Oggi, 23 gennaio, partono ad Astana i colloqui per la pace siriana, voluti da Russia, Iran e Turchia. Che si stia profilando una svolta nel conflitto?
(www.gliocchidellaguerra.it) – 23/01/2017 – Data e sede non sono casuali: i colloqui di pace per la Siria iniziano oggi lunedì 23 gennaio ad Astana, quindi ad appena 48 ore dall’insediamento di Trump a Washington ed in un luogo diverso dai palazzi dell’Onu di Ginevra, dove sono andati in scena in maniera alquanto vana i precedenti tentativi di risoluzione diplomatica del conflitto siriano. Ci si siederà dunque attorno ad un tavolo lontani dall’Europa, in un paese come il Kazakistan che da anni si candida al ruolo di principale protagonista della regione dell’ex via della Seta, a poche ore dall’inizio del nuovo corso diplomatico e politico degli Usa. È questa la primaria considerazione che, ancor prima dell’avvio dei colloqui, è possibile tracciare in vista del vertice presso la capitale kazaka il quale, è bene ricordarlo, avrà tre principali attori internazionali: Russia, Iran e Turchia.
È la vigilia di un’autentica svolta?
Tanto in Siria, quanto in altre parti del mondo dove si auspica realmente la fine del conflitto, si nutre un certo ottimismo; il vertice di Astana non è soltanto fisicamente e temporalmente lontano da quelli già svolti in passato a Ginevra, ma si presenta come una tornata di colloqui che potrebbero concretamente aiutare la Siria a voltare pagina ed a lasciarsi alle spalle anni di lutti e massacri. A volere quest’incontro infatti, non sono quegli attori che pongono, come presupposto di ogni accordo, la cacciata del presidente Bashar Al Assad dal governo di Damasco; i precedenti vertici sono risultati velleitari proprio per questo motivo: è sempre apparso molto chiaro che, con gli USA e con l’Europa ferrei oppositori dell’attuale leadership siriana, gli incontri svolti in Svizzera negli anni passati erano destinati a far cessare ogni speranza ancora prima del loro inizio.
Adesso invece, a fare la voce grossa sono due Stati, come Russa ed Iran, alleati di Damasco, e quella Turchia che, dopo essersi resa conto degli errori compiuti finanziando i gruppi jihadisti in funzione anti Assad, adesso ha tutto l’interesse ad uscire dal pantano alle porte di casa ponendo come obiettivo principale quello di evitare la nascita di un’entità curda autonoma tra Afrin ed Al Hasakah. Inoltre, a prescindere dalle posizioni di Mosca, Teheran ed Ankara, l’ottimismo riposto sui colloqui di Astana risiede anche sul fatto che tutti e tre i paesi hanno un ruolo effettivo e concreto all’interno del campo di battaglia siriano: la Russia dal settembre 2015 è presente in Siria con i suoi aerei ed i suoi uomini, l’Iran è presente nel paese con propri volontari e con reparti dell’esercito, la Turchia può avere un’influenza effettiva sulle velleità di numerosi gruppi di opposizione attualmente all’attacco di Assad.
I punti principali che verranno discussi ad Astana
Non sarà quindi, quello della capitale kazaka, un mero incontro diplomatico bensì un faccia a faccia tra paesi ed attori che hanno mezzi, uomini ed interessi concreti sul campo siriano; non a caso, il vertice di Astana è stato preceduto nei mesi scorsi da importanti cambiamenti nei rapporti tra i paesi promotori dei colloqui. Prima il riavvicinamento tra Russia e Turchia, avvenuto all’indomani del fallito colpo di Stato ad Ankara del 16 luglio scorso e che ha posto fine alla tensione esplosa tra i due governi per via dell’abbattimento del caccia russo in Siria nel novembre 2015, in seguito a riavvicinarsi è stata la stessa Turchia con l’Iran e questo è un fatto di non poco conto: sono entrambi paesi non arabi, ma musulmani e se il primo è una potenza regionale sunnita, il secondo invece è retto da una teocrazia sciita e questo pone le basi per un nuovo equilibrio mediorientale.
Da Damasco ovviamente partirà la delegazione del governo siriano, mentre ad Astana dovrebbe essere presente anche il delegato dell’Onu per la guerra in Siria, Staffan De Mistura; ma gli occhi sono soprattutto puntati sulle delegazioni delle opposizioni siriane: saranno presenti anche alcuni leader di formazioni islamiste armate dalla Turchia dal 2012, alcuni di essi si sono già incontrati preliminarmente ad Ankara nei giorni scorsi ed hanno concluso, con la mediazione di Russia e Turchia, alcuni accordi di tregua a cavallo tra dicembre e gennaio. Proprio tale tregua, ha significato un primo banco di prova in vista di Astana: i gruppi che l’hanno sottoscritta in gran parte l’hanno mantenuta specialmente nella provincia di Idlib e questo ha dimostrato un effettivo peso del governo turco sulle prossime mosse di tante sigle dell’opposizione, molte delle quali comunque (è bene ribadirlo) in passato molto vicine ad ambienti jihadisti anche se mai collegate direttamente ad Al Nusra, la quale invece non è mai stata inglobata negli accordi.