Si scrive “diritto alla maternità” si legge “aborto libero e veloce per tutti”. Parola di Emma Bonino.
Emma Bonino, “nume tutelare” e “sacerdotessa” della legge che regola l’aborto non ci sta. Ancora troppi, secondo lei, gli ostacoli alla piena realizzazione della legge 194 sull’aborto. Serve un “tagliando”, dice, a una legge vecchia di quarant’anni. E per convincerci di ciò parla di “diritto alla maternità”, che nel linguaggio neo-orwelliano di questi illuminati teorici del modernismo, significa in realtà “diritto di morte” più facile, più veloce, meno doloroso (fisicamente ed emotivamente).
Emma ordina, la stampa intanto diffonde, il Parlamento eseguirà?
(www.espresso.repubblica.it) Emma Bonino: «Partorirai con dolore, abortirai con tortura? E’ ora del tagliando alla 194»
Ancora, nel nostro paese, prevale una idea punitiva. E dopo quarant’anni la legge 194 va rivista. Parla la leader storica della battaglia per la autodeterminazione.
La 194 da una parte «viene boicottata dall’obiezione di coscienza, dall’altra è bloccata sul fronte Ru486 da una procedura complicata. È bene rivederla, perché funzioni meglio. Ma prima vorrei fare una precisazione: al centro c’è la scelta, non l’aborto». Emma Bonino, nume tutelare e sacerdotessa della legge che regola il diritto all’interruzione di gravidanza, tiene a raddrizzare il concetto, da radicale qual è, per mettere la libertà al centro della questione: «Ho sempre pensato che ciò che andava e va difeso è il diritto alla libera scelta della maternità. Che non è, automaticamente, il diritto ad abortire: quello è semmai uno strumento – emotivamente molto pesante – attraverso cui si esercita, più o meno invasivo a seconda delle metodologie. Ma al centro deve restare, per come la vedo io, la libera scelta della maternità e il diritto ad esercitarla».
Ad aprile la legge del 1978 farà quarant’anni. Quel diritto riesce a garantirlo?
«In Italia si è ancora convinti che si debba partorire con dolore e abortire sotto tortura. La 194 ha bisogno di un tagliando. Lo si fa persino per le automobili, figurarsi per le leggi. Anche se bisogna riconoscerle, oltre agli elementi di compromesso, un tratto quasi visionario, nel senso di apertura al futuro. Si scrisse infatti – si era passati appena alla tecnica dell’aspirazione, e negli ospedali italiani si faceva ancora il raschiamento – che le strutture si sarebbero dovute aggiornare, perché eravamo convinti che la scienza evolve, e che avrebbe continuato a farlo».
Cioè si era lasciato lo spazio per la Ru486?
«Nell’articolo 15 c’è scritto che si deve promuovere l’aggiornamento sull’uso delle tecniche più moderne e rispettose dell’integrità della donna, meno rischiose. Eccola quindi. La Ru486, come alternativa all’intervento vero e proprio, si può vivere come un adeguamento scientifico e sanitario».
E l’Italia si è aggiornata?
«Insomma. Quando cominciò a utilizzarla Silvio Viale, a Torino, successe un inferno. Si parlava di aborto facile, figuriamoci. Ad oggi solo in tre regioni si procede in day hospital, per il resto è prevista una degenza di tre giorni che è irragionevole, irrazionale e molto costosa. Quasi tutte le donne firmano ed escono, però stiamo sempre lì: resta questa specie di barriera, e bene fa l’Associazione Luca Coscioni a battersi per conquistare un altro pezzettino di diritti» .
Lei parla di tagliando, ritiene che ci siano le condizioni per toccare la 194?
«Il tagliando va fatto attraverso le linee guida del ministero, da scrivere in modo tale da far funzionare meglio la legge in favore delle donne».
Nulla le piacerebbe cambiare della legge?
«Certo che mi piacerebbe. Ad esempio il compromesso iniziale, per il quale la stessa operazione si può fare nelle strutture pubbliche e non in quelle private, a via della Camilluccia sì e a via Tagliamento no. Direi ma allora chiariamoci: è un reato o non lo è? Ma non mi pare ci siano le condizioni e la forza per farlo. Basterebbero nuove linee guida».
Grande enfasi pone la ministra Lorenzin al fatto che in Italia diminuiscono gli aborti.
«Diminuiscono anche le nascite se è per questo: e comunque spero che ciò avvenga perché le donne si sono familiarizzate con i sistemi anticoncezionali: nei primi anni Settanta la pillola era illegale, sa».
L’accesso alla Ru486 è farraginoso nella realtà ma diffuso online. Non è che la nuova via dell’aborto clandestino è quella?
«Ognuno si arrangia come può, è la storia di questi anni. Mi impedisci una morte dignitosa? Vado in Svizzera. Mi impedisci la procreazione assistita? Vado in Spagna. Mi impedisci la Ru? Vado su Internet. Per questo bisogna agire».