Andare in montagna nel mese di luglio significa mettere in conto o tanto caldo e bizzarre abbronzature, oppure temporali furiosi che costringono a darsela a gambe. Di questo 2017 ricorderemo solamente la prima ipotesi, perché a Cartore, già alle 8.30 di mattina, ci sono 25 gradi.
Purtroppo, anche in montagna si vede la pesante scarsità di quest’anno delle precipitazioni prima invernali e primaverili ed ora estive, accompagnate da temperature quasi sempre sopra media; e pensare che la politica si accorge solo ora di una drammaticità che va avanti, almeno da due mesi…
Ma veniamo a noi. Dopo un po’ di anni ritorniamo sul Murolungo, nella riserva della Duchessa che, come sempre, non delude. Una salita con un buon dislivello, un sentiero bellissimo soprattutto nella prima parte, grandi spazi e panorami in vetta. Insomma, tutti gli ingredienti per l’ennesima bella gita organizzata da Geo, assieme ai ragazzi di “Passo dopo Passo” Morlupo.
La prima parte del sentiero, lungo la Val di Fua, è un fresco e rigenerante bosco che ci accompagna per i primi 500 metri di dislivello tra passaggi molto suggestivi scavati nella roccia ed una pendenza a tratti ripida che sollecita sin da subito fiato e gambe.
Finito il bosco, si imbocca il vallone del Cieco che, con una pendenza più graduale ci accompagna direttamente alle Caparnie, tre piccoli rifugi dei pastori collocati in ordine sequenziale, che invitano a fare una sosta. Siamo poco sopra i 1700 metri di quota e ne approfittiamo per bere dell’acqua e provvedere al primo cambio della maglietta. Nel mentre, il cane Lucio, come sempre euforico protagonista delle nostre salite appenniniche, ha già macinato il doppio dei chilometri alla ricerca di rumori e odori tipici del bosco appenninico.
Dall’ultimo rifugio, invece che proseguire lungo la valle che porta direttamente al lago della Duchessa, pieghiamo verso destra in direzione di una ben visibile sella a quota 1850 metri che preannuncia, superata anche una seconda selletta, il lungo traverso sotto l’impressionante parete nord del Murolungo. Il sentiero non è frequentato e si vede, sembrerebbe anche che questa zona sia interdetta al passaggio visto il nidificare dei grifoni sulle rocce sovrastanti. Tant’è che nell’attraversamento dei ghiaioni e dei ripidi prati che scendono dal muro di roccia, sono tante le enormi e splendide piume dei volatili che qui trovano rifugio. Grifoni che mentre camminiamo volteggiano maestosi sopra le nostre teste, disegnando nel vento armoniose geometrie.
Il lungo traverso termina sul crestone nord est del Murolungo, oltre il quale ben si vede la val di Teve che precipita vero il basso, il monte Velino e tutte le cime del gruppo nella loro selvaggia bellezza. Pieghiamo verso destra e di buon passo, lungo la cresta, arriviamo in vetta intorno alle 11.30. I 2184 metri della cima si fanno sentire per una leggera e conciliante brezza che rende ancora più gradevole il caffè offertoci da due simpatici escursionisti romani, alle prese con un trekking, con sosta notturna, insieme ai loro cani.
Intorno, stante la totale assenza di nuvole, si vedono tutte le principali vette appenniniche, nessuna esclusa: nel mentre, c’è chi mangia, chi fuma, chi schiaccia un pisolino, chi semplicemente osserva in silenzio la bellezza di questi luoghi… Un paio di foto e riscendiamo per la via della salita ma invece che piegare verso il sentiero dell’andata proseguiamo oltre, in direzione valle Fredda, per fare un giro anello attraverso il lago della Duchessa. Lungo valloncelli che ospitano mucche paciose, arriviamo al povero lago di acqua piovana, martoriato come non mai da una visibile assenza di precipitazioni. Il luogo è sempre affascinante, al di là delle storie pseudo leggendarie legate al rapimento di Aldo Moro ed alle Brigate Rosse, un fascino che è derivante da quel senso di selvaggia solitudine che lo contraddistingue… per quanto oggi, siano tanti gli escursionisti saliti fini qui.
Mentre gli animali, mucche e cavalli al pascolo, si rinfrescano nelle basse acque del lago, proseguiamo per riprendere il vallone che ci riporterà verso le Caparnie e poi nuovamente a Cartore per la via di salita. Non prima di una sosta all’ombra di un faggio plurisecolare che, da severo guardiano alla testata della val di Fua, salutiamo e ringraziamo per la splendida accoglienza che ancora una volta ci hanno riservato questi luoghi.
Ecco concludersi la giornata intorno a un tavolo, tra un brindisi di birra ed un’ottima salsiccia alla brace: è tempo di un altro tipo di convivialità, sempre importante perché ben si addice a giornate di serenità come queste. Fatica, sudore, bellezza, animali, natura, camerati, silenzio, riflessioni, risate, cime, panorami… facce al sole, che mai smetteranno di cercarlo.
Alla prossima salita, alle prossime cime!