(a cura della Redazione di AT)
Spesso ci siamo soffermati sul processo decadenziale che da tempo sta travolgendo la Chiesa Cattolica, trascinata lungo un abisso che sembra non avere fine. E abbiamo ricordato, seguendo l’insegnamento del maestro Guénon, come nelle forme spirituali tipiche di quest’epoca, cioè quelle prettamente religiose in senso stretto, con una dominante devozionale ed essoterico-soteriologica, caratterizzate quindi già ab origine da una componente fortemente “sentimentale”, a seguito del ritrarsi di due dei tre elementi che caratterizzano il fenomeno religioso in senso stretto, vale a dire il dogma (cioè la dottrina in cui, su un piano essoterico, si traduce la metafisica) e la ritualità, rimane solo il terzo elemento, la morale, che senza il supporto degli altri due scade inevitabilmente in “moralismo”, trasformando il singolo fenomeno religioso in mero fenomeno sociale-sociologico, dispensatore di precetti scontati, banali, facilmente plasmabili e relativizzabili ai contesti ed alle situazioni.
In tal senso, la sorte del Cattolicesimo sembra proprio paradigmatica. Non c’è più dottrina, non c’è più neppure la parvenza della trascendenza; l’antropologia sacra, lo studio del significato e dello scopo ultimo della dimensione umana, dell’aldilà e della spiritualità diventa robetta da chiacchierata tra amici; i vangeli sembrano diventati un bel romanzetto di prosa; i “ponti” di cui si parla non sono più quelli verticali tra cielo e terra, di cui facitore e custode dovrebbe essere appunto il pontifex, ma quelli orizzontali, da “costruire” al posto dei “muri”, onde spalancare le porte a prospettive di globalismi e relativismi a trecentosessanta gradi, in cui far sparire per sempre diversità, specificità, identità. Tutta robaccia tipica dei “populismi”, per carità.
Il Cattolicesimo diventa allora un grande, laicissimo abbraccio collettivo, senza contenuti, senza spiritualità, senza verticalità, senza dottrina, senza dignità. Infiltrazioni massoniche, protestanti, neocatecumenali, filo-ebraiche, moderniste in tutte le possibili accezioni (naturista, ambientalista, animalista, terzomondista, neo-marxista, laburista, e così via) lo hanno a poco a poco prosciugato di ogni contenuto realmente dottrinario e superiore, tramutandolo in una innocua, asettica rubrichetta di buoni propositi e di pensierini. La Santa Messa e la ritualità in genere si sono ridotti ad una sorta di festicciola laica della Domenica. Le vocazioni sono sempre più blande e fiacche, la teologia si è annacquata fino a scivolare nella parodia (si pensi all’improbabile “teologia del laicato”, sorta nel XX secolo, o addirittura alla “teologia dei migranti” varata di recente da Bergoglio).
Quando la religione subisce un’involuzione di tale portata, laddove dal suo Centro essa abbandona la dottrina, accantona la sua essenza più seriamente spirituale, più “faticosa” da sopportare per l’umanità di quest’epoca (e parliamo di una forma spirituale essoterica), sceglie scientemente di non rappresentare più l’essere nel divenire, e, per farsi accettare, per non essere fuori moda, per non essere “pesante” e noiosa”, si laicizza e si fa ente temporale, si fa solo dispensatrice di buoni sentimenti politicamente corretti e di ammiccamenti, si svuota di contenuti superiori e si “apre” al divenire, al progressismo, al mondo, facendosi guidare da esso, anziché ergersene a guida, il passo per affiancarla alle ideologie di sinistra diventa breve.
Ciò in particolare per il Cristianesimo, data la sua struttura causale: non è un caso che il Protestantesimo, in tutti i suoi infiniti rivoli, sia la confessione cristiana preferita dall’intellettualismo di sinistra (simpatia ovviamente abbondantemente ricambiata). E, allo stesso modo, non è un caso che tale vicinanza sia fortissima quando appunto lo stesso Cattolicesimo vacilla nei suoi contenuti, nella sua dottrina e nelle sue forme tradizionali, scivolando tra le viscide reti del modernismo: di qui il celebre ma efficacissimo neologismo del “cattocomunismo”, che ben rende l’idea della parabola di una religione decaduta a mera religiosità materialistica, sociologia, morale laica da post-marxisti e, verrebbe da dire, da post-cattolici. È in fondo il cattolicesimo che si protestantizza, diventa digeribile per tutti, facile, “easy”, alla moda.
