2. UNITÀ OPERANTI PER IL FRONTE DELLA TRADIZIONE
LA CONQUISTA DI BERLINO
Titolo completo: La conquista di Berlino
Autore: Joseph Goebbels
Anno: 2016
Pagine: 198
Il libro: “Noi volevamo. Questo doveva bastare. La missione che ci eravamo imposta era necessaria. Questo doveva essere sufficiente. C’è sempre modo di infrangere le resistenze, qualora vi sia la volontà dello scopo.”
Questa dichiarazione dell’Autore spiega il senso dell’opera Kampf um Berlin, la cui versione italiana – apparsa per i tipi di Ar nel 1978, con il titolo La conquista di Berlino – viene ora riproposta nella collezione ‘Il tempo e l’epoca dei fascismi’.
Esponente del fascismo tedesco, Joseph Goebbels era uomo della volontà. In Europa, i fascisti erano innervati dalla volontà: di mettere in forma la politica mondiale, secondo la visione della vita che per loro, gli estremisti delle “idee senza parole”, significava una incursione affermativa delle qualità in ordine dell’uomo nel disordine della modernità. E noi? Abbiamo deciso, tutti quanti, da ex-estremisti, deformati più che riformati, di giustificarci, redimerci, ripudiare la salute del branco per abbandonarci, masnadieri stremati, alla ‘salvezza’ – nei cenacoli delle parole senza idee? Noi dobbiamo non giustificarci ma osservare quella che per Goebbels era la consegna (die Aufgabe) del soldato politico: semplicemente, volere il nostro dovere.
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IL ROMANTICISMO D’ACCIAIO 
Titolo Completo: Il Romanticismo D’acciaio.
Autore: Joseph Goebbels
Anno: 2015
Pagine: 76
Il libro:
Dice Goebbels: “Le rivoluzioni sono necessarie, nella vita dei popoli, e sempre avverranno quando la normale capacità di evolversi di un popolo sia talmente irrigidita da incrostazioni e ossificazioni da rappresentare una seria minaccia per l’esistenza e la salute del popolo stesso. Le crisi che non si possono più superare con le vie legali, o vengono risolte dalla violenza oppure portano indefettibilmente al declino del popolo che ne è toccato. Le rivoluzioni hanno perciò anche una giustificazione etica: si compiono seguendo una morale che sta molto più in alto rispetto a quella delle procedure legali.” Così dovrebbe essere per l’arte: di più ancora, visto che l’arte si colloca addirittura al di sopra della morale, dove spira la grazia, garante della tremenda benignità di ogni opera di grande stile. Il ministro della Propaganda del Reich non accetta neanche l’idea di un artista impegolato in languide beghe sentimentali, o che si impappini per compiacere le ‘logiche’ del mercato. Il suo Führer vuole che il Tedesco, ritornato popolo dopo essere stato a lungo cascame del caso, si rinsaldi e conforti in un’arte magnifica, superba senza snobismo, pungolo per l’azione. Vuole, insomma, un’arte che renda l’uomo stesso opera d’arte – e opera d’arte il corrispondersi degli uomini, la comunità politica, e arte il paesaggio di questo vivere superiore. Un’arte che insegni al popolo a sentire e volere da artisti, che gli insegni la fierezza con cui ci si libra al di sopra delle crisi, con cui si lotta per custodire e imporre le proprie certezze, perché la volontà resti salda. Solo così le ali dell’assoluto, dell’intemporale, possono liberare l’uomo da tutto il patetismo che lo insegue dal basso e sembra essere l’unico pensiero e trastullo degli artisti finti della modernità, bravi ragazzi inaciditi di cui la storia fa volentieri a meno.
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IL CAPO DI CUIB 
Autore: C. Z. Codreanu
Anno: 2009, ultima edizione
Pagine: 134
Collana: Il tempo e l’epoca dei fascismi
Il libro:
Ciò che fa l’inattualità, quindi la perennità, di questo libretto – breviario di ortodossia e di ortoetica che, steso da Codreanu per i legionari della ‘Guardia di Ferro’, venne da Nae Jonescu paragonato agli Esercizi spirituali di s. Ignazio di Loyola – è il suo intendimento di allevare anime. Di fare dell’anima il soggetto che nell’uomo guida la contemplazione e ne disciplina la concentrazione e la comprensione: il presidio da cui sorvegliare i moti del corpo della storia. Nel tempo l’émpito della decadenza vorrebbe affondare tutto – essenze spirituali, stili di vita, lineamenti estetici -, e poi trascinare il tempo stesso verso la dissoluzione. E allora ciò che fonda il tempo, che lo precede e domina, a insorgere e ad aspettare la storia al varco: per purgarla e purificarla. Ben accordati dai canoni etici di Codreanu, gli strumenti delle anime dei legionari tentarono questa opera, e se, nell’immediato, le loro voci non riuscirono a soffocare il rumore del tempo, la vibrazione che ne rimane ancora tonifica l’attenzione ed edifica l’attesa per l’Ordine – all’interno dell’uomo e delle sue comunità – da parte di quanti non si piegano alla congiuntura della storia.
