Escursione sul Monte Cacume (recensione)

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(www.georientamenti.org) – 11/10/16 – Abbiamo scelto Monte Cacume, appartenente alla catena dei Monti Lepini in provincia di Frosinone, come destinazione di ripiego visto il maltempo che imperversava sul Gran Sasso, nostra meta originariamente prevista per l’escursione di inizio ottobre.
Dalla cima più alta degli Appennini ad una cima di soli 1090 m raggiungibile con un modesto dislivello di 650 m dal paese di Patrica.

Alcuni hanno pensato ad un ripiego eccessivo orientandoci verso una montagna che mai prima aveva attirato la nostra attenzione per la sua modesta elevazione.
Oggi che scriviamo queste note, siamo di tutt’altro avviso e siamo sinceramente contenti essere andati lì.
Poco prima di partire abbiamo scoperto poi che in pochi di noi conoscevano l’etimologia del nome (dal latino Cacūmen = vetta, sommità di un monte). In ancor meno sapevano che il termine fosse citato nei seguenti versi

“Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,
montasi su Bismantova e ‘n Cacume
con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;” (Dante, Purgatorio, canto IV, vv.25-27)

Questi altri versi che seguono invece sono tratti da una ricerca fatta al momento di scrivere queste righe.

“e per lo monte del cui bel cacume | gli occhi della mia donna levaro” (Dante)
“le passe frondi per lo soverchio sole levarono i loro cacumi” (Boccaccio)

Il nome del Monte Cacume indica perciò la sua pronunciata sommità che in effetti si nota anche dall’autostrada in valle per le sue forme che spiccano.
Alle nove siamo al parcheggio nel paese di Patrica. È nuvolo, ma non piove e fa caldo. Il gruppo di 20 persone si muove allegro.
Il passo abbastanza sostenuto impresso da chi è in testa porta ad un progressivo affievolirsi delle conversazioni.

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Inoltre nubi e cielo grigio e bosco autunnale favoriscono durante la salita un certo sereno raccoglimento in se stessi.
Attitudine diversa rispetto ad altre salite, quando contemplando spazi vasti, cieli azzurri ed orizzonti sconfinati, l’animo si espande in slanci pieni di entusiasmo spillanti gioia.
Così in composta marcia in 2 ore siamo in cima.

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Una enorme croce metallica costruita nel 1903 ha resistito agli anni ed ai bombardamenti degli americani che distrussero la chiesetta attigua, eretta nel 1904 sui ruderi di una antica torre medioevale, credendovi presente un posto di osservazione tedesco.
La chiesa è stata interamente ricostruita tra il 1990 ed il 2006 grazie ai sacrifici e sforzi generosi di alcuni meritevoli uomini di Patrica.
Nella pausa in vetta con spuntino c’è chi si arrampica sulla croce alta 14 m, chi si intrattiene con alcuni ragazzi dell’associazione L’Orchidea di Patrica che curano amorevolmente il luogo.
Da loro sappiamo che nei pressi, lungo un pendio, si trova un tasso molto antico che le analisi degli esperti datano oltre i mille anni. Ci viene mostrata la foto di questo albero straordinario che ne ha viste davvero tante lungo il corso dei secoli.

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Come accennato, il tempo nuvoloso ci ha offerto solo brevi scorci del panorama a 360° che è una caratteristica tipica di questa montagna.
Alle 12 iniziamo la discesa. Inizia a piovere quando ormai siamo già alle auto.
Una escursione non lunga nè molto faticosa, ma bella e carica di suggestioni autunnali… per questo chi c’era la ricorderà volentieri.