Sinistra in cortocircuito: i compagni protestano contro la scuola dei “figli di papà” in nome della scuola pubblica, ma tutti i ragazzi li accolgono a parolacce.
“Anche il figlio di un operaio ha il diritto di iscriversi al Visconti”. Così recitava, ieri, uno striscione che il partito di Grasso “Liberi e Uguali” ha esposto davanti al liceo classico Visconti di Roma da giorni al centro delle polemiche per le frasi contenute nel rapporto di autovalutazione, considerate classiste. Ma quello che fa notizia è la risposta degli studenti, stanchi di queste strumentalizzazione sinistrorse e idiote che hanno accolto i compagni in pashimina e giubotto Fay con fischi e insulti.
Poco male, questa è l’autodiagnosi di una Sinistra che non sa più parlare neanche ai 16enni, che non ha più un rapporto non diciamo reale, ma almeno culturale e logico con la società vera. Ormai la Sinistra è ostaggio di se stessa, schiava dei mantra che si chiamano “diritti” e “libertà” ma soprattutto dell’asservimento ai Poteri Forti che li vogliono utili idioti al servizio della causa mondialista.
(www.repubblica.it) – 17/02/2018 -Roma, Visconti, i ragazzi “Qui non ci sono solo figli di papà” Tensione con LeU
Gli attivisti del partito accolti con diffidenza dagli studenti che non vogliono il marchio classista “Colpa delle note di presentazione della scuola”
“È vero che nel nostro liceo ci sono pochi stranieri, pochi casi di grave disabilità — spiega Mario Soldaini — ma è sicuro che dipenda da un’azione discriminatoria incostituzionale e non da fatti logistici oggettivi? La definizione di scuola classista ed elitaria è qualcosa che aborriamo, che ci fa male. Non siamo tutti figli di papà, né proveniamo tutti dal centro storico: io vivo a Garbatella, la mia compagna di banco impiega un’ora e mezza ogni giorno per venire da Morlupo e come lei ci sono altri giovani pendolari”.