MILITIA 
Autore: L. Degrelle
Anno: 2003, 4° edizione
Pagine: 116
Collana: Il tempo e l’epoca dei fascismi
Il libro:
Questo libro rientra senza dubbio nella categoria dei testi fondamentali per la formazione. Vale da testo-simbolo di scritture la cui insegna è il desiderio delle idee e la considerazione delle cose pure. Raccolte in questo volume (giunto alla sua quarta edizione), le parole del leggendario Comandante Léon Degrelle esulano dalle ordinarie formulazioni mentali per riflettere verità perenni ed evocare impressioni originarie in chi abbia disposizione a udirle rettamente. Militia oltrepassa quindi la dimensione – che pure integra e configura con precisione – del ‘breviario’ etico-politico, per rappresentare una lezione di verità e una percezione ideale che stanno raccolte in sé, senza alcuna esigenza di ‘parlare’ (ovvero di confrontarsi) con situazioni ed eventi attuali. Di Léon Degrelle, il volume comprende pure lo scritto La nostra Europa, che rievoca con generosità di accenti la Sehnsucht dell’Ordine Nuovo Europeo, generata da esperienze e illuminata da visioni estranee alle pratiche e alle vedute dell’Europa odierna, guastata dalla infezione occidentalista.
Raccolte in questo volume (giunto alla quinta edizione italiana), le parole di passione del Comandante della 28° SS Freiwillige Panzergrenadier Division “Vallonie”, Léon Degrelle, che qui rievoca i momenti più significativi della sua esistenza, sono un esercizio letterario di assoluta grazia. Parole potenti e “piene di dolcezza”, descrizioni e meditazioni “che ardono”. Militia fa pensare, a tratti, a un Proust meno snervato, capace dell’incanto dell’evocazione estetica ma pure dell’eroismo della pratica di vita.
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LA GUERRA OCCULTA 
Titolo Completo: La guerra occulta. Armi e fasi dell’attacco ebraico-massonico alla tradizione europea
Autore: Malynski Emmanuel
Anno: 2008
Pagine: 264
Il Libro:
L’’incipit’ de La guerra occulta suona così: “La chiave dell’intera storia del XIX secolo è l’evoluzione del movimento rivoluzionario dal 1789 al bolscevismo russo.” Prima che nel motivo della ‘congiura ebraico-massonica’, la validità di quest’opera sta nell’aver saputo individuare lucidamente l’arco di crisi che congiunge il 1789 (rivoluzione francese) con il 1917 (rivoluzione bolscevica), ovvero l’eruzione della ‘guerra civile mondiale’.
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LA FILOSOFIA DELLA FORZA 
Titolo completo: La filosofia della forza
Autore: Benito Mussolini
Curatore: Valerio A.K.
Anno: 2006
Pagine: 44
Il libro:Un rovente immoralista, un risoluto antidemocratico, un appassionato antimoderno, un pensatore del destino dei belli e dei forti, dei migliori, desideroso di una impietosa bonifica di ciò e di chi era “malriuscito”: questo, per il giovane Mussolini, è Nietzsche. Un alunno di Omero, dell’aristocratico Teognide, di Eraclito e di Dioniso “dolcissimo e terribile”, lo scorticatore di Kant e di ogni idealismo.
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LA BATTAGLIA DI BERLINO 
Autore: A. Hitler
Curatore: Adriano Romualdi
Pagine: 110 + 8 pagine di foto b/n, brossura 14,5 x 21,5 cm.
Anno: 2009
Il libro:
Curata da Adriano Romualdi con la sua ammirevole qualificazione e passione, l’opera veniva da lui dedicata, nel 1970, a Rudolf Hess. Pure l’attuale edizione rimane sigillata dalla dedica al Prigioniero di Spandau: ossia all’onore di chi, vivendo, rappresenta e rende presenti, dentro e accanto a noi, quanti hanno lottato sino all’estremo, nella Berlino storica e geografica, per la ‘Berlino’ simbolica e intemporale. Anche mediante questo libro noi possiamo rivolgerci a loro: «invictis victi victuri»
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GERARCHIA E DEMOCRAZIA 
Titolo completo: Gerarchia e Democrazia
Autore: Julius Evola, Rene Guenon
Anno: 2010
Pagine: 45
Il libro:«L’essenza della gerarchia sta nel fatto che in alcuni esseri superiori vive, in forma di presenza e di realtà attuata, ciò che negli altri esiste solo come espressione confusa, come presentimento, come tendenza, per cui questi sono fatalmente attratti dai primi, naturalmente a essi si subordinano, in ciò subordinandosi meno a qualcosa di esteriore, quanto a un loro più vero ‘io’». In Gerarchia e democrazia è, questo, uno dei magistrali pensieri speculativi sui fondamenti dell’ordine gerarchico. Introdotta invece dalla preliminare “uccisione della gerarchia” all’interno dell’uomo, la democrazia si manifesta nel progressivo disordine sociale e nella insolente ribellione degli individui a qualsiasi regola e disciplina.
