“Ernst Jünger : il combattente, l’operaio, l’anarca” (Catanzaro) – 03.02.2018 – Recensione

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a cura della Comunità Militante Furor

Sabato 3 febbraio, presso la sede della Comunità Militante Furor, dopo le tappe di Roma e Firenze, è stato presentato il libro di Julius Evola Ernst Jünger : il combattente, l’operaio, l’anarca, curato da RigenerAzione Evola  per la casa editrice Passaggio al Bosco. L’opera è stata presentata da RigenerAzione Evola.

L’incontro si è aperto con un’introduzione a cura di Furor incentrata prettamente sul modus con cui ci si deve approcciare al libro, focalizzando quindi l’attenzione su quei tratti ed aspetti fondamentali dell’opera che permettono di vivificare oggi quello stile che Evola aveva colto in Jünger. Una spinta antiborghese, antimaterialista, antidemocratica, antiegualitaria, antimarxista, contrapposta a quei falsi ideali partoriti dalla rivoluzione francese e generatisi dall’infezione del pensiero illuministico massonico.

La parola passa dunque a R.E. che illustra subito il motivo che ha acceso il desiderio di dedicarsi ed impegnarsi nella redazione di un libro sulle opere ed il pensiero Jüngeriano. Chiarisce, difatti, che Il progetto non si sofferma esclusivamente sulla figura di Evola, ma mira ad attingere da tutti gli autori con cui egli si è confrontato e da cui ha tratto preziosi spunti. Jünger, infatti, appartiene a quella schiera di pensatori che ha contribuito nel ‘900 a disegnare una ben precisa visione del mondo, che si contrappone nettamente a tutto ciò che è mondo moderno.

Sono tantissimi gli spunti che Evola trae da Jünger; spesso sono idee legate ad un qualcosa di più alto, concetti che non posso essere attribuiti a nessun autore, concetti che, forse proprio per tale ragione, divengono eterni. Basti pensare all’aulico concetto di “libertà”, intesa come “libertà per” e non “libertà di” e la differenza fra loro, perfettamente chiarita  durante l’incontro.

Il libro de quo tratta le tre opere che sintetizzano le tre principali fasi della produzione letteraria di Jünger, opere che simboleggiano le fasi in cui si è articolata la sua stessa esistenza, ovverosia, come si può intuire dal titolo stesso, il combattente, l’operaio e l’anarca.

Sono le tre anime di Jünger che vengono impresse sulla carta di tre opere fondamentali : “nelle tempeste d’acciaio”, “l’Operaio” , “il trattato del ribelle”, scritte nel periodo che va dal 1920 al 1951, periodo in cui Jünger si arruola come volontario nella legione straniera, sino ad arrivare al periodo del dopoguerra, attraversando così tutta la fase del nazionalsocialismo, al quale Jünger non aderirà.

Ognuna di queste tre fasi ci lascia importanti spunti per alimentare una feconda riflessione.

La prima coincide con un periodo cruciale, quello del combattente, fase in cui Jünger, prendendo parte alla prima guerra mondiale, subisce una vera e propria trasformazione interiore. Afferra la consapevolezza dell’importanza di saper governare se’ stessi durante le azioni di guerra, consapevolezza che deve essere declinata in ogni istante della propria vita. Nell’ambito della seconda fase, Jünger comprende che si dovrebbe trasfondere la tensione della guerra proprio nella vita quotidiana, così da poter affrontare al meglio gli avvenimenti contingenti. Nella terza fase si dedica invece a far comprendere che la portata rivoluzionaria delle idee non deve spaventare, ma guidare l’uomo nel vivere una vita incentrata sulla Tradizione.

Non si fa riferimento, quindi, com’è evidente, allo Jünger romanziere degli ultimi anni della sua vita, che tanto piace agli intellettuali moderni, anni nei quali si ritirerà completamente ad una vita privata fatta di isolamento, che lo farà sprofondare nell’esistenzialismo. Scelta a cui Evola mosse dure critiche, affermando che fuori dal piano letterario vi troviamo solo idee confuse, inquadramenti unilaterali e discutibili. Evola inoltre evidenzia un limite in quello che è il pensiero di Jünger, che spesso oscilla essenzialmente tra politica ed etica, tralasciando l’aspetto  intellettuale.

A tal riguardo Evola, analizzando “Le scogliere di marmo”, afferma: “fino a che come controparte non si avrà  appunto la Tradizione spirituale nel senso più alto, un Ordine non nella prima assunzione attivistico-guerriera dello Jünger, ma appunto con riferimento a valori trascendenti, alle file segrete di qualcosa “che non è di questa terra” e che forse fino ad oggi è stato ancora custodito”.

Il valore delle opere di Jünger, magistralmente “filtrate” da Evola, è inestimabile. Jünger soprattuto con “L’Operaio” ci consegna la figura di un uomo nuovo, che non fa parte di nessuna classe sociale, ma che possiede una determinata visione del mondo, un uomo che fa dell’impersonalità il suo stile di vita, che si fa soprattutto portatore di valori eterni come il sacrificio ed il coraggio, che porta con se’ la guerra, una guerra interiore, una guerra contro il borghese che si annida in noi stessi.

Infatti è proprio la guerra che RigenerAzione Evola augura nel congedarsi alla Comunità Militante Furor, perché la pace sarebbe il regalo più grande al nostro peggior nemico.