio per attaccare la religione islamica stessa, colpevole di essere una religione tutto sommato fedele al suo retaggio millenario, ancora non contaminata del tutto dai cancri ideologici della modernità e, soprattutto, che ancora presenta delle possibilità realizzative oltre il piano religioso. L’attacco all’Islam è un attacco alla Tradizione. Punto.
Ma una volta compreso ciò, come difendersi? La parola ancora ad Evola: “Il più importante campo per l’applicazione della conoscenza delle armi della guerra occulta è, tuttavia, quello interno, è il proprio pensiero. E’ qui che bisognerebbe stare in guardia; è qui che si dovrebbe essere capaci di riconoscere le influenze sottili che in dati frangenti cercano di suggerirci certe idee e certe reazioni”. [ibidem, p.191-192] Riconoscere gli inganni del mondo moderno e rimanere vigili, dunque. Il che è complementare a quell’azione di rettificazione che il militante della Tradizione svolge nella propria esistenza, dentro di sè. Fare chiarezza e ricercare la verità. Consci che nell’inquinamento psichico di questo tempo, l’unica salvezza è la Tradizione. E per seguire questa stella polare, bisogna scegliere i propri riferimenti: o gli utili idioti dell’anti-Islam (Salvini, Fallaci, Magdi Allam e compagnia cantante), oppure i Maestri della Tradizione Julius Evola e René Guénon. Noi abbiamo scelto i secondi.