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PER I LEGIONARI 
Titolo Completo: Per i legionari della Guardia di Ferro
Autore: C.Z. Codreanu
Pagine: 280
Il libro: «Non tengo conto di alcun genere di regole imposte agli autori di libri. Non ho tempo. Scrivo a precipizio dal campo di battaglia, in mezzo agli attacchi nemici». Così il capitano Corneliu Codreanu prende a narrare la storia della propria vita e della proprie battaglie, descrivendo il periodo che va dal 1919 al 1933. Si scopre, in questo testo, la ‘genealogia’ del movimento legionario romeno, e, attraverso i più significativi tratti della figura del suo capo, si intuisce la fatale necessità del suo ingresso nella lotta.
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LA DISINTEGRAZIONE DEL SISTEMA 
Titolo completo: La disintegrazione del sistema.
Autore: Franco G. Freda
Anno: 2000
Pagine: 192
Il libro: Questa edizione de La disintegrazione del sistema (il folgorante pamphlet politico che Franco G. Freda scrisse nel 1969, in cui si prospettava la possibilità di un fronte comune ‘rosso’ e ‘nero’ per l’annichilimento del sistema borghese) è integrata da una raccolta di testi composti dall’autore tra il 1963 e il 1990. E sono proprio tali scritture ‘d’occasione’ – note di lettura, presentazioni editoriali, lettere di precisazione (tra cui anche una sprezzante risposta al filosofo Gianni Vattimo) – a rappresentare tra i migliori esercizi di stile di Freda. Le “idee senza parole” trovano la loro metamorfosi in vita, in voce, il loro suono, ed è questo: “Noi dobbiamo collocarci sulla linea che segna il confine tra cielo e terra, in cui cielo e terra si confondono: in cui l’illuminante e l’illuminato danno vita al luminoso.”
Forse un libro “imperdonabile”, per come intendeva Cristina Campo l’aggettivo e come lo definisce Anna K. Valerio, che gli dedica queste parole: “Di solito, la vita è vita e il libro libro: moti divergenti, che non sanno integrarsi – e il libro non è altro che un’occasione per evadere dalla vita, per dimenticarla, per eluderla, per illudersi. Qui no: ecco perché la Disintegrazione è un libro “imperdonabile”. Già basterebbe lo stile, fredianamente perfetto, rigoroso, vigoroso, spiccato, ‘dorico’, senza nulla di troppo (come prescritto dal frontone di Delfi, vera patria dell’autore). Ma “imperdonabile” è soprattutto l’intenzione, dura, intransigente, di volgere in prassi la teoria, o, per dirla più mondanamente, di razzolare così come si è predicato. Se non è un’istigazione alla vita, a trasformare per il tramite della persuasione la vita, la parola scritta è viltà, vanità. “La più vera ragione è di chi tace”– così ragionava Montale, che di scritture si intendeva, con un proprio demone inespresso. E, soprattutto, notava: “ciò non vede la gente nell’affollato corso”, che è un altro modo per ribadire l’eterno pessimismo dell’anima disincantata (sostituisco in questo modo l’aggettivo ‘differenziata’, ormai contaminato dall’abuso), altrimenti e così magnificamente espresso in questa conclusione tremenda, una vera e propria strage di luoghi comuni: “ed io me ne andrò zitto/ tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto”. Non me ne vogliano positivisti e politologi, ma quando penso alla Disintegrazione mi vengono in mente i poeti, i più antiborghesi di tutte le biblioteche, antiche e nuove (se me ne intendessi, potrei pensare forse ai musicisti, come l’autore del disegno di copertina, “Omaggio a Skrjabin”). Perché questo testo è temerario fino al lirismo e inafferrabile come il più remoto bisbiglio di segreti iniziatici, che solo un orecchio d’eccezione sa (e può e deve) udire. Non ci sono slogan, né millanterie, né facile pathos accattivante, né compromessi, né scaltrezze estetizzanti, né ruffianeria, né semplificazioni indebite di cose ardue e quasi ineffabili. Chi è come l’autore – magnanimo come l’autore, antiindividualista come l’autore, coraggioso come l’autore, deciso come l’autore, lucido come l’autore (aggiungerei bello, quale sintesi estrema di tutto ciò, ma è un rischio, me ne rendo conto) – penetrerà senza difficoltà i luoghi ardui del testo, lo seguirà in quelli impervi, facilement, facilemen