Allo stesso modo non è un caso che, invece, le Chiese ortodosse orientali, ancora cariche di una solida base metafisica, di una dottrina, di un’iconografia e di una ritualità imponente, riescano a resistere a modernismi, infiltrazioni e deviazioni varie, dando vita anche a forme di proficue alleanze con i governi nazionali (si pensi a quanto accaduto in Russia, con la forte intesa tra Putin ed il patriarca Cirillo I) e costituendo così, al momento, l’ultimo vero baluardo di spiritualità cristiana dell’epoca odierna.
Tornando al cattocomunismo, si può osservare come dalla politica, con gli infiniti flirts del secondo dopoguerra, più o meno dichiarati, a livello nazionale e locale, tra DC e PCI e (oltre che con altri partiti storici come PRI, PSI, PSDI, ecc.), fino al clamoroso “compromesso storico” varato da Moro e Berlinguer (che fu peraltro una delle cause che costarono la vita al celebre presidente DC) e fino ai recenti ammiccamenti di ogni genere tra gli infiniti partitini dell’area di centro-sinistra nati dall’esplosione della vecchia DC e gli eredi del PCI, dal PDS fino al PD, il “cattocomunismo” si è fatto sempre più forte in ambiti extrapolitici, più strettamente sociali e comunitari, proprio in parallelo con la progressiva involuzione della Chiesa Cattolica.
In casi come questi la valanga, prima di raggiungere le periferie a valle (singole comunità religiose locali, parrocchie, ecc.), parte dalla cima, dalla sommità, dal vertice (o da quello che dovrebbe essere tale): è evidente come l’attuale Pontificato di Bergoglio, portatore di istanze da teologia della liberazione di sudamericana matrice, che notoriamente ama disegnare i tratti di una chiesa laburista e proletaria, orizzontale, moderna e relativizzata, che trae ispirazione dal basso anziché dall’alto, non può che portare alla rovina tutto il resto. Come dimenticare, tanto per limitarci al “cattocomunismo”, degli ammiccamenti di Bergoglio con personaggi come Benigni e Scalfari, della sua esaltazione di Giorgio Napolitano ed Emma Bonino (“due grandi dell’Italia di oggi”)? E come far finta di niente dinnanzi a certi i deliri radical chic dei sempre meno presentabili “ministri” della Curia Romana, dal Segretario di Stato Pietro Parolin al presidente del Pontifico Consiglio della Cultura Gianfranco Ravasi?
A valle, l’abbraccio tra cristianesimo laico-sociale ed un certo laicismo cristiano si completa poi grazie all’opera certosina di un sempre maggior numero di sacerdoti e di suore “arcobaleno” (come dimenticare lo scomparso Don Gallo, eroe di antagonisti e sinistre da strada, che battezzava in nome dell’antifascismo, o i vari Don Ciotti, Don Santoro – quello che benedice coppie e adozioni gay – e compagnia bella?), di parrocchie alla “volemose bene”, che stringono solide alleanze con compagni e compagnucci, centri sociali, centri culturali a tinte rosse, gruppi della sinistra d’ogni specie, sposando pericolose istanze da “Chiesa fai da te”, che si fanno paladini del multiculturalismo, della globalizzazione più becera, che fanno dell’accoglienza e dell’integrazione le loro parole d’ordine citando a spada tratta i Vangeli come se fossero libretti di novelle per bravi bambini, senza comprendere causa, portata e pianificazione dei gravi e destabilizzanti processi migratori in atto, trasformando le omelie in chiacchierate del peggior politicamente corretto o in ridicoli show ammiccanti che talvolta imbarazzano gli stessi fedeli.
