Chissà che l’egemonia culturale di cui parlava Gramsci per loro non sia ora in mano ai Pokémon.
(www.repubblica.it) – Sulla tomba di Antonio Gramsci ci sono quattro Pokéball. Quelle sfere bianche e rosse in cui i Pokémon vengono catturati e rinchiusi in un mondo aumentato parallelo alla realtà. La sepoltura del padre nobile della sinistra nel cimitero acattolico di Roma, tra Piramide e Testaccio, è invece tutta vera e dal ’38 custodisce le sue ceneri: “Uno straccetto rosso, come quello arrotolato al collo ai partigiani – scriveva Pasolini – e, presso l’urna, sul terreno cereo, diversamente rossi, due gerani”. Ora, “presso l’urna”, tra i pini e i cipressi, la ghiaia e i gatti della colonia felina, c’è pure Staryu, un Pokémon stella dorato e saltellante alto meno di un metro e pesante 34 chili e mezzo. Nessuna creatura dimora sulla lapide di Shelley ma un Rattata ci si para davanti: è un topastro viola che “non ha esigenze particolari di habitat e costruisce la sua tana dove gli pare”. In un cimitero, ad esempio.
Sulla tomba di Keats invece i creatori della Nintendo hanno piazzato un Pokéstop, totem in cui fare il pieno di sfere, uova e aromi per proseguire l’avventura. Poco più in là, davanti alla stele del figlio di Goethe, c’è una palestra: niente tapis roulant all’aria aperta, ma un centro nevralgico della manìa dell’anno, Pokémon Go, che fa pure dei partigiani e della targa alla Resistenza una tappa obbligata del gioco. E che dire dell’uccelletto a due teste, il Doduo, che sbuca all’improvviso sulla lapide del teorico marxista Antonio Labriola?.
L’enorme folla che s’è data appuntamento ieri al Colosseo non l’ha scovato e ha preferito vagare, sguardo e dita incollate allo smartphone, tra piazza di Spagna e villa Borghese nel mega raduno ufficiale del “Pokémon Go tour”. Tre generazioni che si son date battaglia tra quiz, conquiste delle palestre e avvistamenti delle creature più grasse: i trentenni che nei Nineties catturavano i mostri sul Game Boy, i Millennials che guardavano Pikachu in tv e i nati dopo il Duemila, con il cellulare in tasca.
Chissà che l’egemonia culturale di cui parlava Gramsci per loro non sia ora in mano ai Pokémon. E chissà se la direttrice del cimitero acattolico sia a conoscenza della pacifica “invasione”. O l’Ama, per quel che riguarda il Verano. Un tempo s’immaginavano zombie prender vita tra epitaffi e sepolture. Ora a far da guardia alle tombe di Trilussa e Petrolini, tra San Lorenzo e Portonaccio, ci sono un Poliwag, pulcino blu capace del temibile “colpo di fango”, e un Weedle, coleottoro velenosissimo che appare in verità come un simpatico bruchetto. E se dove riposano Rino Gaetano, Dino Viola o Marcello Mastroianni le creature si contano sulle dita di una mano, basta sportarsi verso l’altopiano e il bassopiano che ospitano Giacomo Balla, Ferruccio Amendola o Roberto Rossellini perché uno Zubat volante ci venga incontro per l’ultima cattura, questa sì surreale come ha detto il presidente Mattarella, tra filari di defunti celebri e ricordi dei nostri più umili cari.