La morte della figlia del campione Primo Carnera

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di Emilio Del Bel Belluz

Il 4 dicembre a Sequals è morta la figlia di Primo Carnera: Giovanna Maria. Subito, dopo aver avuto la notizia da un amico e dal sindaco Lucia D’Andrea, ho pensato a Giovanna Maria nata  settantaquattro anni fa in Italia, nello stesso paese dove nacque il padre. Anche lei come il padre è morta a Sequals. Il padre morì cinquant’ anni fa, esattamente il 29 giugno del 1967. Nata nel 1943 durante la guerra che insanguinò il mondo, e che rischiò di portarle via il padre. Infatti, nel 1945 i partigiani si recarono nella sua Villa che si era fatta costruire con i proventi della sua attività pugilistica. Primo si trovava con la moglie e i due figli. Fu preso e  portato in un bosco per ucciderlo, gli si contestava la sua simpatia per il fascismo e il fatto che nella sua casa di Sequals  molti soldati durante la guerra gli facessero visita, alcuni di loro erano dei tedeschi ed alcuni altri dei cosacchi. Un miracolo di quelli che avvengono grazie al Signore che non dimentica i suoi uomini salvò Giovanna Maria e il fratello Umberto dal diventare orfani.

Per Primo, uomo davvero speciale, fu un momento doloroso, per lui che nulla aveva fatto di male se non avere un grande amore per la sua patria e per Sequals, il paese che gli diede i natali. Giovanna Maria come il padre è morta a Sequals, sotto quel cielo a loro tanto caro. Maria Giovanna frequentò la quinta elementare a Sequals,  le medie in un istituto a Udine, e i primi  due anni di liceo, sempre a Udine. Ebbe come professore d’inglese lo scrittore scomparso da qualche anno, Carlo Sgorlon. Poi si trasferì in America con il padre Primo che, dopo essere diventato campione del mondo dei pesi massimi nel 1933 ed essere tornato al pugilato alla fine della guerra, decise di emigrare in America su consiglio di Aldo Spoldi, un ottimo pugile che ebbe grande successo nella boxe.

In America si diede alla lotta  libera diventando campione del mondo. Nel frattempo i due figli si laurearono: Maria Giovanna in Psicologia e il fratello Umberto in Medicina, diventando due ottimi professionisti. Il campione del mondo Primo Carnera poi decise di tornare in Italia, che mai aveva dimenticato, per morirvi. Si dice che dove si nasce un pezzetto di quel cielo ci appartiene e sotto quel cielo vogliamo morire.  Carnera morì nella sua Sequals. Davanti alla morte, mostrando le sue enormi mani scavate dalla malattia che lo stava divorando a soli sessant’anni, al sacerdote disse: “I pugni si danno, i pugni si prendono. Questa è la boxe. Questa è la vita. E io nella vita ne ho presi tanti di pugni, veramente tanti… Ma lo rifarei, perché tutti i pugni che ho preso sono serviti a far studiare i miei figli. ”. Una di quelle frasi che bisognerebbe ricordare, per i tanti sacrifici che il campione fece, e che tanti italiani oggi in grave difficoltà fanno per far studiare i figli.

Quella di Giovanna Maria fu una vita vissuta per i due figli e nel ricordo del padre, non mancava mai di far giungere la sua parola ai tanti ricercatori che avrebbero scritto dei libri su di lui. Il mito di Carnera è sempre presente, sono stati scritti libri, migliaia di articoli e prodotto un film sulla vita del campione. Proprio in questo film ebbe una parte come attrice, nel ruolo molto bello di una insegnante elementare. Nella stessa pellicola recitò un suo caro amico, Nino Benvenuti. Qualche anno fa, a Roma la incontrai per la presentazione del profilo dedicato dalla Enciclopedia Treccani al campione. Quel giorno era assieme al fratello Umberto. Nella stessa serata, con noi, c’era il cantautore Goran Kusminac che aveva fatto una canzone dedicata a Carnera e Maria Giovanna si intrattenne con noi in modo amabile. Quella canzone dedicata dal cantautore al padre le era piaciuta molto. Lo espresse molto chiaramente a Goran, una canzone nata lungo il fiume, da un ricordo che avevo raccontato una sera davanti a una bottiglia di vino corposo come Carnera. Una canzone che parla della vita dura ed aspra che deve affrontare un campione per vincere un incontro. Ma la vita non è sempre una vittoria. Alcuni versi della canzone:” Questa vita è una bestia che t’insegue e poi ti morde/Come fosse un avversario con la schiena sulle corde/ ma se provi ad affrontarlo e lo guardi bene in faccia/ il  coraggio è solo sangue nelle vene delle braccia./ Perché Primo è il migliore/E combatte veramente/Attenzione che ogni pugno è una scommessa per la gente/Quella gente che la vedi applaudire dritta in piedi/Quando il pugile è sfinito/,nell’orgoglio è ferito e cade.”

Questa canzone, mi confidò il cantautore, Giovanna Maria l’ascoltava spesso con piacere. Una canzone che racchiude tutta una vita in  qualche minuto. Credo che sarebbe piaciuta anche a suo padre, che quei pugni li aveva tirati in tutto il mondo, e con quelle sue enormi mani aveva tante volte alzato suo figlia verso il cielo, come se volesse farglielo toccare. Ora in quel cielo si sono riuniti tutti: il campione, la moglie e i due figli Giovanna Maria e Umberto. Lasciando a noi che restiamo un vuoto, coperto solo dal mito del campione Carnera e da quel cielo di Sequals che non sarà più lo stesso. In questi giorni un artista mottense: Norman Zoia ha scritto una canzone da dedicare a Carnera, l’aveva composta proprio nel mese di novembre per onorare il buon Primo a cinquant’ anni dalla sua morte. Una canzone che parla di uno scrittore che si innamora del mito di Carnera e lo ricorda sempre con tanto affetto. Una canzone che Giovanna Maria non ha potuto ascoltare,  ci sarebbe piaciuto fargliela sentire, per far continuare il mito del campione. Trascrivo la canzone di Norman Zoia “C’è un uomo in riva ai boschi / che parla agli animali / che sfoglia mille libri / cammina tra i canali / e celebra il ricordo / di quel grande rocciatore / che scalava le montagne / senza corda e chiodi / solo col suo guantone […] C’è un uomo allo scrittoio / che vive gli ideali / li sogna in fondo ai libri / li culla tra i canali» Canzone che verrà ascoltata da Primo e Giovanna Maria, perché le belle canzoni arrivano al cielo, dove il buon Dio le ascolta.

Anche per Giovanna Maria le campane della chiesa di Sequals hanno suonato per l’ultimo saluto come si fa di solito. Quelle campane che cinquant’ anni prima avevano suonato per suo padre. In quel giorno, il grande giornalista e scrittore Enzo Tortora giunse a Sequals e scrisse queste parole: “ Era il 29 Giugno 1967, in un caldo mattino. Sulla piazza, ricordo, deve tenersi una manifestazione, con una banda militare. E invece, arrivò uno in bicicletta, e disse: “A l’è muart”, in quel dialetto carnico, così conciso. Si fermò tutto. Era morto Carnera, era come se la cittadina fosse rimasta senza campanile. Per Primo Carnera, l’ultimo gong, suonava poco dopo: coi mesti rintocchi delle campane della sua campagna friulana. Quella campagna che aveva voluto rivedere, prima di andarsene. Povero Carnera”. 

Ora quella campane sono suonate per Giovanna Maria che aveva visto il cielo grazie a suo padre quando l’alzava con le sue braccia possenti verso il cielo.