Lo scorso mese di agosto ha visto verificarsi svariati episodi che sembrano esemplificativi di questa comunanza d’amorosi sensi e di strizzatine d’occhio tra la Chiesa Cattolica in tutte le sue articolazioni, da quelle più centrali a quelle più periferiche, e la sinistra, del pari in tutte le sue articolazioni, da quelle parlamentari a quelle “antagoniste”.
Bergoglio, che ai tempi dell’approvazione delle unioni civili (leggasi matrimoni omosessuali) in Italia disse “Io non so come stanno le cose nel Parlamento: il Papa non si immischia nella politica italiana”, nel suo messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il prossimo 14 gennaio, deve aver cambiato invece idea, dato che ha di fatto preso posizione in favore dell’inflazionatissimo “ius soli” (“al momento della nascita va riconosciuta e certificata la nazionalità a tutti i bambini”), nonché, indirettamente, di quell’obbrobrioso neologismo latineggiante del cosiddetto “ius culturae”.
Nel frattempo, ha sollevato un polverone la vicenda del sacerdote di Vicofaro, in provincia di Pistoia (siamo nella rossa Toscana), Massimo Biancalani, che dopo aver portato in piscina un gruppetto di migranti ospitati nella zona, ha pensato bene di fotografarli e di postare le immagini sul proprio profilo facebook, accompagnandole con una frasetta tutta pace e libertà: “… e oggi … piscina!!! Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti i miei nemici!” (con in bella evidenza pure la linguaccia di uno dei “migranti” in acqua a beneficio di fotocamera o smartphone che fosse, tanto per abbellire il tutto). Non c’è che dire, proprio una condotta sobria e asciutta, attenta e prudente, degna di un gran sacerdote d’altri tempi.
Ovviamente massima solidarietà da parte di tutti al sacerdote per le critiche subite: la parrocchia si è schierata compatta con lui, i “compagni” della zona sono prontamente intervenuti in suo sostegno con l’immancabile mantra ateo e sconnesso “bella ciao”, sempre buono per ogni occasione di rosso (o anche solo di stinto tricolore demo-repubblicano) colorata. E ancora insulti, lanci di pomodori, grida,e così via, contro chi si fosse macchiato della colpa di criticare il sacerdote. Persino il PD locale ha organizzato un sit-in di sostegno al prete contro le “intimidazioni fasciste”. La prima messa successiva al fatto, presieduta dal vicario generale don Patrizio Fabbri, peraltro stracolma di fedeli(ssimi), si è trasformata in un’infuocata tribunetta socio-politica, visto che il buon Biancalani ne ha approfittato per criticare, tra gli applausi dei presenti, le scelte del ministro Minniti su ONG e migranti (“I recenti provvedimenti presi dal governo sul tema dell’immigrazione sono inaccettabili, non risolutivi e ingiusti”), ribadendo poi il tutto a telecamere spente, sempre con “tanta discrezione” (“Il risultato che otteniamo è che sì c’è un drastico calo degli arrivi ma d’altra parte va considerato che migliaia di persone vivono in lager (perché non “gulag”?) dove uccisioni e torture sono all’ordine del giorno”). Tanto per capire cosa sono diventate oggi certe omelie e, più in generale, cosa sono diventate le Sante (?) Messe. Da notare che Biancalani, insieme all’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, presidente del ramo italiano di un movimento cristiano pacifista internazionale, hanno poi denunciato e condannato con “preoccupazione” i legami tra movimenti di estrema destra, politici e non, e certi “ambienti ecclesiali tradizionalisti”. Beh, certo, Vuoi mettere il sano cattocomunismo che si perpetua nei decenni con il rischio di qualche deriva clerico-fascista? Non sia mai, per carità…
Più di recente, poi, lo sgombero del palazzo di Via Curtatone a Roma ha completato l’opera: alle condanne di tutto l’arco politico-culturale “perbene” dell’Italietta democratica per la “battaglia” tra forze dell’ordine e migranti sgomberati (ma adeguatamente affiancati e preparati alla guerriglia, materialmente e psicologicamente, dai soliti gruppetti di estrema sinistra), si sono ovviamente unite quelle del Vaticano. Pietro Parolin, il “ministro degli esteri” della curia Romana, ha rilasciato un commentino facile facile: “Quelle immagini non possono che provocare sconcerto e dolore, soprattutto dalla violenza che si è manifestata. E la violenza non è accettabile da nessuna parte”. E ancora parole su fratellanza, accoglienza, povertà, senza discernimento né comprensione circa le cause, le finalità e le conseguenze dei fenomeni migratori.
Tante cose si potrebbero dire, in generale, su: fenomeni migratori incontrollati ed alimentati a tavolino; quanti siano i veri profughi, i veri bisognosi e le vere famiglie con donne e bambini che fuggono da guerre e persecuzioni, e quanti gli “imbucati”, i furbetti e gli approfittatori, che arrivano in Europa e pretendono tutto e subito; l’assurdità di politiche che, più in generale, agevolino graduali processi di “sostituzione” etnica o comunque culturale in Europa; la razionalità del consentire occupazioni selvagge ed illegali chiudendo non uno ma entrambi gli occhi per anni, salvo poi fare sgomberi dall’oggi al domani senza pensare a cosa fare degli occupanti lasciati a girovagare per le città; tenere due pesi e due misure tra poveri e bisognosi “autoctoni” e “migranti” (il che giustifica, il favore di questi ultimi, requisizioni di alberghi e di strutture private, l’utilizzo incontrollato di caserme e immobili dello Stato, nonché folli scelte amministrative e giurisdizionali, alimentando di fatto, sottotraccia, il pullulare di racket di ogni genere); e così via.
Per non parlare poi dei dati inconfutabili derivanti da indagini statistiche indipendenti e condotte periodicamente con metodi diversi, come ad esempio, di recente, quelle del prof. Luigi Maria Solivetti e della Fondazione David Hume, che confermano come, in Italia e nel resto d’Europa (tranne in due piccole oasi felici quali Irlanda e Lettonia), gli stranieri regolari delinquono in media 4 volte più degli autoctoni (in Italia 6 volte di più), tasso che, per gli immigrati irregolari, secondo alcune stime di massima, salirebbe a 30 volte di più rispetto agli italiani e 10 volte di più rispetto agli stranieri regolari …
Ma al di là di questo, rimanendo al caso specifico, ad esempio, nessuno ha voluto evidenziare presso i grandi media che all’interno dello stabile di Via Curtatone, oltre che un racket di posti letto gestito da stranieri, c’era anche una vera e propria “centrale” operativa dove si fabbricavano documenti falsi.
Molti degli occupanti sgomberati vagano per la città, e scortati strumentalmente dai gruppetti dell’ultrasinistra (numericamente molto di più degli stranieri …) rifiutano le sistemazioni offerte, organizzano sit-in non autorizzati che sfociano in disordini, tafferugli e danneggiamenti, come avvenuto di recente in Via di Ripetta. E, dopo l’azzardata disponibilità data da alcuni ambienti della Curia Romana, molti di loro, sempre “guidati” dai gruppetti antagonisti, hanno tentato invano di occupare la Basilica di Santa Maria degli Angeli a Piazza della Repubblica, per cercare di bissare l’occupazione del sagrato della Basilica dei Santi Apostoli, dove da circa un mese vivono accampate in tenda circa 60 famiglie, italiane e straniere, sgomberate da un altro immobile che era occupato illegalmente, in via di Quintavalle, a Cinecittà, da tempo in mano ai soliti movimenti rossi per la casa.
Sembra che imbarazzi ed insofferenze del parroco della Basilica, del priore e della Curia (il sagrato è territorio vaticano, e non potrebbe essere sgomberato da autorità italiane …) ci siano state, ma al di là di questo, è significativo vedere sulle grate della cancellata che delimita il sagrato far bella mostra di sé striscioni degli oltranzisti occupazionisti di sinistra, con il simbolino internazionale degli squatters. Cerchio con la folgore spezzata comunistoide dello squatting, accanto al Crocifisso … però.
Tutto nel santo nome del Cattocomunismo.